Yemen. Vicario d’Arabia: ‘Strage di bambini, in Yemen sono saltate le regole’. Un raid della coalizione guidata da Riyadh colpisce mezzi carichi di civili. Il bilancio parla di 43 morti e oltre 60 feriti. Mons. Hinder: Evidente “senso di impotenza” di fronte a una situazione “terribile”. Quasi impossibile portare aiuti e poche speranze dai colloqui di pace Onu di Ginevra a settembre (da Asianews)
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Il Centro culturale Gli scritti (12/8/2018)
Sana’a (AsiaNews) - Nella guerra in Yemen “sono saltate tutte le regole, ogni parte accusa l’altra di violenze” e non si hanno certezze “circa le responsabilità”; di fronte a questa escalation “è evidente il senso di impotenza e di totale disarmo”. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), all’indomani dell’attacco contro un autobus carico di bambini, che ha provocato decine di vittime. “Tuttavia, chiunque sia il responsabile di questi massacri - avverte il presule - è un vero irresponsabile che opera in violazione di qualsiasi regola, anche basilare, in un contesto di guerra”.
Dietro l’attacco a Dahyan, nella provincia di Saada (roccaforte dei ribelli Houthi), vi sarebbe la coalizione araba a guida saudita, già accusata in passato di essere responsabile del 51% dei decessi fra i civili, tra i quali vi sono anche bambini. Nel mirino dei missili di Riyadh un autobus che stava trasportando un gruppo di scolari, di rientro da una gita. Commentando l’operazione il colonnello Turki Al-Maliki, portavoce saudita, ha invece definito “legittimo” il raid in risposta agli attacchi degli Houthi “responsabili del lancio di un missile” nel sud dell’Arabia Saudita.
Il bilancio aggiornato parla di almeno 43 morti, fra i quali vi sarebbero una trentina di bambini fra i sei e i 14 anni; più di 60 i feriti. I soccorritori hanno estratto dalle lamiere i giovani con gli zainetti ancora sulle spalle e indosso i grembiuli. Quando è stato colpito il mezzo era fermo nei pressi di un mercato, per consentire al gruppo di acquistare bevande per rinfrescarsi durante il viaggio.
La Croce rossa internazionale comunica di aver accolto nella struttura di Saada i cadaveri di 29 bambini, tutti al di sotto dei 15 anni, e 48 feriti fra i quali 30 minori di età. E altri 36 feriti, fra cui 24 bambini, sono stati registrati all’ospedale al-Jomhouri gestito dal personale di Medici senza frontiere (Msf), tutti in evidente stato di grave choc.
Una violenza senza fine che si consuma nell’impotenza della diplomazia internazionale. In queste ore l’inviato speciale Onu per lo Yemen Martin Griffiths ha convocato un nuovo round di colloqui di pace a Ginevra per il 6 di settembre, ma le speranza di pace sono esigue. “La situazione è terribile - afferma mons. Hinder - quanto è successo ieri è l’apice di una crudeltà incredibile”. Il prelato auspica che “la diplomazia si muova”, ma “mancano almeno quattro settimane ai colloqui di pace e, nel frattempo, la guerra continua. Dobbiamo solo sperare, e pregare”.
Le difficoltà attraversate dal Paese arabo sono evidenti anche solo “nella fatica che si fa per aiutare la popolazione” e nell’impossibilità di portare “aiuti, in denaro e materiali”. Il senso di “impotenza” è “forte”, conclude il prelato, che vuole ringraziare papa Francesco “per i numerosi appelli alla pace” nella speranza che “possano portare frutto”.
La portata del conflitto nello Yemen è confermata dalle cifre: 20 milioni di persone dipendono da aiuti umanitari; 17,8 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare; 16,4 milioni di persone non hanno accesso alla sanità. Secondo un bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dal 2015, data di inizio della guerra, si sono già registrati circa 10mila morti e 55.000 feriti.
La situazione si è aggravata nell’ultimo periodo, in seguito all’offensiva lanciata dalle forze saudite, per la conquista del porto e dell'aeroporto di Hudaydah, Nello scontro fra le parti si inseriscono anche gli Emirati Arabi Uniti (Eau), i quali respingono al mittente qualsiasi accordo per il cessate il fuoco sponsorizzato dalle Nazioni Unite che non preveda il ritiro completo degli Houthi.