Pandemia: il malessere ormai è di tutti. Il Convegno della Caritas di Roma che si è svolto il 26 maggio 2017 - “Le solitudini a Roma. La nuova pandemia sociosanitaria per anziani, giovani e famiglie” – è il chiaro segno della necessità che esista la Chiesa e che sia propositiva e non viva di sole emergenze. Breve nota di Andrea Lonardo
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. per approfondimenti, cfr. la sezione Carità, giustizia, annunzio.
Il Centro culturale Gli scritti (29/5/2017)
Pandemia. Tutti stanno male. Un convegno della Caritas romana lo denuncia fortemente. Gli anziani sono soli. Le famiglie non hanno chi le sostiene. I giovani sono “orfani” di figure adulte credibili e abbandonati a se stessi.
La novità della condizione post-moderna è che il malessere non riguarda più qualcuno in particolare, ma tutti. Non si tratta più di qualche categoria disagiata, ma di un disagio diffuso. Dove mancano i punti di riferimento, le mete condivise, i luoghi di incontro frutto di una sedimentazione storica, ognuno è solo.
Si pensi solo alla decadenza delle sezioni di partito che un tempo vedevano raccogliersi le persone per quartiere. O alla debolezza della scuola come realtà ormai incapace di creare un senso di comunità: talvolta bastano, infatti, 4 o 5 ragazzi disinteressati allo studio, spalleggiati in questo da famiglie riluttanti all’impegno, che un intero corpo docente possa trovare difficoltà a proporre un adeguato percorso ad un’intera classe di studenti.
La presenza del nihilismo dominante non si manifesta innanzitutto nelle idee o nei contenuti della scuola o della società, ma prima ancora nell’incapacità di creare reti di rapporti significativi che diano valore all’esperienza degli anziani, sostengano le famiglie che credono alla generazione della vita, uniscano i giovani in un impegno comune.
La disgregazione è il risvolto sociale del nihilismo del pensiero.
Qui si dimostra interessante e anzi decisiva l’ipotesi cristiana. In essa, mentre ci si dedica al recupero di chi si è perso, al contempo si costruisce una visione dell’uomo, degli anziani, delle famiglie de i giovani (e, quindi, del lavoro e della cultura, come del matrimonio e della paternità) che sola permette di far fronte ad una pandemia.
Non si tratta, come insegna la storia, solo di andare in cerca di chi si è smarrito, ma di prevenire lo smarrimento, costruendo una città – e con essa una Chiesa – che sia casa dove si possa vivere e si possa aiutare chi si è perso.
La carità della Chiesa va in cerca di chi è perduto, ma annunzia anche che esiste una visione della vita che permette di non perdersi, anzi di diventare talmente solidi da permettere di dedicarsi anche a chi si fosse perso. Se tutti si fossero persi, se non ci fossero anziani, famiglie e giovani che non si perdono, nessuno potrebbe preoccuparsi di aiutare, ma tutti si limiterebbero a chiedere aiuto, senza mai riceverlo.
Un malessere pandemico è risolvibile solo facendo nascere la Chiesa. Si tratta di riscoprire che il vangelo da valore all’esperienza dei vecchi, facendo loro ritrovare la vocazione al dono e l’impegno per le nuove generazioni. Si tratta di confermare le famiglie nella loro vocazione all’amore per la generazione e di sostenerle nel loro impegno con la cultura e la catechesi, Si tratta di indicare ai giovani una possibilità di studiare per capire la vita, indicando loro l’affidabilità di maestri e la bellezza di un impegno a servizio del Signore e del mondo.
Si tratta di passare da una visione legata ad emergenze incalzanti sempre diverse, ad un progetto di società e di Chiesa che abbia chiari i caposaldi su cui sia possibile fondare un’esistenza.
L’esperienza mostra che punti di riferimento possono essere oggi gruppi di famiglie che si ritrovano insieme a condividere prospettive e valori per diventare un luogo di relazioni abitabili. Che punti di riferimento sono quelle amicizie cariche di testimonianza e impegno dove giovani o anziani si trovano a condividere uno sguardo sulla vita e sul mondo. Che punto di riferimento sono alcune parrocchie che si ergono come gli antichi monasteri e chiunque ritrova in esse il gusto di educare, il desiderio di un impegno culturale e caritativo, la passione per l’annunzio e la catechesi, con la liturgia che, alla presenza del Signore, rigenera ogni domenica la comunione di tutti.
Lo ripetiamo: è qui che si dimostra interessante l’ipotesi cristiana. Non si tratta di mettere pezze ora qui, ora là. Si tratta della necessità che esista la Chiesa con il suo annunzio di fede, di speranza e di carità.