La mistagogia viene dopo il Battesimo, non dopo la prima Comunione. Per questo le celebrazioni dell’eucarestia, domenica dopo domenica, delle famiglie con bambini piccoli già fin dai primi anni di vita sono “mistagogia” e non “completamento dell’Iniziazione cristiana”. Breve nota di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione Catechesi.
Il Centro culturale Gli scritti (25/2/2018)
La liturgia non è per i dotti o per quelli che hanno studiato, bensì è e deve essere "popolare". La liturgia non viene solo dopo la fede, ma è essa a generare la fede (fons, non solo culmen) nel popolo: anzi è essa più di qualsiasi catechesi a generare la fede.
La liturgia stessa è iniziatica, esattamente così come essa è, e non per i commenti ad essa che la appesantiscono.
Io ritengo con grande convinzione che, per chi è battezzato da bambino ed è quindi chiamato ad andare a messa con i suoi genitori fin dalla domenica dopo il battesimo (che anzi si "deve" esso stesso celebrare di domenica, cioè in legame già con l'eucarestia), la liturgia domenicale sia già mistagogica, cioè aiuti a penetrare il senso del "mistero" del battesimo, a 2, a 3, a 4, a 5 anni, fino alla cresima e alla "manducazione" della Comunione.
Dunque la "mistagogia", per i battezzati da bambini, inizia già dopo il Battesimo e non dopo la prima Comunione. Non si tratta di un "completamento dell'Iniziazione cristiana" (termine bruttissimo e non usuale presso i padri), bensì di un tempo già mistagogico, perché "il" sacramento dell'Iniziazione cristiana è il Battesimo.
Se si capisce questo ecco che l'Iniziazione cristiana stessa si colloca nella sua giusta luce e si capisce cosa sia l'educazione dei bambini e la preparazione ai sacramenti che seguono il Battesimo, con la persona già al centro dell'assemblea eucaristica e non da inserire successivamente in essa.
Basta che i due genitori siano credenti e vadano a messa e la cosa è evidente. Ma, talvolta, i pastoralisti si ostinano a vedere la cosa in maniera non teologica e liturgica, bensì solo sociologica, riflettendo a partire da genitori che non hanno la fede e non da genitori che hanno fede nel Battesimo: questi sono invece l'analogatum princeps!
L’espressione “completamento dell’Iniziazione cristiana” denota l’impostazione tridentina di chi la utilizza, poiché sposta l’attenzione dal progressivo e lentissimo inserimento che la liturgia è in grado di operare da sé stessa nel bambino che pian piano “respira” i gesti, le feste, i riti, nella comunione viva con il popolo di Dio radunato nell’eucarestia domenicale, alla logica del sacramento da ricevere, logica che dovrebbe invece essere ormai superata dalla riflessione teologica e liturgica, come dalla viva esperienza pastorale.
N.B. aggiunto il 6/3/2018
Faccio seguito alle discussioni nate da questo post, per precisare in quale direzione intende sollecitare una riflessione la visione proposta.
Si pensi innanzitutto all'Iniziazione cristiana in ambito bizantino e più in genere orientale. Lì il bambino riceve i tre sacramenti nella stessa celebrazione ed è pienamente "iniziato" dal punto di vista sacramentale da quel momento anche se non lo è, ovviamente, dal punto di vista di una consapevolezza della fede. Il cammino di maturazione nella fede, dopo che la grazia lo ha già reso un "iniziato", un "mistos", avverrà per lui con il graduale inserimento nella vita cristiana, in particolare nella liturgia, che, come è noto, è il grande "bagno vitale" nel quale cresce la vita cristiana d'oriente.
La prospettiva latina preferisce parlare, per il periodo che segue al Battesimo dei bambini, di "catecumenato post-battesimale", ma indirizza al contempo a non dimenticare che la grazia dello Spirito è già conferita al bambino. Così si esprime, ad esempio, il citatissimo passaggio del Catechismo della Chiesa Cattolica:
«Dove il Battesimo dei bambini è diventato largamente la forma abituale della celebrazione del sacramento, questa è divenuta un atto unico che, in modo molto abbreviato, integra le tappe preparatorie dell'iniziazione cristiana. Per la sua stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un catecumenato post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona. È l'ambito proprio del catechismo» (CCC 1231).
Qui si vede come tale cammino sia il "necessario sviluppo della grazia battesimale nella crescita della persona", cioè qualcosa di più di una semplice "mistagogia", ma anche di più di un semplice periodo "pre-battesimale", perché la "grazia battesimale" è ormai presente.
La proposta qui sostenuta di una rilettura del concetto di "mistagogia" nel caso del battesimo dei bambini non dimentica che il termine è abitualmente - e giustamente - riservato nel catecumenato degli adulti alla settimana di Pasqua fino alla Domenica in Albis o talvolta a un periodo che giunge fino alla Pentecoste, ma vuole provocare a riflettere che la situazione del battezzato da bambino è diversa e che, nel suo caso, la partecipazione alla celebrazione domenicale e la conseguente comprensione di essa, non può essere rimandata al momento in cui si preparerà alla Confermazione e all'Eucarestia, bensì comincia il giorno stesso del Battesimo.
Sia nel caso di una famiglia dell'oriente cristiano, sia nel caso di una famiglia di rito latino o ambrosiano, il bambino sarà educato dai segni della liturgia e dalla potenza dell'anno liturgico ben prima che inizi una regolare catechesi parrocchiale. La differenza fra le due famiglie liturgiche consisterà nel fatto che un bambino di rito orientale parteciperà già alla "Comunione" da subito, mentre un bambino di rito latino parteciperà alla celebrazione, dall'inizio alla fine di essa, senza però poter accedere alla "Comunione" sacramentale.
Nel caso di un bambino di rito orientale è evidente che non ha senso parlare di una mistagogia all'età di 10 o 11 anni, bensì semplicemente di una catechesi, perché tutto il cammino di crescita sarà stato un progressivo inserimento nella liturgia ed anche una comprensione riflessa di esso, a partire dalla testimonianza dei genitori e della comunità cristiana. Nel caso di un bambino di rito latino può avere un relativo senso parlare di mistagogia subito dopo la Confermazione e la Comunione, ricevute, come è noto, in un'età variabile in Italia, fra gli 8 e i 17 anni, purché non si dimentichi il periodo che va dal giorno del battesimo agli 8 anni. Come chiamare quel periodo? Pre-comunionale? Pre-crismale? Post-battesimale? Certo è che esso è, comunque, un periodo di accompagnamento di coloro che hanno già ricevuto il battesimo e che sono, pertanto, già degli iniziati, anche se non pienamente.
Quando nell'articolo si afferma che è necessario superare una visione tridentina della liturgia non si intende, ovviamente, offendere chi utilizza il termine "mistagogia" solo per il periodo post-crismale o post-comunionale, successivo cioè ai 10/17 anni di età, bensì piuttosto sottolineare che una corretta visione della liturgia, rinata con il Vaticano II, porta a non identificarla con la "ricezione" dei sacramenti: essa stessa parla e in essa Cristo stesso parla dall'inizio alla fine di ogni celebrazione e non solo nel momento in cui si riceve il sacramento. Il battezzato da bambino è pienamente immerso in questa presenza di Cristo, anche se non ne è pienamente consapevole.
Egli vive la mistagogia esattamente come i catecumeni adulti dell'antichità per i quali le omelie mistagogiche erano costituite precisamente da una predicazione che avveniva nel corso della liturgia stessa: il bambino, infatti, impara i canti, odora i profumi, cammina e compie le processioni insieme ai genitori, vive i gesti liturgici insieme a loro, partecipa a i segni dei diversi tempi liturgici e contemporaneamente fa domande su tutto questo e riceve una catechesi sia dai genitori stessi che gli rispondono, sia dal sacerdote che celebra e spiega nella liturgia, sai dagli amici e dalla comunità tutta. Ora tutto questo partecipa di ciò che è inteso dalla parola "mistagogia" anche se nel passato non si è mai utilizzata tale parola ad indicare la catechesi dei bambini e la loro vita liturgica a partire dal battesimo.
Il nostro utilizzo del termine "mistagogia" per indicare tale periodo è ovviamente non "canonico" e, in qualche modo, fuori dagli schemi, ma aiuta a vedere come schemi troppo rigidi non rendano ragione pienamente della realtà del cammino di una famiglia credente che battezza i propri figli e che non attende minimamente la catechesi della Confermazione e della prima Comunione per introdurli nel mistero eucaristico.