Il buon silenzio della Domenica, di Giampaolo Nicolais
Riprendiamo dal Blog di Giampaolo Nicolais (https://giampaolonicolais.wordpress.com), Ciò che tarda avverrà un testo pubblicato il 15/10/2017. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Tempo libero.
Il Centro culturale Gli scritti (4/11/2018)
Siamo ancora capaci di cercarlo, il buon silenzio della Domenica?
La questione è semplice: maggiore è la quota d’angoscia che ci abita, più frequenti e ravvicinate saranno le nostre azioni messe in atto per sovrastarla.
Con l’angoscia è così, non si tratta di eliminarla – sappiamo istintivamente che è più grande di noi, e che può farci fuori in un sol boccone.
Perciò possiamo solo tentare di farci attanagliare in sua vece da piccole tirannie transitorie, infiocchettandole con affermazioni di principio che fanno tenerezza, tanto sono ingenue: il “dovere di prendersi cura del proprio corpo”, ad esempio; la “necessità di recuperare tutto quanto non è stato possibile fare durante la settimana”, accipicchia; “gli sport dei ragazzi, che mica possiamo fregarcene”, e ci mancherebbe! Piccole sofisticherie utili a colmare di decibel tempi potenzialmente silenziosi, casse di risonanza temibili per quel disagio che ci fa ostaggi.
Se abbiamo perso contatto col buon silenzio della Domenica è perché abbiamo perso un ordine mentale, e siamo precipitati nel caos personale dell’angoscia. La resa totale al postmoderno, con la sua retorica del disordine temporale e della fine del tempo lineare, ci colloca su percorsi di sole traiettorie senza alcuna precisa destinazione.
Il tempo feriale e quello festivo collassano nell’unico momento dell’eterno presente, il fare distratto e always on dell’imperativo digitale permette che ciò accada inanellando ore su ore in un quadrante liquido dove oggi, domani e ieri contano allo stesso modo.
E, quindi, niente.
Nessuna fatica da cui riposarsi e per cui prepararsi.
Nessuna valutazione circa quello che abbiamo fatto, o che abbiamo in mente di fare.
Nessuna famiglia con cui ritrovarsi – oramai affrancati dai limiti della reale prossimità, soprattutto quella di chi, come i figli, ci chiede conto e ci impone un pensiero prospettico.
Senza che ce ne accorgessimo, la Domenica è diventata domenica.