Di Maio alla Cittadella della Carità: «Azzardo emergenza sociale». Il vicepremier è stato accolto dal direttore della Caritas diocesana, monsignor Enrico Feroci. Per il leader 5 stelle il gioco d’azzardo «va regolato fortemente: il provvedimento sulle restrizioni pubblicitarie è stato un intervento di pronto soccorso, ce ne saranno altri», di Alberto Colaiacomo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 22 /07 /2018 - 22:30 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Romasette di Avvenire del 19/7/2018 un articolo di Alberto Colaiacomo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Nuove schiavitù.

Il Centro culturale Gli scritti (22/7/2018)

«L’abolizione della pubblicità del gioco d’azzardo è solo il primo punto per andare oltre. Vogliamo arrivare a regolamentare le modalità del gioco, portare via i centri slot da vicino le scuole». Così il vicepremier Luigi Di Maio, titolare dei due ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro e politiche sociali, ha spiegato la visita alla Cittadella della Carità “Santa Giacinta” della Caritas di Roma per un incontro con gli operatori e i volontari impegnati nel contrasto alla ludopatia.

Accolto da monsignor Enrico Feroci, direttore dell’organismo diocesano, il leader pentastellato ha visitato le diverse opere-segno attive nella struttura di Ponte Casilino: l’Emporio della solidarietà, il Centro odontoiatrico, la Comunità alloggio, il Centro di ascolto.

L’incontro è proseguito “a porte chiuse” per un confronto sui temi dell’azzardo a cui hanno preso parte quattro tra deputati e senatori del movimento “5 stelle”, relatori del cosiddetto “Decreto dignità” nelle commissioni parlamentari, e una rappresentanza del mondo Caritas. Proprio partendo dal provvedimento all’esame delle due camere, che all’articolo 9 prevede il divieto della pubblicità per tutte le forme di azzardo così come avviene per il tabacco, il ministro ha voluto conoscere l’esperienza «di coloro che quotidianamente incontrano queste situazioni di grave emergenza sociale».

«Il divieto di pubblicità – ha detto monsignor Feroci – è un provvedimento che da tempo chiedevamo ai vari governi che si sono succeduti. Una misura che affiancata ad altri provvedimenti, come la regolamentazione degli orari e la distanza minima dei centri scommesse dai luoghi sensibili, è importante per arginare quella che è una vera e propria deriva sociale». Per il direttore della Caritas «è importante non soffermarci sui divieti», ma occorrono «maggiori sforzi nell’educazione» coinvolgendo il sistema scolastico. Monsignor Feroci ha inoltre chiesto al ministro «che la titolarità della gestione del gioco d’azzardo non sia esclusiva del Ministero dell’Economia ma coinvolga anche le Politiche sociali e la Sanità».

Nella città di Roma, due ragazzi su tre (66,3%) di età compresa dai 13 ai 17 anni, gioca d’azzardo almeno una volta all’anno; il 36,3% ha dichiarato di essere giocatore abituale, almeno una volta al mese attraverso scommesse sportive, gratta e vinci, slot machine, concorsi a premio. È quanto emerge dalla ricerca «Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti?» condotta dalla Caritas di Roma su 1.600 giovani nelle scuole e nelle parrocchie della Capitale e che è stata presentata durante l’incontro da Elisa Manna, responsabile dell’ufficio studi. Per la ricercatrice «i ragazzi romani hanno saputo dell’esistenza del gioco d’azzardo dalla pubblicità in tv (80,6%), oppure dalla pubblicità online (67,3%) e, pur essendo vietato il gioco ai minorenni, riescono a scommettere attraverso le piattaforme online aggirando la legge».

«Il gioco d’azzardo – ha ribadito Di Maio – va regolato fortemente: con il provvedimento sulle restrizioni pubblicitarie si è trattato di mettere in atto un intervento di pronto soccorso e ci saranno altri provvedimenti». Per il vicepremier «la questione è sociale, culturale ma anche economica», perché «se le risorse che oggi finiscono nel gioco d’azzardo, oltre cento miliardi di euro all’anno, andranno nel sistema economico e in consumi, tutto il Paese ne trarrà giovamento». «Siamo in una situazione di liberalizzazione selvaggia – ha sottolineato- senza fare del proibizionismo tutto va regolato, in particolare ci sarà una stretta sulla serialità che sta amplificando il fenomeno». «Mio nonno – ha concluso il ministro – ha sempre giocato al lotto, ma non c’era un’estrazione ogni dieci minuti come oggi».