Migranti dall’Africa: qualche idea per cambiare rotta, di Martino Ghielmi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 28 /08 /2017 - 13:34 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito www.vadoinafrica.com un articolo del fondatore del sito Martino Ghielmi, pubblicato il 12/5/2017. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Immigrazione, accoglienza, integrazione.

Il Centro culturale Gli scritti (28/8/2017)

La Porta di Lampedusa, monumento in 
ricordo di chi non è mai arrivato.

Una premessa: ho aperto Vadoinafrica per dare un contributo a cambiare lo sguardo verso il mondo africano. Oltre il desueto e ingeneroso “andiamo-ad-aiutarli”. Al di fuori di scenari neocoloniali.

Sono ben consapevole di come questo sia un compito arduo.

In particolare di questi tempi pronunciare le sei lettere della parola “Africa” significa evocare uno dei timori ancestrali dell’essere umano: L’INVASIONE

Si pensa che un miliardo abbondante di africani non vedano l’ora di lasciare tutto per venire in massa da noi.

Ma è veramente così?

Mi avventuro “fuori dal seminato” dando qualche spunto sulla spinosa questione immigrazione. Consapevole che è su questo tema che si giocheranno tutte le prossime elezioni politiche europee. Ben più che l’asse destra-sinistra si scontreranno nazionalismo-multiculturalismo.

Come sempre ti invito a interagire attivamente commentando (toni pacati anche se il tema è scottante, please) e condividendo!

La vera soluzione alle migrazioni dall’Africa

Diciamocelo una volta per tutte con chiarezza: i giovani africani che rischiano la vita per attraversare il Sahara, la Libia e il Mediterraneo  sono in massima parte in cerca di un futuro migliore. Cercano una prospettiva, una dignità in primis attraverso un lavoro. Sperato, desiderato, sognato (spesso senza elementi concreti) proprio come tanti coetanei lasciano l’Italia per Londra, Berlino o Shanghai.

Sono del tutto d’accordo con Gabriele del Grande nel dire che l’accoglienza, così come è concepita, è una costosissima fabbrica di clandestinità!

“Nessuno rischia la vita in mare per guardare la Champions su un divano di un centro di accoglienza!”

Il sistema attuale, pur con rare eccezioni, utilizza enormi risorse pubbliche (quasi 5 miliardi lo scorso anno). Per cosa?

- alimentare aspettative non mantenute

- produrre tensioni sociali

- generare, alla fine di qualche anno di mantenimento, dei sub-cittadini spinti verso il lavoro nero (assai florido in molti settori, vedi agricoltura), espedienti disumanizzanti (i tanti giovani nigeriani che chiedono l’elemosina in strada) o direttamente nel business della criminalità!

Prendiamone atto.

E creiamo le condizioni (politiche) per introdurre delle reali alternative all’asilo politico come porta di accesso dall’Africa all’Europa. Diamo la possibilità concreta di cercare un lavoro regolare!

La mobilità delle persone è un dato di fatto. La modernità si caratterizza per una cosa: gli individui vogliono compiere libere scelte sul proprio destino. Prendiamone atto e riscriviamo le regole, proprio come in passato è stato fatto con l’Est Europa o con i tunisini nel 2011.

Siamo forse stati invasi dai rumeni? O dagli albanesi?
Quante opportunità (per l’Italia) ha invece prodotto il regolarizzare un dato di fatto?

Perché non è possibile che un africano presenti domanda di “visto per ricerca lavoro” in ambasciata? Certo, fornendo alcune garanzie economiche (minori o uguali di quelle che investe attualmente per arrivare via Sahara, Libia e mare!), frequentando un corso preparatorio di italiano (in loco).

Viaggerebbe così in aereo (proprio come può fare un rumeno o brasiliano), affittare un alloggio, cercarsi un lavoro (in regola). Se lo trova ed è contento, rinnova il permesso. Se non lo trova e si rende conto che qui la vita è ben più dura di come si aspettava, sarà il primo a scegliere di rientrare in patria. Dove, poco ma sicuro, non viveva in strada!

Un’opzione possibile è che scelga di avviare un’attività (legale) di import-export. Proprio come molti connazionali fanno con successo in Cina o in India. Questo peraltro aprirebbe reali opportunità per le piccole e medie imprese che, da sole, faticano ad avventurarsi nei dinamici ma complessi mercati africani.

Pensiamoci. Anche perché non cambiando nulla lasciamo il monopolio della mobilità Sud-Nord alle mafie. Che ci fatturano miliardi di dollari subito reinvestiti in armi e terrorismo.

Superare un sistema assistenzialista che non funziona consentirebbe di limitare il pericoloso risentimento che l’attuale situazione sta generando:

-in chi è “accolto”, trattato come un bambino incapace di badare a sé stesso quando, in gran parte dei casi, è una persona maggiorenne e con un’esperienza

-in chi subisce dall’alto la distribuzione degli “accolti” senza alcun dialogo con amministrazioni locali e cittadinanza.

Con questa premesse ho scelto anch’io di aderire alla manifestazione nazionale per l’accoglienza, contro i muri e contro i razzismi che si è tenuta a Milano sabato 20 maggio 2017.

Ed è con questa premesse che sostengo l’adesione alla campagna #EroStraniero per il superamento della legge Bossi-Fini.

Questi i principali punti della proposta di riforma:

1/ Introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione

2/ Reintroduzione del sistema dello sponsor (sistema a chiamata diretta)

3/ Regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”

4/ Nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali

5/ Misure per l’inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo

6/Godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati

7/ Abolizione del reato di clandestinità