Romolo e Remo, Pietro e Paolo, come possiamo non amare Roma?, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche.
Il Centro culturale Gli scritti (29/6/2018)
Romolo e Remo, Pietro e Paolo. Roma è stata fondata due volte. In continuità. Romolo e Remo, Pietro e Paolo: questa è l’identità di Roma.
Nel mito dei due fratelli leggendari è rappresentato il “miracolo” di una realtà nuova che sorge. Nuova, ma insieme antica. La Roma latina recupererà tutto il patrimonio classico, si presenterà come erede di Venere e di Troia, avrà amore per la cultura e l’arte universale nate in Grecia. Vincitrice, sarà vinta da quella storia che la precede e che essa porterà al mondo. Certo una storia mista anche ad arroganza e potere. Nondimeno una storia che porterà a tutti l’idea di cittadinanza e di integrazione, a differenza della Grecia che scoprì la democrazia, ma la riservò ai soli elleni, escludendone i barbari, cioè tutti gli altri.
La Roma classica è il diritto, è la legge uguale per ogni cittadino. Anche l’illuminismo è romano, anche la cultura moderna critica nasce lì, dalla cultura classica, come sempre i maestri del pensiero settecentesco hanno rivendicato rifacendosi agli autori, alle architetture e alle storie della classicità
Mentre quella Roma si avvicinava al suo apogeo e al suo ormai prossimo declinare, ecco l’arrivo di altri due “fratelli”, Pietro e Paolo. Mai Romolo e Remo avrebbero potuto immaginare che altri due fratelli sarebbero diventati nell’urbe più famosi di loro.
Mentre Romolo uccide Remo, Paolo, pur talvolta in lite con Pietro, torna in comunione con lui. Per entrambi il cuore dell’esistenza non è la loro stessa vita, ma la testimonianza che esiste un motivo valido per vivere e che la vita non è inganno: entrambi lo hanno compreso incontrando un uomo che pretendeva di essere lui stesso “la vita”.
Pietro e Paolo non cancellano la Roma classica, anzi la portano a compimento. Il turista viene a Roma per visitare le rovine dei Fori e le grandi basiliche, il Pantheon e piazza Navona, il Colosseo insieme a Michelangelo, Raffaello, Caravaggio e il barocco.
La Roma dopo Cristo raccoglie l’eredità del diritto, della filosofia, della letteratura, dell’arte greca e latina, ma vi aggiunge la misericordia. Nella croce è apparso un amore più grande dell’odio, un perdono più grande dell’inimicizia, il Dio di misericordia più forte del diavolo. E a partire da quell’amore ha anche purificato Roma dai suoi furori demoniaci, come i giochi gladiatori, che sopravvivono oggi solo nella forma della corrida, ma non più dell’uomo che uccide il fratello. Anche qui con errori e peccati, ma sempre alla luce di quella luce.
Il paradosso è che la Roma pagana, uccidendo ingiustamente Pietro e Paolo, realizzò con loro martirio, l'evento più significativo della propria storia: rese i due nuovi fratelli cofondatori della città insieme a Romolo e Remo, attestando il loro amore e la loro testimonianza di indicatori di una verità che non aveva più paura della morte, poiché essa era stata vinta. Uccidendo Pietro e Paolo, la Roma classica rifondò se stessa e li pose come nuove fondamenta della propria storia.
Negli anni del Risorgimento si cercò faziosamente di opporre quelle due Rome, quella di Romolo e Remo e quella di Pietro e Paolo. Ma il tempo è stato galantuomo è ha mostrato che la Chiesa non poteva che gioire della ristabilita autonomia della Roma civile e la Roma laica non poteva che gloriarsi di avere al suo cuore la sede di Pietro. Fra l’altro, se si leggono i testi degli illuministi sulla tolleranza, l’uguaglianza e la libertà è evidente come essi facciano derivare tale lascito non solo dalla classicità, ma più ancora dal Vangelo stesso, a partire da Locke.
Questa è Roma. Donata dal tempo e dalla storia e non artefatta, non costruita a tavolino. Chiunque volesse dimenticare o anche semplicemente opporre il lascito classico-illuministico e l’eredità cristiana di Roma non la capirebbe e non la amerebbe più. Diverrebbe fattore di divisione e non di armonia per la città. Un sindaco o un politico che non amasse questa duplice storia di Roma sarebbe di per ciò stesso un nemico della città, incapace di esaltarne l’anima.
Turisti e pellegrini vengono per entrambe e questa è la ricchezza – e non solo economica, ma soprattutto culturale – della città.
Il mondo intero guarda a Roma in quanto erede di Romolo e Remo, come di Pietro e Paolo.
L’evento più grande avvenuto a Roma nei secoli recenti, che ha segnato il mondo intero, è certamente il Concilio Vaticano II. Roma ha beneficato il mondo intero.
Romolo e Remo, Pietro e Paolo: come possiamo non amare Roma?