Il buddismo nella Mannoia e in Gabbani: brevissima nota su Occidentali’s Karma e Che sia benedetta, di Giovanni Amico.
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Riprendiamo sul nostro sito una brevissima nota di Giovanni Amico.
Il Centro culturale Gli scritti (13/2/2017)
Pochi - nessuno? -hanno notato che le prime due canzoni di Sanremo fanno entrambe riferimento al buddismo.
In Che sia benedetta cantata dalla Mannoia (anche se non scritta da lei, come la maggior parte delle sue canzoni), nel video ufficiale, ai minuto 1.22-1.25 si vedono in rapida sequenza prima Budda, poi la Madonna.
In Occidentali’s Karma immagini e riferimenti al buddismo sono continui.
Ma con una profonda differenza. Nel video della Mannoia tutto è politicamente corretto. Se il testo cita espressioni chiaramente cristiane “che sia benedetta” o “sia fatta la tua volontà” esse vengono unite ad altre che non lo sono affatto come “la vita è perfetta” o “la vita ti aspetta”, mentre la fede annunzia che la vita è in attesa di qualcosa - qualcuno? - che manca e non è, quindi, assolutamente perfetta, e proclama che si rischia sempre di restare fuori dalla porta se non ci si decide alla sequela, proprio perché la vita e il suo Signore non aspettano.
Veramente fastidioso è il passaggio citato del video - di cui ovviamente non è necessariamente responsabile la Mannoia stessa - espressione di quel benpensantismo che, per non essere criticato, mette in sequenza sincretistica una dopo l’altra l’immagine del Budda e quella della Madonna.
Il testo di Francesco Gabbani, invece, è molto più moderno - o, si potrebbe dire, post-moderno. Gabbani, come aveva utilizzato in Amen immagini e riferimenti cristiani e solo cristiani, ora in Occidentali’s Karma utilizza solo riferimenti extra-cristiani, senza giungere al banale sincretismo di mischiarli in un indifferentismo senza senso.
In entrambe le canzoni di Gabbani il riferimento religioso viene utilizzato non in sé, per un qualche disprezzo religioso che è invece assolutamente assente nei video, bensì a criticare l’impoverimento della vita che viviamo, della vita fatta di selfie, di banalizzazione della religione, di complottismo e di assenza di senso, di un'evoluzione affrontata alla carlona, di un'orientalismo da quattro soldi che ormai non interessa più nessuno: la visione della modernità è estremamente critica in Gabbani, pur essendo il suo testo, paradossalmente, parte di questa modernità.
Noi - pur sapendo bene che sono solo canzonette - preferiamo l’atteggiamento critico di Gabbani.
Perché ci piace un discorso critico sulla modernità e sulla post-modernità, anche se fatto alla maniera delle canzonette. Riteniamo prezioso un discorso critico e non benpensante: esso può aprire in un secondo momento alla fede. Definire, ad esempio, il web "Coca dei popoli e oppio dei poveri" coglie nel segno e indica uno spostamento di attenzione sul tema dell'alienazione, rispetto alla visione marxista, che è di grande interesse.
Preferiamo il modo non politicamente corretto di Checco Zalone, quando in Quo vado ci spinge a ridere del sincretismo, mostrando i bambini della sua compagna alla preghiera sul cibo che diventa parodia.
Abbiamo bisogno di un pensiero critico, che discerne e sceglie: anche per questo benediciamo la vita.
Così, tanto per dire.
N.B. Non ho visto Sanremo, neanche quest’anno. Non l’ho visto non per snobismo, ma solo perché anche quest’anno non ho avuto tempo. Capite bene che quanto dico sopra non nasce da approfondite analisi social-musicali, ma è solo un’osservazione senza troppe pretese.