Protestava, ha salvato una bimba. Il ragazzo diventato uomo sulle barricate di Parigi, di Marina Corradi
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Riprendiamo da Avvenire del 14/2/2017 un articolo di Marina Corradi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (19/2/2017)
È successo sabato notte a Bobigny, distretto di Seine Saint-Denis, hinterland settentrionale di Parigi. I moti di protesta contro le violenze compiute da agenti della polizia francese sul giovane Theo L. montano di nuovo, tracimano rabbiosi fra i ragazzi emarginati delle periferie francesi. In centinaia, col calare del buio, affrontano la gendarmeria schierata in assetto di sommossa, tirano sassi, danno fuoco alle auto per strada. È una bolgia, sabato notte, questa banlieue parigina, di folla che, sotto a un cielo rossiccio di fiamme, urla, minaccia, picchia, fugge. Un’auto di passaggio viene accerchiata da un branco di ragazzi. Pugni sul cofano, spintoni, poi qualcuno appicca il fuoco. La giovane donna che è al volante scappa, nel panico, con un bambino piccolo in braccio. Tanto nel panico che dimentica, legata al seggiolino sul sedile posteriore, un’altra bambina, più grande. L’auto comincia a bruciare. Un gran tumulto, un fragore di urla circonda la vettura attorno a cui già si allarga quel rossore maligno, il rosso del fuoco.
In quel momento, dalla folla dei manifestanti, due occhi si posano sul finestrino posteriore dell’auto. Sono gli occhi di un ragazzo di sedici anni, Emmanuel Toula. È andato lì con i suoi compagni a tirare sassate, sabato notte. È molto arrabbiato, gonfio di una rabbia cieca, adolescente, che vede il mondo intero come un diritto che gli è negato. Ma i suoi occhi in quel momento vedono quelli della bambina: cinque o sei anni, paralizzata dal terrore nell’auto che già si illumina di fiamme. È un istante, una manciata di secondi. Occorre scegliere. Andare a prendere la bambina, rischiare – l’auto potrebbe esplodere – o voltarsi dall’altra parte? Emmanuel sceglie. Corre, spalanca la portiera già bollente, che gli brucia le mani. La bambina per la paura è immobile. Le dita, racconterà poi il ragazzo a un blog parigino, «mi tremavano tanto che ho impiegato decine di secondi per liberare la piccola dalla cintura». Poi via, con lei in braccio, di corsa, a perdifiato, mentre già saliva nell’aria il fumo acre dei lacrimogeni. Di corsa fino a incontrare un gendarme , il 'nemico', e a consegnargli la bambina, salva.
L’auto, fra poco, sarà solo una carcassa carbonizzata. La Prefettura di Polizia di Parigi con un comunicato ha reso omaggio, riporta Le Figaro, al coraggio di un ragazzo di sedici anni.
La storia di un eroe? No, la storia, in una notte fosca di violenza e barricate, di un adolescente chiuso nella sua rabbia, che di colpo ha aperto gli occhi, e ha visto: ha visto l’altra, più piccola e più indifesa di lui, l’altra, senza nemmeno voce per chiedere aiuto. La storia di un eroe? No, di un ragazzo di sedici anni, che in una notte di paura e di coraggio è diventato un uomo. Può accadere anche questo, nella mischia feroce di una banlieue parigina ribollente di violenza e rancore. Può accadere che, d’improvviso, sbocci un uomo.