1/ Kurdistan iracheno a rischio caos. Chiese in allarme (da Romasette) 2/ Iraq: tensioni tra curdi e iracheni nella Piana di Ninive. Padre Kajo (caldeo) a Sir, “cristiani di nuovo in fuga”
1/ Kurdistan iracheno a rischio caos. Chiese in allarme (da Romasette)
Riprendiamo dal sito di Romasette un articolo redazionale pubblicato il 30/10/2017. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (12/11/2017)
Il patriarcato siro ortodosso e il patriarcato caldeo hanno espresso all’unisono la propria preoccupazione per i recenti avvenimenti registrati nella Piana di Ninive, l’area di tradizionale radicamento delle comunità cristiane divenuta oggetto di contese territoriali e anche di confronto militare tra il governo centrale di Baghdad e la regione autonoma del Kurdistan iracheno. Recenti scontri tra esercito governativo e truppe curde Peshmerga, che rispondono al Governo regionale del Kurdistan – riferisce il Patriarcato siro-ortodosso in un documento diffuso ieri domenica 29 ottobre – hanno provocato la fuga di centinaia di famiglie cristiane che avevano da poco fatto ritorno alle loro case nelle cittadine di Telkaif e Baqofa, sottratte da pochi mesi alle milizia jihadiste dell’auto-proclamato Stato Islamico (Daesh).
«La vittoria contro il Daesh – rimarca il Patriarcato siro ortodosso – era stata resa possibile proprio dal coordinamento tra esercito iracheno e Peshmerga curdi, e al sacrificio condiviso da curdi e arabi. E adesso i governi di Baghdad e di Erbil devono incontrarsi sulla base di quello stesso spirito di collaborazione, per sciogliere attraverso il dialogo i punti di contrasto e lavorare a vantaggio delle popolazioni dell’intera regione».
Analoghe raccomandazioni sono state espresse dal Patriarcato caldeo in in un documento diffuso domenica 29 ottobre per esprimere la propria visione in merito al futuro delle città cristiane della Piana di Ninive. Nel documento, il Patriarcato caldeo prende atto che «la giurisdizione sulla pianura di Ninive, unificata, stabile e protetta fino al 2003, viene oggi contesa tra il governo iracheno e le forze curde». Ricorda i recenti scontri che hanno contrapposto l’esercito iracheno e i gruppi di mobilitazione militare popolare – in prevalenza sciiti – ai peshmerga curdi. Il Patriarcato caldeo invita a porre fine alla contesa giurisdizionale in atto sulla Piana di Ninive, ritornando alla situazione pre-2003, quando il governo centrale aveva recuperato il controllo su tutta la regione, e raccomanda di inquadrare tutte le milizie e i gruppi armati locali – spesso organizzati su base etnico-religiosa – nell’esercito nazionale e nelle forze di sicurezza federali.
Nella giornata di domenica 29 ottobre anche il presidente della Regione autonoma del Kurdistan, Masud Barzani, ha diffuso una lettera per confermare la sua intenzione di lasciare la carica presidenziale il prossimo primo novembre, alla fine del suo corrente mandato, rifiutando di prendere in considerazione eventuali estensioni del suo incarico, come suggerito da alcuni suoi sostenitori. In serata, durante un’apparizione televisiva, Barzani ha accusato anche gli Stati Uniti di non aver sostenuto con determinazione la prospettiva della piena indipendenza del Kurdistan, affermata dai risultati plebiscitari del referendum pro-indipendenza svoltosi lo scorso 25 settembre.
2/ Iraq: tensioni tra curdi e iracheni nella Piana di Ninive. Padre Kajo (caldeo) a Sir, “cristiani di nuovo in fuga”
Riprendiamo dall’agenzia di stampa Agensir un articolo redazionale pubblicato il 26/10/2017. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (12/11/2017)
padre Salar Kajo (Foto Sir/Rocchi)
“Ci sono stati scontri lo scorso 24 ottobre tra le truppe curde Peshmerga e l’esercito iracheno, nel quale sono comprese anche le ‘Brigate Babilonia’ (milizie di protezione popolare che conta nelle proprie fila anche cristiani, ndr). Durante lo scambio a fuoco alcuni razzi hanno colpito diverse abitazioni e la chiesa. A causa di ciò oltre 850 famiglie hanno lasciato Tellusqof per trovare riparo e rifugio in quelli vicini, come Alqosh e Batnaya. Sono rimasto io con alcuni giovani del villaggio per mantenere la sicurezza ed evitare che le abitazioni dei cristiani vengano prese di nuovo dagli arabi”.
Così il sacerdote caldeo, padre Salar Kajo, racconta al Sir le tensioni nella Piana di Ninive rinfocolate dopo l’esito del referendum del 25 settembre scorso sull’indipendenza del Kurdistan da Baghdad. “Tellusqof è di nuovo deserto. Le famiglie vorrebbero rientrare – spiega il sacerdote la cui presenza nel villaggio è nota sia ai militari curdi che a quelli iracheni – però la situazione non è ancora chiara, non sappiamo come intendono risolverla. Si era parlato di un accordo tra curdi e iracheni per assumere il controllo della zona senza combattere. Ma di questo accordo non abbiamo ancora visto nulla di concreto. Per adesso non è cambiato niente”.
Chiaro il riferimento di padre Kajo ad un comunicato in cui la Regione autonoma del Kurdistan iracheno auspicava un “immediato cessate-il-fuoco” e ribadiva la disponibilità a “congelare” l’esito del voto così da aprire un canale di dialogo con il governo centrale di Baghdad. Una vera e propria beffa per gli abitanti cristiani soprattutto adesso che la maggior parte delle case danneggiate durante l’occupazione dell’Isis erano state ripristinate e che oltre il 70% delle famiglie espulse dalle milizie nere del Califfo avevano fatto ritorno in città.
È andata peggio ad un altro villaggio cristiano della Piana di Ninive, Telkeif: “Prima dell’Isis era interamente cristiano oggi, invece, totalmente abitato da musulmani, tra loro anche famiglie dell’Isis che sono state alloggiate lì. Le case dei cristiani sono state occupate dai musulmani. Difficile prevedere un ritorno delle famiglie cristiane se non cambierà la situazione sul terreno”. A tale riguardo i vescovi iracheni, al termine della loro assemblea svoltasi il 24 e 25 ottobre a Baghdad, hanno diffuso un comunicato in cui esprimono preoccupazione per le tensioni e sottolineato i rischi di un nuovo conflitto che troverebbe nella Piana di Ninive, tradizionalmente abitata dai cristiani, l’ipotetico campo di battaglia. Da qui l’appello ai leader politici “a impegnarsi per la pace attraverso il dialogo”, evitando così la spartizione della Piana tra Iraq e Kurdistan.