Cosa vuol dire che il virtuale “è” reale, di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e media.
Il Centro culturale Gli scritti (19/11/2017)
Il virtuale è reale. Conosco moltissime persone che hanno ritrovato amori di gioventù o vecchie amicizie grazie a Facebook. Così è vero che chi utilizza il web per formare le persone, le forma realmente, offre loro veramente occasioni culturali ed esse crescono.
Per questo è profondamente sbagliato pensare che il virtuale sia solo virtuale: il virtuale è reale, ha a che fare con la vita reale delle persone. Il problema è un altro: è che è un tipo di “reale” diverso dal “reale” del bacio, dello sguardo, dell’abbraccio, del sapore del cibo, dell’odore di Eau Sauvage e della fatica del contatto senza distrazioni e del coinvolgimento costante che si vive in una famiglia, gomito a gomito, senza vie di uscita, nella piena complicità (anche alcuni rapporti reali non coinvolgenti possono essere in realtà molto “virtuali”, alcuni/e amanti sono in realtà “virtuali” perché non ti coinvolgono pienamente, corpo e anima).
Per questo il web è reale se accompagnato alla vita reale di cui diviene strumento e aiuto, ma non sostitutivo.
Il dramma è che il web ha il potere di illudere di essere “il” reale, sganciando da quel reale che solo rende poi “reale” anche il contatto web. Il web, insomma, può farsi idolo, divinità, e pretendere di essere il “reale” tout court, distogliendo dal “reale” integrale, che è sia incontro emozionante, sia routine: è l’uno e l’altro.
Il potere di seduzione del “virtuale” è quello datogli dalla sua capacità di attrarre sempre più energie, sempre più tempo, al punto che si possono passare ore ed ore con esso, accumulando stanchezza e divenendo inabili all’incontro.
La maturità di una persona appare dall’equilibrio del tempo che passa nell’incontro reale con le persone, con i libri, con la storia ed il creato, con la preghiera e, dall’altra, da quello che dedica al web, allo smartphone, a Facebook e ad Instagram, per comunicare con le stesse persone reali con cui vive. La maturità emerge nella capacità di distaccarsi dalle connessioni per rivolgersi da solo a solo ad una persona, ad una comunità, a Dio.