«Ho pensato che avrei voluto vivere con l’uomo che amo non solo per qualche anno ancora, fino a quando la morte ci avrebbe inevitabilmente separati e ognuno - secondo le tradizioni giapponesi - si sarebbe reincarnato chissà dove e chissà quando, bensì per tutta l’eternità». Testimonianze di giovani e adulti che riceveranno il Battesimo nella notte di Pasqua 2017 (a cura di don Andrea Lonardo e suor Pina Ester De Prisco)
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni stralci dalle testimonianze di giovani e adulti che hanno chiesto di essere battezzati a Roma nella notte di Pasqua 2017. Per approfondimenti, cfr. la sezione Annunzio del vangelo.
Il Centro culturale Gli scritti (3/3/2017)
Antico fonte battesimale a Tunisi
(l'antica città di Cartagine), nel Museo del Bardo
Quest’anno saranno 94 gli adulti e i giovani che riceveranno in Roma il Battesimo, provenendo dall’ateismo, o da religioni dell’Estremo Oriente o ancora dall’Islam o dai testimoni di Geova come da altre visioni della vita. Anche quest’anno vale la pena leggere alcuni stralci delle loro testimonianze, per rendersi conto della ricchezza delle loro storie[1]. Si tenga presente che la Chiesa di Roma, in accordo con le direttive della Chiesa intera, propone ai catecumeni un cammino di due anni di riflessione e formazione, perché la loro scelta non avvenga sulle ali dell’emozioni. Molti di loro, anzi, all’inizio vorrebbero ricevere subito il Battesimo, mentre saggiamente i catechisti chiedono loro di pazientare, per verificare la verità delle loro intenzioni.
1/ Una giapponese che riflette sulle filosofie del suo paese e sull’arte cristiana
Scrive una catecumena di origine giapponese:
«Io provengo da un paese molto lontano, il Giappone, dove non esiste una vera e propria religione, ma soltanto una serie di tradizioni e di filosofie che si intrecciano tra di loro, come il buddhismo, lo shintoismo e tanti antichi codici di comportamento da osservare nei rapporti con il prossimo e con la natura, che contemplano al massimo il rispetto verso il prossimo e verso le altre creature, ma dove non c’è spazio per l’amore.
Sono arrivata in Italia nel lontano 1989 per studiare a Urbino all’Accademia di Belle Arti dove nello stesso anno ho conosciuto l’uomo che sarebbe diventato mio marito, un italiano di fede cattolica.
Ho sempre amato profondamente l’arte e mi sono gradualmente lasciata affascinare dall’arte sacra che ha espresso i più grandi capolavori di ogni tempo, come la Cappella Sistina o le Stanze di Raffaello, e riflettendo anche sull’arte greca o romana o su altre esperienze artistiche ho capito che nell’uomo di ogni tempo c’è sempre stata una grande tensione verso qualcosa di più perfetto, ossia verso Dio.
Mi sono poi sposata nel 1996 e vivo a Roma da oltre vent’anni, inserendomi bene da un punto di vista lavorativo e sociale, perché sono diventata guida, accompagnatrice e interprete turistica, illustrando a migliaia e migliaia di miei connazionali i grandi capolavori dell’arte, soprattutto quella sacra.
Indubbiamente l’arte sacra mi ha profondamente stimolata e ha preparato il terreno per la mia conversione, ma se c’è stato un fattore determinante per il mio accostamento al cristianesimo e alla Chiesa, quella cosa certamente è stata l’amore, perché ho pensato che avrei voluto vivere con l’uomo che amo non solo per qualche anno ancora, fino a quando la morte ci avrebbe inevitabilmente separati e ognuno - secondo le tradizioni giapponesi - si sarebbe reincarnato chissà dove e chissà quando, bensì per tutta l’eternità.
Quando dissi questo a mio marito, egli mi rispose, citando la prima lettera di San Giovanni: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1 Gv 4,8), facendomi così comprendere in un solo istante che io avevo già conosciuto Dio.
Insomma, se il Creatore permise all’umile asina di Balaam di poter parlare (Num 22,28-30) tanto più ha potuto permettere all’uomo che amo e che è fatto a sua immagine di dirmi quelle parole che hanno cambiato per sempre la mia vita.
In un momento ho capito che gli uomini di ogni cultura hanno da sempre cercato Dio, ma che soltanto con lo stesso amore con il quale lui ci ama lo si può trovare.
Poi mi sono rivolta al mio parroco, ho svolto la mia preparazione con i miei due ottimi catechisti, ho scoperto tante cose interessanti, ma tutto quello che ho appreso intellettualmente non varrebbe nulla se non avessi nel cuore quell’amore che - e lo dico con rispetto - nessun Papa per quanto santo, nessun Vescovo, Abate, Patriarca o Monsignore per quanto animati dalle migliori intenzioni, e neppure il miglior catechista del mondo può dare, ma che solo Dio può infondere, e che si serve semmai delle eccellenti persone che ho nominato come servitori per compiere la sua eccelsa opera.
Ora, Eccellenza, Lei, successore degli Apostoli, si trova a prendere con me, che vengo da lontano, la stessa decisione che prese il Suo predecessore Filippo al quale tanti secoli fa si rivolse un ministro che proveniva anche lui da molto lontano e che gli chiese “che cosa mi impedisce di essere battezzato?” (Atti 8,36)».
2/ Una coppia che chiede il Battesimo
Ecco, invece, il racconto a due voci di un marito e una moglie che sono arrivati insieme al passo di chiedere il Battesimo. Scrive lei:
«Da bambina non sono stata battezzata in quanto i miei genitori all’epoca appartenevano ad un altro credo religioso.
A causa di questa religione, ci sono state delle sgradevoli vicissitudini nella nostra famiglia, così successivamente i miei genitori hanno deciso di abbandonarla. Da quel momento posso dire ora, di essermi salvata, altrimenti la mia vita ne sarebbe stata sicuramente influenzata. Nonostante il tipo di religione, mi è stata comunque trasmessa la fede in Dio e sono cresciuta con una forte integrità morale.
Quando ero una ragazza, non mi pesava il fatto di non essere stata battezzata, anzi mi sentivo quasi “originale” nei confronti della maggior parte dei miei coetanei. Con il tempo ho capito che non era così e che interiormente mi mancava sicuramente qualcosa.
Ho sempre avuto un carattere solare, ma un po’ complicato, dovuto soprattutto al fatto di essere un po’ troppo sensibile. Questa sensibilità è stata causa a volte di forti sofferenze interiori.
Ho deciso di ricevere il Battesimo per sentirmi più vicina a Dio in quanto, anche se ho sempre creduto in Lui, mi sono sempre sentita come se mi mancasse qualcosa.
Sicuramente è stata una coincidenza, ma da quando abbiamo deciso di iniziare il corso di catechesi, mio marito ed io, in ambito privato, abbiamo dovuto affrontare parecchi problemi, piccoli impedimenti, uno dietro l’altro, inoltre abbiamo affrontato un periodo veramente buio. Il momento più brutto è stato tra il mese di settembre e novembre 2016, abbiamo vissuto dei momenti orribili; ho rimpianto tutto quello che prima consideravo dei problemi, invece ho capito che erano solamente delle stupidaggini! Ti senti persa, capisci quali sono i problemi seri della vita, che prima avevi avuto la fortuna di non aver vissuto, e apprezzi le piccole e semplici cose che prima non consideravi nemmeno.
In quei momenti però comprendi che puoi aggrapparti solo alla fede e ti rendi conto che da solo non ce la puoi fare».
Il marito scrive:
«Sono nato nel sud dell’Albania, in un paese povero dove vigeva allora il regime comunista.
Vengo da una famiglia numerosa, nella nostra piccola casa vivevamo tutti insieme: i miei genitori, i miei nonni, altri due fratelli e due mie sorelle.
Come ho già detto, nel mio paese in quegli anni governava la dittatura comunista, per questo non esistevano chiese in quanto questo tipo di regime le aveva bruciate tutte. Così anche i miei fratelli e sorelle, come me, non sono stati battezzati. Mia nonna di nascosto, nei pressi delle macerie della chiesa pregava e faceva il segno della croce in quanto nel sud dell’Albania la religione predominante era quella ortodossa.
Quando avevo 17 anni sono partito dall’Albania e sono emigrato in Grecia per cercare lavoro, dove poi sono rimasto e ho lavorato per circa 12 anni.
In Grecia ho avuto modo di vedere che le persone erano libere di credere nella loro religione, di andare in chiesa e di pregare. In questo paese, per la prima volta ho visto e sono entrato in una chiesa.
Sempre in Grecia, ho conosciuto mia moglie Cristina, così dopo tanti anni mi sono trasferito in Italia, dove, dopo qualche anno, ci siamo sposati.
Insieme con lei, l’anno scorso, abbiamo deciso di ricevere il Battesimo, in quanto tutti e due avevamo la sensazione che ci mancasse qualcosa e… come si dice in tutto il mondo, “meglio tardi che mai!”».
Mentre le diverse parrocchie continuano a meditare il documento di papa Francesco sulla famiglia, Amoris laetitia, è molto significativo conoscere una coppia che giunge a ricevere il Battesimo, proprio come marito e moglie, nello spirito indicato dal pontefice.
3/ Una seconda testimonianza dell’estremo oriente
Anche una seconda catecumena giapponese dichiara di essere stata all’inizio affascinata dall’arte cristiana ed è interessantissimo scoprire, leggendo le sue parole, che esiste una lettura non solo tecnico-filologica dell’arte, ma come essa sia capace di toccare i cuori:
«Ho avuto modo di approfondire con crescente passione lo studio e l’interpretazione soprattutto dell’arte sacra.
Infatti la pittura e la scultura ispirate alla spiritualità credo siano la massima espressione artistica dell’umanità. Di fronte alla grandezza di tante opere di cui ho approfondito l’analisi, mi sono trovata spesso a vivere una grande onda emotiva che andava oltre un normale interesse artistico. In particolare di fronte alle opere riferite alla cristianità in cui dominavano le presenze della Madonna e del Cristo ho avuto la percezione di sentire un messaggio forte di avvicinamento alla cristianità.
Dalle immagini ai testi, il percorso è stato breve: ho cominciato a studiare ed approfondire anche le scritture sacre e in particolare alcuni passaggi biblici e a quel punto non ho avuto più dubbi sul fatto che era nata dentro di me una vera vocazione per il cattolicesimo… per il bene comune, per l’impostazione di una vita centrata sui valori della solidarietà e dell’altruismo.
Ci sono state, nel mio percorso di avvicinamento alla religione cristiana, diverse esperienze e circostanze che, a riflettere bene, mi hanno guidato verso il cattolicesimo, con una progressione ben evidente. In particolare ricordo quando all’università in Giappone scoprii la mia grande soddisfazione nel dedicarmi ai servizi di pubblica utilità ed in particolare occupandomi degli anziani a cui facevo assistenza quando avevano difficoltà.
Un altro episodio importante che mi riconfermò la grandezza della divina provvidenza si verificò quando nel 2006 ci fu quel grave incidente nella metropolitana all’altezza di piazza Vittorio Emanuele in cui vidi la morte da vicino poiché stavo nell’ultimo vagone che fu travolto dal convoglio successivo ed io uscii con tanto spavento incolume da quell’evento».
4/ Una testimonianza italiana a cominciare dalla condivisione nel servizio
La metà dei catecumeni che riceveranno il Battesimo nella notte di Pasqua del 2017 in Roma sono italiani. Molti provengono da famiglie atee o, comunque, che hanno nel passato reciso i legami con la Chiesa, pur conservando una loro fede interiore ed una seria moralità:
«I miei genitori, in un periodo storico segnato da grandi contrasti con la tradizione, pur avendo ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, decisero di sposarsi civilmente e di non battezzarmi. Trasferitomi a Roma all’età di diciotto anni ho sentito un forte senso di vicinanza nei confronti di chi viveva nella sofferenza fisica e psichica, e iniziai a dedicare parte del mio tempo ad attività di volontariato coi i bambini gravemente malati.
La scelta della facoltà di Medicina e Chirurgia nacque in questo contesto e con la professione di medico mi sono spesso ritrovato in cerca di un disegno più alto e più grande, che potesse dare un senso al dolore e alla sofferenza.
Nel corso degli anni è progressivamente cresciuto in me il desiderio e l’attesa di risposte che, nonostante gli incontri con uomini e donne di fede, ho continuato a cercare nella ragione e nelle scienze. La mia mamma, ritrovato il proprio percorso di fede cristiana, ha rappresentato un forte stimolo alla ricerca e alla riflessione».
5/ L’importanza di una ragazza
Un altro scrive:
«La mia famiglia mi ha cresciuto con regole e amore, non mi è mai mancato nulla e di questo non posso che ringraziarli. Nella mia casa la religione non è mai stato argomento cardine di dibattiti o confronti, sebbene entrambi i genitori si professino cristiani nessuno si è mai messo a pregare davanti a me, nessuno mi ha mai portato a messa, nessuno ha mai voluto imporsi. Per il Battesimo il discorso è stato lo stesso: quando sarai grande sceglierai con consapevolezza il tuo cammino di fede. Visto così può sembrare puro menefreghismo, io invece ho visto tanto amore nel desiderio dei miei genitori di rendermi consapevole delle mie scelte. La mia vita continua serena e spensierata fino a settembre 2008 quando viene a mancare mio padre. Il vuoto più grande che un figlio possa sentire, un dolore che ancora adesso ricordo chiaramente e che ha completamente sconvolto la mia vita. Ho impiegato più di 5 anni a riprendermi, a cercare di capire come era potuto accadere, perché proprio a noi; la mia vita era fatta di alti e bassi, niente mi appagava. Due anni fa incontro Laura, una ragazza bellissima che mi parla del Signore, delle sue Meraviglie e di quanto sia grande e misericordioso; io non capisco, mi confonde, io che ero arrabbiato con il mondo intero come potevo credere veramente a questa Misericordia? Eppure Laura non ha smesso un secondo di invogliarmi a conoscere Dio perché non l’avrei più abbandonato, e lui avrebbe fatto lo stesso con me. Mi ha accompagnato nella sua comunità, mi ha portato ad Assisi, mi ha fatto innamorare delle Messe della Domenica senza mai impormi nulla. Durante una missione dei frati francescani a Roma rimasi colpito dalla testimonianza di un ragazzo che esattamente come me non aveva mai avuto a che fare con il Signore, e lì mi sono sentito amato; ho sentito che qualcuno vegliava su di me senza chiedere nulla in cambio, che se mi fossi fidato ed affidato alle Sue mani mi avrebbe accompagnato per tutta la mia vita».
6/ La scoperta della fede in un mondo inter-culturale
Taluni hanno vissuto da bambini in famiglie con genitori di religione diversa:
«Provengo da una famiglia multietnica: mio padre è musulmano, mia madre buddista e mio fratello minore come mamma. I miei genitori mi hanno sempre lasciata libera riguardo la fede, non mi hanno imposto nessuna religione ed io sono sempre stata atea. Credo che sia stato per il fatto di essere molto confusa e piccola o forse perché non ci ho mai pensato, almeno fino all’inizio della mia adolescenza. All’età di undici, dodici anni sono iniziati i primi dubbi e i primi vuoti dentro al cuore che non riuscivo a colmare. Poi ho conosciuto una ragazza, che ora è la mia migliore amica, che mi ha portato nell’oratorio della mia parrocchia dove ogni domenica si tengono degli incontri con un gruppo di ragazzi della mia età. Avendo un’idea sbagliata della Chiesa, all’inizio non avevo voglia di frequentare questo gruppo, poi le cose sono cambiate. L’estate di due anni fa ho partecipato ad un campo estivo svoltosi a Giano dell’Umbria e lì ho fatto esperienza di Dio per la prima volta. Da quell’estate la mia vita è cambiata radicalmente e da allora ho iniziato un percorso intenso per conoscerLo e iniziare il cammino insieme a Lui. Ho continuato a frequentare il gruppo giovani della parrocchia e ho fatto esperienza di Dio in moltissime occasioni. L’ultima esperienza che mi ha dato molto è stata essere missionaria. Con questa esperienza ho avvicinato molte persone al Signore ma più particolarmente me stessa. Oramai è un anno che sono catecumena».
7/ Credere in Dio per essere divenuta madre
Un’italiana scrive, raccontando di come sia stata l’esperienza gioiosa della maternità ad aprirla alla fede:
«Ho 30 anni e non ho ricevuto i sacramenti per motivi familiari (mio padre era contrario). I miei anni li ho vissuti come una persona tranquilla anche se non da cristiana.
Ho una bellissima bambina, Susanna di 2 anni: quando è nata è scattato qualcosa in me, come se mancasse qualcosa nelle nostre vite. Non ho pensato molto, volevo che la mia bambina prendesse il Sacramento del Battesimo, che diventasse figlia di Dio.
Il Battesimo di Susanna è diventato un nuovo inizio per me perché ho preso coscienza che dietro ad un genitore che chiede il Battesimo per il figlio ci sia l’opera dello Spirito Santo.
Ora che mia figlia è cristiana, sento di essere pronta anche io a prendere Cristo dentro di me e a ricevere tutti e tre i Sacramenti».
8/ Dalla sofferenza alla fede
Un’altra racconta:
«Sono nata a Roma 23 anni fa da genitori entrambi battezzati ed educati da una famiglia cattolica ma entrambi, ahimè, non credenti. Nemmeno le preghiere delle mie nonne sono valse a farmi battezzare. I miei genitori, sposati in comune, decisero che la scelta di avvicinarmi o no alla fede cattolica, sarebbe stata solamente mia. Tutta la mia infanzia quindi è passata secondo una totale assenza dell’educazione cattolica o un qualsiasi tipo di stimolo religioso da parte dei miei genitori. Nonostante questo, secondo mia madre, la fede in Dio si era affacciata timida nel mio cuore di bimba, io non lo posso ricordare, ma più di una volta mi ha trovata intenta a recitare il Padre Nostro o l’Ave Maria, imparati nell’ora di religione a scuola.
All’età di nove anni, mi successe quello che purtroppo succede a molti bambini: i miei genitori si sono separati e per un bel po’ di tempo ho semplicemente smesso di pregare e mi sono chiusa nel mio mondo di bimba. Passato qualche anno, mi sono ritrovata a frequentare il liceo classico Giulio Cesare dove ho conosciuto la persona che più di tutte mi ha aiutato ad avvicinarmi alla fede, la mia migliore amica e futura madrina. La sua famiglia è stata un modello ed un esempio per me, da principio non riuscivo a spiegarmi come potessero essere così felici, così ottimisti verso la vita, finché ho capito che questo calore che serbano nel cuore deriva dalla loro fede incrollabile nel nostro Salvatore. A lei ho potuto rivolgere le molte domande che nella mia famiglia non avrebbero trovato una risposta e con lei ho partecipato alla messa qualche volta».
Racconta anche di aver avuto seri problemi fisici:
«In tutto il mio sangue erano rimaste 6000 piastrine dove un corpo umano ne dovrebbe avere 150.000 minime. Avrebbero fatto il possibile ma io lo sapevo che per quanto bravi non sarebbe dipesa interamente da loro la mia salvezza, fissando inerme il soffitto della cameretta dove mi avevano nuovamente ricoverato, mi ritrovai ad affidarmi completamente al Padre nostro. Gli parlai, e lo implorai di salvarmi e lui, mi tese la Sua mano salvandomi.
Ormai era palese ai miei occhi che il Signore vegliava su di me e aveva in serbo altri piani per il mio futuro. M’impegnai con tutte le mie forze nello studio per essere sicura che quando sarebbe stato il momento avrei potuto adempiere a qualsiasi compito Lui mi avesse affidato. Iniziai a leggere la Bibbia che la mia gentilissima insegnante di filosofia mi aveva regalato e cercai di capire come avrei potuto avvicinarmi a Dio. Avevo sentito la Sua chiamata, ma davvero ero spaesata e non sapevo come comportarmi con questi sentimenti che mi spingevano a Lui. Passò qualche anno prima che avessi il coraggio di chiedere aiuto alla mia amica Elena. Lei mi venne in aiuto, come sempre, e non abitando più nella mia città m’indirizzò ad una catechista, e così ho iniziato ad istruirmi e a frequentare il catechismo. All’inizio ero dubbiosa, non capivo come la fede potesse avere così tante regole e come potesse essere tutto così complicato, io pregavo, sentivo quello che avevo nel cuore e lo confidavo a Dio».
Anche lei racconta di come lo studio dell’arte di ispirazione cristiana l’abbia aiutata. Ma è la preghiera e la fiducia in Dio che sono stati il suo vero sostegno:
«Sua Eccellenza potrà pensare che la malattia questo mi abbia allontanato dal Signore, e invece no, ero molto tranquilla, perché nonostante i dottori mi avessero dato poche ore di vita io sapevo che Lui aveva altri piani in serbo per me. Strinsi il Rosario con tutte le forze che mi erano rimaste e mi feci portare i libri per finire di studiare per l’esame che avrei dovuto sostenere due settimane dopo e che era il più difficile del mio corso di studi: Storia dell’Arte Moderna. Devo ammettere che i primi giorni potevo respirare a stento, e dovetti aspettare un po’ prima di potermi sedere e studiare ma poi, sotto gli occhi allibiti delle mie infermiere, iniziai a studiare e sarei una bugiarda se dicessi che i dipinti di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e tutti gli altri Maestri che studiavo non mi abbiano dato coraggio».
Note al testo
[1] Dalle testimonianze sono stati ovviamente omessi tutti i nomi propri.