Sulle immagini sacre, di Luigi Santopaolo
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Riprendiamo sul nostro sito un testo dal profilo FB di Luigi Santopaolo, pubblicato il 4/7/2018. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Maestri nello Spirito e Cristianesimo, ecumenismo e religioni, in particolare San Saba. La crisi iconoclasta e la “visibilità” di Dio. Il “vedere” nell’esperienza cristiana, di Andrea Lonardo (trascrizione della lezione tenuta presso San Saba).
Il Centro culturale Gli scritti (8/7/2018)
Un giorno un discepolo interrogò Padre Anatolij: "Padre caro, perché dovremmo venerare le immagini sacre? Non è forse scritto nella legge che non è lecito farsi immagine alcuna?".
Il monaco si chinò a terra e con il fango plasmò un piccolo pupazzo: "Il primo iconografo, figlio mio, fu Dio stesso, che dal suolo plasmò un'immagine di sé e davanti ad essa pose tutti i fiori, le piante, i frutti e gli animali di Eden. Noi corrompemmo quell'immagine, che non meritò più d'essere rappresentata fino alla venuta del Cristo, restauratore perfetto di quella umanità. Quando il Verbo si fece carne, Egli prese su di sé la materia, la mia carne e la tua carne, restituendola alla grazia e rendendola degna di Dio. Ascendendo al cielo, portò nel mistero della Trinità Beata i tuoi tendini, le tue ossa, le tue midolla, il tuo sangue. Ora, il calcio con cui impastiamo i colori dell'icona, non è forse lo stesso calcio che è contenuto nelle ossa di Cristo che siede alla destra del Padre nell'eternità? Noi veneriamo le immagini, perché crediamo nel Verbo incarnato, che si è fatto materia, redimendo la materia tutta ed elevandola al mistero della sua maestà".