Samuele, connesso alla voce di Dio, di suor Pina Ester De Prisco
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Riprendiamo sul nostro sito un contributo preparato da suor Pina Ester De Prisco per il Sussidio del Centro Oratori Romani 2017/2018. I neretti sono nostri ed hanno l’unica finalità di facilitare la lettura on-line. Per altri articoli su Giosuè, cfr. la sezione Sacra Scrittura.
Il Centro culturale Gli scritti (5/11/2017)
Il racconto della vocazione di Samuele si apre con un versetto che ci fornisce due elementi importanti per la lettura del testo: Samuele continuava a servire il Signore, sotto la guida di Eli. Due indicazioni importanti per la vita di Samuele che è un servo, ma anche un discepolo di Eli, messo sotto la sua protezione. È il sacerdote Eli a dirigere la vita del santuario, anche se fattivamente è il giovane Samuele a farsene carico, attraverso il lavoro e la dedizione.
Pochi versetti prima l’autore ci informa che Samuele cresceva in statura e bontà davanti al Signore e agli uomini (1 Sam 2,26), parole che saranno riprese dall’evangelista Luca nella descrizione della crescita di Gesù (Lc 2,40).
Il servizio che è chiamato a svolgere Samuele ha una caratteristica importante: è contraddistinto dalla rarità della Parola di Dio e dalla poca frequenza delle visioni, dunque c’è una “penuria del vedere e dell’ascolto”. Per cui la vocazione di Samuele si colloca in un tempo di aridità, non è un tempo favorevole, qualificato di estasi, visioni, annunci, ma è tempo di silenzio e sobrietà.
Eppure Samuele continua a rimanere nel tempio e a stare con Eli, che ormai è un uomo vecchio, non più capace di vedere. Samuele è un giovane solo, perché serve Dio che non parla e non si fa vedere ed è in compagnia di un uomo che, ormai per la sua età avanzata, si ferma a casa e non va più nel tempio.
L’autore ci introduce in un particolare che di primo impatto potrebbe risultare superficiale: «la lampada di Dio non era ancora spenta» – cosa significa tale sottolineatura? Che il giorno non era ancora arrivato, non era ancora mattino, perché il libro del Levitico (Lv 24,1-4) ci riferisce che la lampada ardeva da sera a mattino davanti al Signore. Samuele sta dormendo ed è coricato nel tempio del Signore, accanto all’arca di Dio e il Signore si rivela lì, lo chiama ed egli risponde; corre da Eli perché crede che a chiamarlo sia stato lui, ma quest'ultimo gli dice di tornare a dormire, perché non lo ha chiamato. Samuele obbedisce e torna a dormire. Il Signore lo chiama per la seconda volta e tutto si ripete come la prima volta.
Il testo precisa che fino a quel momento Samuele non aveva conosciuto il Signore, né mai gli era stata rivolta una parola da parte sua, ed è per questo che quando Samuele si sente chiamato, pensa che a farlo sia stato Eli – unica figura autorevole e religiosa conosciuta finora.
Il Signore chiama ancora una terza volta e a questo punto Eli comprende che sta accadendo qualcosa di grande nella vita del ragazzo, ma di rilevante anche per quel momento storico, rappresentato dalla scarsità della Parola di Dio e delle visioni. Eli si desta, prende coscienza che questo è anche il suo momento, quello di fare ciò che compete ad ogni sacerdote: guidare il ragazzo all’incontro vero con il Signore.
A questo punto tutto comincia ad assumere contorni più visibili e chiari nella vocazione di Samuele, e sono interessanti le indicazioni che Eli dà al ragazzo, sono le parole di un uomo saggio.
In primis gli dice di tornare a dormire, ossia alla condizione nella quale si trovava prima di essere chiamato, poi gli dice che se il Signore lo chiamerà ancora, può rispondergli in questo modo: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta». E Samuele obbedisce, è giovane, e sa ascoltare, essere docile, ma soprattutto sa mettersi alla scuola di un uomo più grande e saggio.
In questo caso, però, l’aiuto risulta reciproco, perché la chiamata di Samuele aiuta anche il vecchio Eli - forse rimasto senza speranza - soprattutto la speranza di ascoltare la Parola di Dio e che il Signore scegliesse ancora di mostrarsi all’uomo con delle visioni. In questa notte la luce si sta riaccendendo anche nella sua vita.
Il Signore è intenzionato a incontrare Samuele e difatti arriva di nuovo, gli sta accanto, lo chiama, come le altre volte e si fa riconoscere secondo le indicazioni che Samuele ha ricevuto da Eli. È un dialogo tra Dio e Samuele, eppure la mano di Eli dirige questo nuovo incontro.
Il Signore lo coinvolge subito nei suoi piani, confermando la posizione di Samuele come “suo servo”, gli rivela ciò che ha intenzione di compiere contro la casa di Eli e, in particolare, contro i suoi due figli, i quali hanno peccato contro il Signore, ma che Eli non ha punito, lasciando che le loro scelleratezze non trovassero correzione.
Samuele ascolta e torna a dormire. Non si esalta dinanzi a tale visione e al mattino come sempre apre le porte della casa di Dio; la Parola di Dio non lo sottrae al suo quotidiano. Non osa, però, manifestare ad Eli il contenuto della visione avuta durante la notte. Eli, però, lo chiama e gli chiede quale discorso Dio gli abbia fatto. Eli ha capito che il Signore in quella notte si è davvero manifestato e chiede a Samuele di non nascondergli nulla di quanto il Signore ha espresso. Allora Samuele - ancora obbediente - gli rivela le intenzioni di Dio ed Eli risponde in un modo che per noi è sorprendente: «È il Signore! Faccia ciò che a lui piace». Quest’affermazione possiamo interpretarla in due modi: è il Signore che ha parlato e dunque riconosco la sua visita, Lui ha veramente pronunciato tali parole, ma può anche significare: è il Signore, è Lui il solo a poter decidere, ad avere autorità su tutto e soprattutto ad avere l’ultima parola sulla nostra vita. Eli, allora, si arrende alla Parola di Dio, non oppone resistenza.
Intanto Samuele dopo tale visione acquista autorità presso il popolo, perché il Signore è con lui, e non lascia andare nessuna delle parole che Dio pronuncia per lui, e tutte le parole ricevute da Samuele, sono ratificate da Dio, nel suo dargli compimento. Per tutto Israele si seppe che Samuele era diventato “il profeta del Signore” e le parole continue che Dio gli rivolgeva giungevano a tutto Israele, come Parola di Dio.
Il racconto di Samuele è paradigmatico di molte narrazioni di vocazione presenti nella Scrittura e in particolare nel Nuovo Testamento.
Il vangelo di Marco (Mc 1,14-20) in modo lapidario racconta della chiamata di due coppie di fratelli, tutti e quattro pescatori. I primi due colti nell’atto di gettare le reti, dunque all’inizio del loro lavoro, mentre gli ultimi due nel gesto di riassettare le reti, a conclusione della loro attività.
Gesù passa, li chiama, lo seguono, lasciando ogni cosa, senza remore, senza ripensamenti; come Samuele, come “tutti i chiamati della storia”, quando percepiscono la voce di Dio. Se attenti e connessi alla nostra storia presente, tutti possiamo essere capaci di ascoltare Dio che passa e chiama. E noi affascinati dalla sua voce, dalla sua Parola, non possiamo fare altro che lasciarci coinvolgere e avvolgere nella sua Missione.
Li chiamò: Samuele, Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni…
Gustiamo anche noi il modo in cui Dio ci chiama.
Ora e qui, Dio passa e chiama.