L’antisemitismo nello sport italiano: una tragica pagina dimenticata. Bene ha fatto Sky Sport, in occasione della Giornata della Memoria, a fare luce sulla discriminazione subita da atleti, allenatori, dirigenti, professionisti e amatori, di Aldo Grasso
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Riprendiamo dal Corriere della Sera un articolo di Aldo Grasso, pubblicato il 26/1/2018. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. Árpád Weisz, l’allenatore ebreo che vinse 3, anzi 4 scudetti, con l’Inter ed il Bologna, e morì ad Auschwitz e, più in generale, la sezione Novecento: nazismo e fascismo.
Il Centro culturale Gli scritti (28/1/2018)
«Nessun giudeo nelle società sportive». Con questo imperativo, anche sul mondo dello sport caddero come una mannaia le leggi razziali, proferite da Benito Mussolini nel 1938 a Trieste: «L’ebraismo è un nemico irriconciliabile per il fascismo».
Fu un disonore, uno dei più grandi nella storia del nostro Paese. Bene ha fatto Sky Sport, in occasione della Giornata della Memoria, a fare luce su una pagina dimenticata dell’antisemitismo, la discriminazione subita da atleti, allenatori, dirigenti, professionisti e amatori. Il documentario di Matteo Marani, 1938 – Lo sport italiano contro gli ebrei, racconta di tragiche e poco note vicende. Quelle di due grandissimi tecnici: Arpad Weisz, allenatore dell’Inter e del Bologna, cui aveva fatto vincere tre scudetti e prestigiosi tornei, e Ernö Erbstein (italianizzato in Ernesto Egri), allenatore del Torino, salvato dal presidente Ferruccio Novo e perito poi a Superga (sua figlia Susanna è stata la prima coreografa della tv italiana).
Quelle del pugile Leone Efrati, detto Lelletto, ebreo romano, categoria piuma. Quelle di Giorgio Ascarelli, promotore principale della fondazione del Napoli Calcio o di Raffaele Jaffe, fondatore del Casale, vittima della Shoah. Quelle di circa 250 atleti italiani medagliati alle Olimpiadi, ai Campionati del Mondo o Campionati Continentali che persero la vita perché deportati.
Il documentario racconta anche il comportamento disonorevole del Coni («Il Coni attraverso la Federazione Medici degli Sportivi ha offerto la sua collaborazione all’Istituto di Bonifica Umana ed Ortogenesi della Razza di recente costituzione...»), di molti giornali e giornalisti (Bruno Roghi, Emilio De Martino…). I tifosi della Lazio hanno attaccato adesivi antisemiti con l’immagine di Anna Frank in maglia giallorossa. Il Tribunale della Figc ha multato la società di 50.000 euro. Che vergogna!
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