1/ Pasqua. Mille volte risorgesse Cristo a Gerusalemme, ma non in te, saresti perduto in eterno!, di Andrea Lonardo 2/ Sabato Santo. “E Dio vide che quanto aveva fatto era molto buono e si riposò dalla sua opera”, di Andrea Lonardo
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Pasqua. Mille volte risorgesse Cristo a Gerusalemme, ma non in te, saresti perduto in eterno!, di Andrea Lonardo
Riprendiamo in anticipo da Romasette di Avvenire del 19/4/2017 un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti cfr. le sezioni Catecumenato e catechesi degli adulti e Liturgia.
Il Centro culturale Gli scritti (15/4/2017)
Catecumeni romani nel giorno dell'elezione, prima del loro Battesimo
Della morte non si parla nei salotti. Eppure la resurrezione parla della morte. Anche ai bambini si cerca di nasconderla, mentre essi non hanno domanda più grande. “Mamma, se muori, potrai amarmi ancora?”, mi raccontò una madre del figlio.
Uno dei grandi problemi educativi moderni è che si trattano i bambini quasi fossero dei deficienti e ci si illude che essi non sappiano niente della morte e che sia quindi bene evitare loro di partecipare al funerale del nonno, perché altrimenti si spaventerebbero. Chesterton amava invece dire che è impossibile nascondere i draghi dalle favole dei bambini. Essi sanno benissimo che i draghi esistono, prima ancora che gliene parliamo: hanno bisogno che gli si parli di San Giorgio che sconfigge il drago! Li rasserena la certezza che esiste qualcuno che è più forte del male, non una generazione di adulti che finga.
Ecco la gioia della Pasqua: non una finzione, ma la vittoria sul più grande nemico dell’uomo, la morte.
La morte più dolorosa che deve essere vinta non è la mia propria morte, ma quella della persona che amo. Epicuro si sbagliava quando affermava che la morte non era un problema, perché se ci sono io, la morte non c’è e se c’è la morte io non ci sono. Ragionava da persona sola e povera d’amore.
Un genitore sarebbe disposto a morire per salvare un figlio: ciò che non può accettare è la morte del proprio figlio. In quel caso lui ci sarebbe e ci sarebbe contemporaneamente la morte.
Chi ama desidera la vita dell’amato. Chi ama desidera non solo che l’amore sia forte come la morte, ma molto più che l’amore sia più forte della morte. Amoris laetitia ci ricorda che l’amore non è un inganno, perché l’amore è fatto da Dio per essere eterno.
Ed ecco il mattino di Pasqua. L’uomo da sempre aveva desiderato la vittoria sulla morte, ma mai era giunto a credere fino in fondo che ciò fosse possibile. Già l’uomo primitivo, a differenza degli australopitechi, seppelliva i morti, perché aveva il senso dell’infinito. Ma quale tristezza quando gli eroi omerici, scendendo nell’Ade, non riuscivano nemmeno a stringere i loro cari, ridotti ad ombre.
La Maddalena, invece, e Pietro e Tommaso e Paolo vedono e toccano. Non è un fantasma. E noi abbiamo in loro la certezza della sua resurrezione. A tutti appare evidente che non possono aver mentito. Non possono aver rapito quel corpo, bensì lo hanno incontrato vivo. Ne sono talmente certi che offrono la vita per annunciarlo al mondo. Roma, fondata da Romolo e Remo che hanno ucciso, viene rifondata da Pietro e Paolo che hanno dato la vita, a testimonianza della resurrezione.
La Pasqua è sempre viva e lo è nuovamente oggi nei martiri che non hanno paura di morire per il Signore, tanto sono certi della sua bontà. I copti (copto vuol dire “egiziano, con i passaggi fonetici avvenuti nei secoli egyptos-kyptos-coptos), ai quali da 14 secoli è vietato battezzare chiunque non sia nato in famiglie già cristiane, divengono, da martiri, annuncio vivo della resurrezione e la loro offerta parla. Tutti, pur nel dolore, sentiamo che hanno vinto l’odio e la paura con il loro amore all’Egitto e la loro fede sincera.
È Pasqua, allora, non solo perché Gesù è veramente risorto, ma perché oggi egli dona a noi la resurrezione. È Pasqua perché oggi egli dona a noi papa Francesco e lo guida con il suo Spirito. È Pasqua perché oggi i catecumeni vengono battezzati – a Roma sono 100.
Parafrasando un’espressione del mistico tedesco Silesius (sec XVII), si può ben dire: “Mille volte risorgesse Cristo a Gerusalemme, ma non in te, saresti perduto in eterno!”. Proprio il Battesimo celebrato nella notte annunzia che ognuno viene saldamente inserito in Cristo come un tralcio nella vita e diviene figlio. Nessuno è più solo. E la morte non ha più potere.
2/ Sabato Santo. “E Dio vide che quanto aveva fatto era molto buono e si riposò dalla sua opera”, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (15/4/2017)
J. Tissot, Gesù, servito gli angeli, dorme
Sabato Santo io lo amo. Per noi che viviamo dopo aver incontrato Gesù risorto, il Sabato Santo è già Paqua, perché sappiamo.
Nel Sabato la fatica è ormai compiuta, compiuto è l’amore di Dio fino alla croce. È come quando un uomo ha dato tutto e più di così non si poteva fare – e molto più di questo. È bello quando hai finito la fatica, quando hai dato tutto, quando non c’è pentimento, perché più di così non si poteva fare. E dici un “basta” sereno e ti riposi, vedendo la strada compiuta.
Qui non si poteva fare di più, non perché l’uomo di più non poteva fare, ma perché il “massimo” è stato fatto, perché è stato fatto proprio “tutto”. Per questo la rivelazione di Cristo è definitiva e non ce ne potrà mai essere un’altra ulteriore. Non per disprezzo di chi verrà dopo, ma perché qui Dio ha donato tutto se stesso, perché Dio è morto per i peccatori.
Ecco perché è sabato. Nel primo sabato della creazione Dio si riposò, perché aveva fatto tutto e tutto era “molto buono”. Dio crea e gode di aver creato. Dio crea e si riposa, perché “vede” ciò che ha fatto, fatto come doveva essere fatto. Nostalgia del nostro cuore che vorrebbe poter dire sempre: “Così doveva essere fatto ed è stato fatto”. Nostalgia del nostro cuore che non sopporta che le cose siano lasciate a metà, che le scelte non siano mai compiute e che tutto sia rinviato: siamo fatti per il compimento e, quindi, il riposo.
Ora Gesù riposa perché ha fatto tutto e tutto è “molto buono”. Da Genesi 1 e dal Calvario, dal riposo che viene dopo aver fatto la fatica di creare e di amare sino alla fine sulla croce, questa notte ripartiremo ancora, per scoprire che ancora qualcosa manca. C’è ormai più del settimo giorno, c’è ormai più del riposo, una volta che tutto è stato portato alla “perfezione”. Ma intanto c’è il Sabato, c’è il riposo vero, sereno, giusto. Perché la fatica è ormai finita.
E già questa mattina i 100 catecumeni che saranno battezzati a Roma stanotte vengono unti con l'unzione pre-battesimale scaturita dal Giovedì Santo, mentre professano il Credo...
P.S. Non si dimentichi che quel Sabato antico e quella prima Domenica hanno donato anche agli atei il riposo settimanale. Prima dell'ebraismo e del cristianesimo (e anche al di fuori del cristianeismo, si pensi alla Cina, ma anche al neo-paganesimo dei centri commerciali e dello shopping domenicale) si lavorava tutti i giorni e non c'era il riposo settimanale. Il riposo della creazione e il mattino di Pasqua hanno fatto scoprire anche ai non credenti che il lavoro esiste per il riposo e la festa, che la fatica esiste per la lode e la resurrezione (e anche l'Islam è stato a suo modo intelligente spostando il riposo al venerdì senza che esista un fatto che ne dia ragione, ma intuendo che ciò che ebrei e cristiani vivevano era oltremodo sensato e dando loro ragione).