Il Partito comunista blocca il turismo dei cinesi in Vaticano, di Bernardo Cervellera
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Riprendiamo dall’Agenzia di stampa Asianews del 22/11/2017 un articolo di Bernardo Cervellera. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per altri articoli cfr. la sezione Islam.
Il Centro culturale Gli scritti (26/11/2017)
Alle agenzie turistiche è vietato fare pubblicità e programmare viaggi e visite al Vaticano alla basilica di san Pietro. Multe fino a 300mila yuan. Il motivo: non ci sono relazioni diplomatiche fra Pechino e la Santa Sede. Un boicottaggio verso il Vaticano perché accetti le condizioni imposte da Pechino nel dialogo? La inutile psicosi del controllo. Cinesi protestanti e cattolici evangelizzano i turisti.
Roma (AsiaNews) – Il Partito comunista cinese ha dato indicazioni perché nessuna agenzia di viaggio del Paese mandi gruppi di turisti a visitare il Vaticano e la basilica di san Pietro perché “non ci sono relazioni diplomatiche” fra Cina e Santa Sede.
In un articolo di Radio Free Asia di ieri si citano diverse agenzie che confermano di aver ricevuto direttive datate 16 novembre in cui si ordina di cancellare dalle offerte le visite al centro della cristianità. AsiaNews ha ricevuto conferma dai suoi corrispondenti in Cina che il veto sulle visite in Vaticano è effettivo, anche se tutti dubitano che esso verrà osservato.
Rfa cita un impiegato della Phoenix Holidays International Travel Agency che aggiunge: “Ogni agenzia turistica che faccia pubblicità a queste destinazioni nelle sue brochure promozionali o in altre pubblicazioni sarà colpito da multe fino a 300mila yuan [oltre 39mila euro]”.
In questi anni il turismo cinese verso l’Italia è cresciuto in modo enorme. Secondo agenti del settore, “tutti i cinesi che vengono in Italia vengono a visitare il Vaticano, i Musei e la basilica di san Pietro”. Fra i turisti vi sono giovani curiosi come pure cristiani che prendono l’occasione del viaggio in Italia per compiere un vero e proprio pellegrinaggio alle tombe degli apostoli.
La ripresa dei dialoghi fra la Cina e la Santa Sede ha accresciuto il flusso dei turisti-pellegrini e lo stesso papa Francesco, durante le sue udienze, si è volentieri soffermato vicino a gruppi di cinesi che sventolavano la loro bandiera rossa per salutarli personalmente e offrirsi per un selfie.
La presenza di turisti dalla Cina popolare è tale che gruppi di cinesi cristiani, cattolici e protestanti, hanno deciso di pubblicizzare la loro fede ai loro conterranei in visita distribuendo in piazza san Pietro volantini con spiegazioni sulla storia della Chiesa, della basilica, della fede cristiana, corredati dell’indirizzo della comunità e degli orari di messe e servizi liturgici.
Forse il bando è per evitare proprio questa “intrusione” e questo tentativo di evangelizzazione dei turisti, che all’estero trovano più libertà di dialogo e di riflessione.
Gli intervistati da Rfa affermano che il divieto nasce dal fatto che Cina e Vaticano “non hanno relazioni diplomatiche” e che l’ordine “viene da molto in alto”, anzi “dal governo centrale”.
Il fatto è strabiliante perché proprio ieri, nella Sala Stampa della Santa Sede, è stato dato l’annuncio di una doppia mostra in contemporanea da tenersi nei Musei vaticani e nel Palazzo imperiale di Pechino. Le mostre dovrebbero tenersi nel marzo 2018.
Sebbene diverse personalità vaticane siano ottimiste sulla riuscita di accordi fra Pechino e Santa Sede e su un possibile viaggio di papa Francesco in Cina, non mancano le docce fredde. In margine al Congresso del Partito comunista cinese, l’allora direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi, Wang Zuoan ha elogiato la “sincerità” di papa Francesco, ma ha ribadito le condizioni che da decenni la Cina pone come previe ad ogni dialogo: rompere le cosiddette “relazioni diplomatiche” con Taiwan e non interferire negli affari interni della Cina, nemmeno in nome degli affari religiosi.
A prima vista, il boicottaggio del turismo cinese verso il Vaticano sembra essere una penalizzazione economica, forse per spingere la Santa Sede ad accettare le condizioni della Cina nel dialogo. Il paragone è con quanto Pechino ha fatto verso la Corea del Sud, quando Seoul ha approvato l’istallazione del sistema anti-missilistico Thaad: ha bloccato i voli dei turisti cinesi verso la Corea e ha boicottato i negozi coreani in Cina.
Nel caso del boicottaggio verso il Vaticano, a noi sembra che il problema sia nella Cina stessa e nella psicosi governativa di voler controllare la sua popolazione anche quando essa si trova all’estero. Un operatore turistico cinese ha commentato così il bando: “È una cosa che fa ridere. Come pensano di controllare milioni di persone all’estero? E soprattutto i giovani, desiderosi ormai di maggiore libertà rispetto a quella concessa ai loro padri?”.