Bellezza = magrezza? Un messaggio che fa molto male a tutti. Soprattutto alle nostre figlie, di Alberto Pellai
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Riprendiamo dal profilo FB di Alberto Pellai un post pubblicato il 2/1/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Vita.
Il Centro culturale Gli scritti (10/12/2017)
Terminate la grandi feste natalizie, una delle cose che mi colpisce sempre è la pletora di articoli che vengono pubblicati per promuovere con diete istantanee un dimagramento veloce dei chili di troppo presi nel corso delle mangiate festive. Per settimane la pubblicità ci ha invitato a comprare e consumare ogni genere di cibo e poi, finite le feste, la stessa pubblicità, con la complicità di testate e giornalisti sempre sul “pezzo”, ci invita a perdere peso, a sentirci in colpa per esserci lasciati andare a tavola.
Ne viene costantemente fuori un’immagine di noi in balia del cibo prima e del senso di colpa dopo. Questa ambivalenza così patologica rispetto al cibo e all’immagine corporea fa particolarmente male alle nostre figlie.
Infatti, crescere in un mondo che ha creato lo slogan “bellezza = magrezza” e che soprattutto alle ragazze impone uno standard di bellezza quasi irraggiungibile, dà molti problemi a chi è preadolescente o adolescente. Il 19 gennaio uscirà il mio nuovo libro “Girl R-Evolution. Diventà ciò che sei” (De Agostini ed.) dove provo a spiegare alle ragazze quanto gli stereotipi di genere al femminile rappresentano a volte un vero e proprio ostacolo alla crescita, impedendo loro di abbracciare un’idea di sé libera da vincoli imposti dal mercato e in grado di affermare competenze che non siano solo centrate sull’esteriorità e sull’immagine fisica da perseguire ad ogni costo.
Avete mai pensato a quanto è contraddittorio che TV e giornali siano saturi di immagini (soprattutto di donne, ci avete mai fatto caso?) che non fanno altro che cucinare e mangiare, ad ogni ora del giorno e della notte (spesso si tratta , tra l’altro di cibi ad alto contenuto calorico e con scarso valore nutrizionale). Eppure in tali immagini tutti sfoggiano un corpo perfetto. Come a confermare che il cibo è un bene di consumo, che porta un enorme piacere nella nostra vita e senza alcuna conseguenza sul nostro benessere.
Ma poi sugli stessi giornali e riviste, soprattutto quelle rivolte alle donne, si trovano sempre tra i titoli di copertina argomenti legati a diete e strategie di dimagramento. E le ricerche dimostrano che questa costante preoccupazione per il peso ha un effetto devastante soprattutto sulle ragazze. Numerosi studi dimostrano che chi consulta più frequentemente riviste o siti rivolti in particolare al pubblico femminile ha maggiori probabilità di mettersi a dieta e di considerare i corpi ritratti in quelle immagini come riferimenti per il corpo che vorrebbe avere.
Peccato che, tra tutte le ragazze che si mettono a dieta, solo una minoranza ha un reale problema di sovrappeso. Ho fatto molta ricerca su questo tema e ho scoperto che la metà circa delle ragazze con un indice di massa corporea nella norma dichiara, comunque, di mettere in pratica qualche strategia per perdere peso. E, ben più grave, una percentuale variabile tra il 20 e il 30% di coloro che sono clinicamente sottopeso (e quindi che dovrebbero avere come unico obiettivo quello di mettere su qualche chilo) sono anch’esse intrappolate nel sogno di diventare ancora più magre.
Non è un caso se negli ultimi 50 cinquant’anni, proprio a partire dal boom economico, quasi tutte le bambine del mondo hanno giocato con una bambola, – la Barbie, – il cui corpo è lontano anni luce dal corpo reale che quelle stesse bambine avranno da adulte. Un corpo, ahinoi, ingannevole, perché Barbie, se fosse una donna in carne e ossa, sarebbe letteralmente inguardabile. Inserendo la sua struttura e forma fisica in un computer e immaginando la sua altezza pari ad 1,70 metri, si scoprirebbe che le misure della Barbie adulta sarebbero 81 cm di seno, 43 cm di vita e 71 cm di fianchi. Nella realtà, una donna con quella struttura fisica sarebbe un’anoressica grave. E proprio intorno ad un modello di corpo fortemente malsano, la maggioranza delle bambine del mondo industrializzato, ha costruito le proprie fantasie di bellezza, di successo e femminilità, di autonomia e realizzazione di sé.
Per cui, in questi giorni, ogni volta che sentite parlare di senso di colpa per il cibo mangiato, di dimagramento, di lotta disperata contro i chili di troppo, provate a discutere in modo più approfondito con le ragazze che vivono al vostro fianco. Aiutatele a guardare con pensiero critico le molte immagini in cui vivono immerse, immagini che spingono a mangiare senza alcun limite e freno inibitorio, ma che al tempo stesso fanno sentire in colpa se non si ha un corpo perfetto o se si trova una traccia di cellulite sulle proprie cosce.
Davvero dobbiamo rimanere in silenzio di fronte a questa invasione ossessiva che il mercato fa nel mondo delle nostre paure e insicurezze, attaccando il nostro senso di autostima e ancorando la percezione del valore di noi stessi unicamente a parametri estetici irraggiungibili? Nel libro Girl R-evolution ho dedicato differenti capitoli agli stereotipi di genere molto diffusi tra le ragazze, tra cui quelli associati alla bellezza, alla magrezza, alla sessualizzazione precoce, alla confusione che esiste tra fare sesso e fare l’amore, al bisogno di mostrarsi nei social diversi da come si è nella realtà. Tutti temi con cui noi genitori ci confrontiamo ogni giorno, se stiamo crescendo figlie che si affacciano alla preadolescenza. Ma a volte questi temi entrano nella loro vita ancora prima, già nella prima e seconda infanzia. Voi cosa ne pensate? Qual è la sfida educativa più grande che state affrontando con le vostre figlie?