Verona. È stata liberata la giovane Farah, portata in Pakistan e costretta all'aborto, di Francesco Dal Mas
Riprendiamo da Avvenire del 17/5/2018 un articolo di Francesco Dal Mas. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Vita.
Il Centro culturale Gli scritti (27/5/2018)
N.B. de Gli scritti
A differenza di altri, noi riprendiamo tale vicenda non per stigmatizzare culture altre, ma per lodarle. Una ragazza pakistana, non è ancora chiaro se minorenne o appena maggiorenne, aveva deciso di tenere il suo bambino insieme al suo ragazzo, anch’egli pakistano divenuto cittadino italiano, anch'egli di circa 18 anni (anche questo non è del tutto chiaro, ma così sembrano dichiarare i media).
Accogliere i migranti vuol dire misurarsi con questa nuova visione della vita: ragazzi disposti a diventare genitori all’età di 18 anni per amore della vita e far riemergere alla memoria il fatto che anche tanti ragazzi italiani loro coetanei sono pronti per la stessa scelta (chi scrive parla per esperienza di giovani delle superiori ascoltati e accompagnati).
Noi siamo per queste testimonianze di vita, mentre non ci interessano i manifesti anti-abortisti talvolta controproducenti: se lo Stato, tramite i suoi Consultori e le sue strutture, sostenesse realmente i ragazzi, se la cultura ufficiale non li stigmatizzasse in maniera offensiva, molti di loro non esiterebbero a diventare genitori, dando alla luce i loro bambini.
Qualcuno sarebbe lieto anche di farli nascere e di darli immediatamente in adozione, offrendo così gioia alla creatura stessa, alla famiglia adottiva ed anche alle proprie coscienze, come avveniva un tempo, in età più civili, con le ruote dei monasteri dove si salvavano i figli di donne che non avevano possibilità economiche, ma non volevano che le loro creature non vedessero la luce e vivessero.
Il dono dei migranti è per gli italiani anche dono di una visione della vita e della maternità nuovissima e insieme antica che torna a bussare ai nostri cuori.
Verona. È stata liberata la giovane Farah, portata in Pakistan e costretta all'aborto, di Francesco Dal Mas
Farah, la giovane pakistana residente a Verona, portata con l'inganno dalla famiglia in patria e costretta ad abortire, è stata liberata da chi la stava trattenendo ed è stata posta al sicuro, in compagnia di rappresentanti delle autorità italiane. La ragazza sarebbe stata liberata nella zona di Islamabad grazie a un intervento delle forze di polizia pakistane. La notizia ha trovato conferma a Verona in ambienti vicini alle indagini. La giovane era riuscita a inviare ieri pomeriggio l'ultimo messaggio al fidanzato di Verona, la ragazza pakistana di 19 anni condotta con l'inganno in patria dalla famiglia e qui costretta ad abortire. Anche il ragazzo è di origini pakistane, ma è stato adottato da una famiglia veronese ed è cittadino italiano. La ragazza ha inviato anche a una compagna di classe un messaggio audio via WhatsApp, in cui ha raccontato di essersi fidata dei genitori tornando in patria e di essere stata tenuta legata per otto ore prima di abortire.
Si muove la Farnesina
Intanto, del caso si sta interessando anche il nostro MInistero degli Esteri. La Farnesina ha chiesto all'ambasciata d'Italia ad Islamabad di verificare con urgenza, con le autorità locali, le notizie relative alla studentessa pakistana, per fare luce, soprattutto, sull'aborto cui l'avrebbe costretta la famiglia. «Se così fosse - si legge in una nota - si tratterebbe di un gravissimo episodio. L'Italia difende con forza e in ogni circostanza il rispetto dei diritti umani e delle libertà e i diritti fondamentali sulla base della parità di uomini e donne».
Un altro amore contrastato
Anche in questo caso, all'origine della vicenda c'è un un amore contrastato tra la giovane pachistana e il ragazzo italiano. Il padre vive a Verona da una decina d’anni, ha un negozio in città che conduce in collaborazione con un figlio, pare bene integrato, ma non ne vuol sapere che sua figlia sia innamorata di un coetaneo italiano. E l’ha riaccompagnata in Pakistan. Dove l’avrebbe pure fatta abortire. Usiamo il condizionale, perché i messaggi in tal senso della giovane sono tutti da verificare.
La triste vicenda di Farah
Dopo la tragica vicenda di Sana, uccisa dal padre e dal fratello, perché voleva sposare un giovane di Brescia, ecco un’altra triste storia […]. Farah, studentessa vicina alla maturità, è rientrata nel suo paese ai primi di gennaio. Improvvisamente, a quanto pare non di propria iniziativa, ma obbligata, e forse accompagnata, dai familiari. Accadeva dopo un lungo periodo di vicissitudini in casa, tanto da essere costretta, l’estate scorsa, a denunciare il genitore e a chiedere la protezione dei Servizi sociali del Comune.
Una volta in Pakistan, la ragazza vi è rimasta ben oltre i tempi in cui il fidanzato e la scuola l’aspettavano di ritorno. Scuola che stava esaminando l’opportunità di anticipare l’esame di maturità, come aveva chiesto la studentessa, perché il parto era programmato per la fine dell’anno scolastico e lei non voleva perdere il diploma. Il suo ragazzo, stessa età, quando ha cominciato a ricevere quegli sms carichi d’angoscia e l’invito di Farah ad essere aiutata a tornare a Verona, si è attivato con la scuola e il Centro del Progetto "Petra", particolarmente attivo nella protezione delle donne in difficoltà.
Indagina la polizia
Farah, tra l’altro, gli avrebbe raccontato di essere stata costretta ad abortire. Indagini sono in corso da parte della Polizia, allertata dall’Istituto Professionale San Micheli, la scuola della pachistana, per verificare se il racconto corrisponde a verità. Ed è quanto stanno cercando di sapere anche i Servizi Sociali del Comune di Verona, dai quali Farah è stata presa in carico dal settembre scorso ai primi giorni di gennaio. «Mi hanno fatto una puntura ed hanno ucciso il mio bambino, mio padre vuole che mi sposi qui» ha messaggiato la ragazza al fidanzato, che conferma la volontà di entrambi di tenere il bimbo.
Alle amiche ha pure scritto di essere stata persino sedata e legata ad un letto per abortire. Le autorità di Polizia hanno chiesto la collaborazione anche del Consolato pachistano.
I rapporti con il padre si sono incrinati l’anno scorso, probabilmente a causa della relazione affettiva. Non sono mancati neppure i maltrattamenti, così come riferito da Farah. L’assessore comunale Stefano Bertacco ha ammesso che per questo motivo la studentessa era stata accolta in una casa protetta. Ma improvvisamente, a dicembre, la giovane ha rinunciato all’assistenza, spiegando che la relazione in famiglia si era rasserenata. Solo apparentemente, da quanto si arguisce, nel tentativo del padre di convincere la figlia a ritornare in Pakistan. Ma a casa Farah è piombata nell’incubo. «Noi siamo pronti ad accogliere di nuovo Farah, a proteggerla e ad accompagnarla – ha rassicurato Bertacco – ma la situazione si è spostata in Pakistan e la stessa diplomazia italiana ha qualche difficoltà ad intervenire».
Già numerose, comunque, le iniziative parlamentari per attivare il Ministero degli Esteri affinché accerti la verità.
[…]