San Giovanni XXIII in Laterano, un gesto ecumenico significativo. Roncalli espresse per iscritto il desiderio che le sue spoglie fossero seppellite nella Cappella di San Pietro della Basilica lateranense in segno di «carità come opera di misericordia», di Pietro Messa
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Riprendiamo da La Stampa del 20/6/2018 un articolo di Pietro Messa. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche e Bibbia e documenti della Chiesa.
Il Centro culturale Gli scritti (24/6/2018)
Gli studi della vicenda e del pensiero di Papa Giovanni XXIII sono molteplici soprattutto nella prospettiva del Concilio Vaticano II da lui indetto e aperto. Ma vi sono aspetti altrettanto importanti che sono lasciati in ombra quale ad esempio il Sinodo romano e la sua attività pastorale nella diocesi di Roma. Un frammento di tale azione a favore dell’Urbe, ossia della Chiesa locale, dal forte valore simbolico è il trasferimento della sede del Vicariato al Laterano nonché la riaffermazione categorica – realtà non scontata anche per diversi ecclesiastici del tempo – della rispettiva basilica quale cattedrale. Infatti ciò mise in evidenza che il Papa è tale in quanto occupa la Cattedra episcopale di Roma succedendo a san Pietro apostolo; con tale consapevolezza volle che il Concilio fosse preceduto da un sinodo della sua diocesi.
Purtroppo tutto ciò è pressoché ignorato perché ritenuto insignificante; ma questa vera e propria rimozione rende non pienamente comprensibile non solo il pontificato di Giovanni XXIII ma anche lo stesso Vaticano II. Roncalli fu consapevole e convinto che la sua sede episcopale – da cui deriva anche il suo ministero petrino – è nella cattedrale di San Giovanni in Laterano e ciò è dimostrato da quanto scrisse in previsione della sua morte: «Accetto sin da ora di venir seppellito nella cripta sotterranea di San Pietro, nel loculo che mi venne già indicato. Esprimo però il vivo desiderio, e la fervida preghiera che, quando riesca felicemente il progetto, che io stesso suggerii ed incoraggiai, della trasformazione del Palazzo Lateranense a sede definitiva del Vicariato di Roma – sede del cardinale Vicario, uffici di amministrazione e quanto altro riguarda il governo del Papa quale Vescovo di Roma – le mie povere exuviae vengano pietosamente trasferite dalla cripta di San Pietro alla cappella interna – che non potrà certo mancare – dello stesso Vicariato».
«Questa carità come opera di misericordia - scrisse ancora il Pontefice - mi permetto di chiedere perché il mio tenue ricordo rimanga a San Giovanni, a segno di protezione e di benedizione precipua sopra la diocesi di Roma, che ho sempre sentito di amare tanto, sulle tracce di San Pietro apostolo, primo suo vescovo, e come tale erede del supremo Pontificato urbis et orbi, che nonostante la mia indegnità, il Signore si è degnato di affidarmi...» (cfr. Michele Manzo, Papa Giovanni vescovo a Roma. Sinodo e pastorale diocesana nell’episcopato romano di Roncalli, Cinisello Balsamo, 1991).
Visto che Papa Francesco al momento della sua elezione si presentò innanzitutto quale «Vescovo di Roma» sarebbe altamente significativo che sia proprio lui a compiere quella «carità come opera di misericordia» richiesta da Papa Giovanni, ossia trasferire definitivamente il suo corpo presso la Basilica cattedrale di San Giovanni in Laterano.