Dal sabato alla domenica, un passaggio teologico che non disprezza (di G.M.)
Nel passaggio dal sabato alla domenica, non è avvenuto semplicemente un trasferimento del giorno di festa, “distruggendo” l’ebraismo.
La fede cristiana osa affermare che siamo anche qui dinanzi ad un compimento che conserva. Il Cristo non toglie neanche uno iota od un apice. Ma come capire allora l’abolizione del sabato? Ma è vera abolizione poi? I gruppi fondamentalisti, non seguendo la grande chiesa nella sua sapienza, si sentono in dovere di tornare all’antica osservanza per esprimere il rispetto di Dio che quel sabato aveva comandato.
Solo a partire dal Cristo stesso è possibile non solo capire, ma anzi contemplare l’assoluta fedeltà e novità della proposta cristiana. Il sabato è Cristo! Cristo non si limita a dire che il sabato è per l’uomo e, quindi, di per sé, da un punto di vista strettamente etico, può essere eccezionalmente violato. La lettura sabbatica dei vangeli va ben oltre: il Cristo guarisce di sabato, perdona di sabato, agisce di sabato. Sembra che provi gusto ad operare di sabato. Non è polemica la sua, è piuttosto manifestazione che è lui stesso ad essere il sabato, cioè il riposo, la comunione con Dio.
E’ nella comunione con Cristo – sposo come il sabato è sposo, sposo più del sabato stesso – che è possibile la comunione con Dio. E’ il Cristo che concede salvezza, riposo, perdono, comunione.
Ecco perché – dirà la lettera agli Ebrei – tutti coloro che ci hanno preceduto, da Abramo a Mosè ed oltre, non sono entrati nel “riposo”! Non sono entrati per manifestare che il vero riposo doveva ancora giungere, che il vero luogo della comunione con Dio non era il sabato, non era la terra promessa. Per la lettera agli Ebrei Mosè è morto fuori della terra, non perché peccatore, ma molto più per manifestare che il vero “riposo” non era ancora in mezzo agli uomini.
E’ perché Cristo è riposo e comunione divina che allora il “suo” giorno, il giorno della sua resurrezione, può divenire “giorno di Dio”. Ecco il senso della domenica.
Non un giorno che si sostituisce ad un altro, ma il Corpo del Risorto che è vero sabato. La fede cristiana non intende negare che nell’antica alleanza Dio abbia veramente offerto e chiesto il sabato all’uomo. Lo comprende, però, oggi, ora che i tempi sono giunti alla pienezza, spiritualmente: cioè a partire da Cristo.
La domenica, in prospettiva cristiana, non è così semplicemente uno spostamento del sabato, ma ne è la sua pienezza, il suo compimento.
Come per il sacrificio della croce che è l’approfondimento non la negazione dei sacrifici antichi, così avviene della domenica rispetto al sabato.
La fede cristiana osa affermare che siamo anche qui dinanzi ad un compimento che conserva. Il Cristo non toglie neanche uno iota od un apice. Ma come capire allora l’abolizione del sabato? Ma è vera abolizione poi? I gruppi fondamentalisti, non seguendo la grande chiesa nella sua sapienza, si sentono in dovere di tornare all’antica osservanza per esprimere il rispetto di Dio che quel sabato aveva comandato.
Solo a partire dal Cristo stesso è possibile non solo capire, ma anzi contemplare l’assoluta fedeltà e novità della proposta cristiana. Il sabato è Cristo! Cristo non si limita a dire che il sabato è per l’uomo e, quindi, di per sé, da un punto di vista strettamente etico, può essere eccezionalmente violato. La lettura sabbatica dei vangeli va ben oltre: il Cristo guarisce di sabato, perdona di sabato, agisce di sabato. Sembra che provi gusto ad operare di sabato. Non è polemica la sua, è piuttosto manifestazione che è lui stesso ad essere il sabato, cioè il riposo, la comunione con Dio.
E’ nella comunione con Cristo – sposo come il sabato è sposo, sposo più del sabato stesso – che è possibile la comunione con Dio. E’ il Cristo che concede salvezza, riposo, perdono, comunione.
Ecco perché – dirà la lettera agli Ebrei – tutti coloro che ci hanno preceduto, da Abramo a Mosè ed oltre, non sono entrati nel “riposo”! Non sono entrati per manifestare che il vero riposo doveva ancora giungere, che il vero luogo della comunione con Dio non era il sabato, non era la terra promessa. Per la lettera agli Ebrei Mosè è morto fuori della terra, non perché peccatore, ma molto più per manifestare che il vero “riposo” non era ancora in mezzo agli uomini.
E’ perché Cristo è riposo e comunione divina che allora il “suo” giorno, il giorno della sua resurrezione, può divenire “giorno di Dio”. Ecco il senso della domenica.
Non un giorno che si sostituisce ad un altro, ma il Corpo del Risorto che è vero sabato. La fede cristiana non intende negare che nell’antica alleanza Dio abbia veramente offerto e chiesto il sabato all’uomo. Lo comprende, però, oggi, ora che i tempi sono giunti alla pienezza, spiritualmente: cioè a partire da Cristo.
La domenica, in prospettiva cristiana, non è così semplicemente uno spostamento del sabato, ma ne è la sua pienezza, il suo compimento.
Come per il sacrificio della croce che è l’approfondimento non la negazione dei sacrifici antichi, così avviene della domenica rispetto al sabato.