L’estate dei nostri campi scuola. Dedicato a tanti sacerdoti e animatori che, in questa stagione, hanno speso energie e tempo per seminare nel cuore dei giovani, di Paolo Ricciardi
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di don Paolo Ricciardi, parroco della parrocchia di San Carlo da Sezze in Roma. Per approfondimenti, cfr. la sezione Tempo libero.
Il Centro culturale Gli scritti (3/9/2017)
Ancora una volta l'estate – calda, intensa, frenetica, con vacanze che a volte invece di farti riposare ti stressano – sta finendo… E finisce lasciando nell’animo di molti l’ansia “terribile” di settembre che riprende a pieno ritmo senza possibilità di “orari provvisori”.
Un’altra estate finisce senza più cartoline da spedire, ma con una memoria piena di foto inviate, cliccate, “taggate”, e centinaia di amici “virtuali” che riempiono di “emoticon” e “like” i gruppi Whatsapp, le pagine Facebook, gli album di Instagram, con commenti più o meno banali.
Ma – grazie a Dio – c’è “un’altra estate” che ha riempito di valore questo tempo nella vita di centinaia di persone.
Un’estate ricca, come sempre, di una Grazia particolare. Di cui non troveremo notizie su riviste e su giornali, né sulle pagine più visitate della Rete. Un’estate diversa che, da decenni, segna la vita di tanti bambini, in particolare di tanti giovani e adolescenti.
Un’estate che resiste, grazie alle nostre parrocchie, con una fedeltà commovente, che unisce e travalica le generazioni, con modalità che cambiano e tradizioni che reggono.
È l’estate dei “nostri” campi-scuola, con quel non so che di speciale, di intimo, di bello – resistente ai tempi – che dà uno sguardo e un colore ad ogni estate, tra il vociare dei ragazzi nelle stanze e le corse notturne nei corridoi, e poi il silenzio di una Veglia intorno al fuoco o davanti a un Tabernacolo.
L’estate in cui si fa guardare il Cielo osservando le stelle. E poi le montagne, i sentieri, forse un tuffo in acqua, la vastità del panorama fuori di noi. E in noi.
Resistono, fedeli, i nostri campi-scuola, dove si insegna e si impara a leggersi dentro, magari facendo uscire qualche lacrima di rabbia o di commozione; i campi scuola dove i ragazzini si innamorano sotto lo Sguardo di Dio; dove tanti diventano amici o litigano, per poi ritrovare pace durante una Celebrazione; i campi scuola dove si impara un canto nuovo, si gioca, di giorno e di notte, senza bisogno di un computer o di un telefono; dove ci si divide in gruppi, o squadre per condividere o per servire; i campi-scuola dove si vede un film che ci tocca l’anima; dove i nostri passi raggiungono, non senza fatica, i luoghi sacri della creazione o della nostra tradizione cristiana.
Resistono, con rinnovato stupore, i nostri campi-scuola, nella fatica ripagata di centinaia di sacerdoti e animatori, pur con qualche piccola cosa che non va secondo i nostri piani. Perché c’è un piano di Dio che va oltre l’uomo. Dove ci si commuove nel vedere un giovane in ginocchio davanti all’Eucaristia, o immerso in un prato a leggere la Bibbia.
Resistono, i campi-scuola, tra odori di cucina e di camerata, nella gioia di una chiacchierata e nella pace di una Confessione, nell’atmosfera di una notte passata ad attendere l’alba, nei canti sul pullman; nelle scenette dell’ultima sera; nel ricordino, che appenderemo in stanza o terremo sul comodino. O in quel segno intorno al collo o al braccio che terremo per un po’ con quel nome, quella data, quel luogo diventato caro.
Resistono, i nostri campi scuola, con quelle soprese che vengono da Dio, il Quale sa sempre toccare il cuore di tanti in modo nuovo, anche di chi credevamo più lontano, o con lo sguardo spento. E che invece l’ultimo giorno ti rivela di aver sentito qualcosa di bello e che desidera cambiare.
Anche l’estate dei campi-scuola finisce, ma restando indelebile nella vita di un giovane, modellando il suo cuore che cresce.
Perché Dio ha scelto l’estate – tra tutte le stagioni – per spargere i semi più forti nel terreno della gioventù e per raccogliere i frutti più belli che difficilmente marciscono.