Una tragedia africana: migliaia di lavoratori stranieri espulsi dall’Algeria in Niger. Il fenomeno è relativamente nuovo, ma viene registrato dalle agenzie Onu e dalle organizzazioni non governative. Lo confermano all’Unhcr, l’agenzia Onu sui profughi. E lo denunciano con forza i responsabili dello Iom, l’Organizzazione Internazionale sulle Migrazioni, di Lorenzo Cremonesi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 22 /07 /2018 - 22:41 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati: , , , ,
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo dal Corriere della Sera del 21/7/2018 un articolo di Lorenzo Cremonesi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfndimenti, cfr. la sezione Immigrazione, accoglienza e integrazione. Cfr, in particolare Se sei nero in Algeria, di Kamel Daoud.

Il Centro culturale Gli scritti (22/7/2018)

Mentre i Paesi europei sono impegnati in polemiche furibonde sulla gestione del fenomeno migratorio, l’Algeria sta tranquillamente espellendo nella totale impunità migliaia di lavoratori africani senza alcun rispetto per i loro diritti e con modalità da crimine organizzato.

Il fenomeno è relativamente nuovo, ma viene registrato dalle agenzie Onu e dalle organizzazioni non governative in Niger. Lo confermano allo Unhcr, l’agenzia Onu sui profughi. E lo denunciano con forza i responsabili dello Iom, l’Organizzazione Internazionale sulle Migrazioni. «Da febbraio i lavoratori africani espulsi in malo modo sui due piedi dalle autorità di Algeri verso il territorio del Niger sono tra i 10.000 e 15.000. Ma potrebbero essere molto più alto, visto che solo una parte si registra ai nostri uffici», ci spiegava il 18 luglio Alberto Preato (nato 35 anni fa a Verona), dal 2016 responsabile del quartier generale di Niamey.

Le modalità sono molto simili nei racconti delle vittime. Non si tratta affatto di migranti appena arrivati nella gerontocrazia di Abdelaziz Bouteflika senza lavoro, oppure impegnati a sopravvivere con mezzucci di ripiego al limite della legalità. Quelli che noi stessi abbiamo incontrato nei campi locali della Iom, gli ultimi scacciati sono originari del Mali e del Camerun, lavoravano da almeno due o tre anni nella regione di Algeri. Operai edili, imbianchini, artigiani di ogni tipo.

«In maggioranza raccontano di essere vittime di retate dalla polizia algerina. Gli agenti si sono fatti consegnare tutto: soldi, auto, cellulati e documenti. In qualche caso hanno voluto vedere le abitazioni dei loro prigionieri per derubarle indisturbati. Poi, senza alcuna spiegazione, li hanno scortati al confine. Un lungo viaggio in jeep in pieno deserto a sud di Tamanrasset, quindi a piedi, da soli sotto il sole», aggiunge Preato. Alcuni hanno dovuto marciare per oltre 20 chilometri senza una goccia d’acqua prima di arrivare a Assamka, il posto di blocco dove i soldati del Niger li hanno finalmente dissetati.

21 luglio 2018 © Corriere della Sera RIPRODUZIONE RISERVATA