La spinta dei santi. Sono così, i santi: persone normali, somiglianti a tutti e insieme speciali, perché pronte a sollevare, a scuotere, a tirar fuori, di Gian Carlo Olcuire

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /11 /2017 - 12:00 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito Vino nuovo un articolo di Gian Carlo Olcuire pubblicato l’1/11/2017. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Arte e fede.

Il Centro culturale Gli scritti (1/11/2017)

L’INCATENATO LIBERATO 
(Edoardo Tresoldi e Gonzalo Borondo, 2015, Milano, Università Bicocca)

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati». Mt 5,1-12a

Se, invece di continuare a subire, uno prova a rimettersi in piedi, può farcela per meriti propri, ma, più spesso, ci riesce per una spinta: ciò che in qualche modo fanno i santi, con la loro forza spirituale.

Quest’opera, totalmente laica per concezione e collocazione, non è nata – ovviamente – per dare forma ai santi. Però rende l’idea di stelle che non stanno a guardare gli affanni di un uomo e si danno da fare, dal basso, perché costui abbia la possibilità di elevarsi.

Sono così, i santi: persone normali, somiglianti a tutti e insieme speciali, perché pronte a sollevare, a scuotere, a tirar fuori. Offrendo una prospettiva nuova a chi talvolta non riesce nemmeno a immaginarla. Grazie a loro, infatti, un incatenato (Chained è il titolo originale dell’installazione) non è più tale. E, dopo essersi riappropriato di una pienezza – resa dalla terza dimensione –, riesce a vedere e ad andare al di là del muro.

Realizzata a più mani, l’opera mostra – oltre all’aiutare – l’importanza del saper chiedere aiuto e del lasciarsi aiutare. Dei due autori, Borondo ha dipinto i liberatori, mentre a Tresoldi è toccata la modellazione del liberato… in rete metallica: un materiale trasparente, che, consentendo la visione dello sfondo, lo modifica senza invaderlo. Dando vita a una nuova presenza, lieve e potente al tempo stesso, che entra a far parte sia del paesaggio sia di chi guarda.

È augurabile che il fascino del liberato non faccia dimenticare i liberatori, ai quali non interessa tanto la propria santità individuale quanto il fatto che tutti possano farsi santi.