Caravaggio “oggi”, di Giuseppe Frangi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 21 /02 /2010 - 15:00 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo un post scritto da Giuseppe Frangi sul blog Robe da chiodi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza di questo testo sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (19/2/2010)

Roberto Longhi, Quesiti Caravaggeschi, 1928-29
«Il dirompersi delle tenebre rivelava l’accaduto e nient’altro che l’accaduto».

Perché un artista di 400 anni fa, che ha dipinto una soggetto che oggi, in pieno analfabetismo religioso, poche persone riconoscono al primo colpo, riesce a esercitare un tale fascino sul grande pubblico? C’è solo una risposta plausibile. E l’aveva data Roberto Longhi, nell’introduzione al catalogo della grande mostra del 1951 a Palazzo Reale di Milano: parlando dei due capolavori della Cappella Contarelli, Longhi dice che Caravaggio li dipinge come fatti accaduti oggi. E ripete più volte quell’oggi. E per ribadire che quella è la categoria chiave per capire Caravaggio la mette in corsivo. È una cosa che mi commuove ogni volta che apro quel testo.

Aggiungo una piccola riflessione. Per Caravaggio il realismo non è il fine, ma il mezzo per riportare tutto al presente. Al suo presente, ma per immediata e contagiosa conseguenza, anche al nostro presente. Caravaggio non si limita a rappresentare delle storie in cui pur crede. Non gli basta. Lui le dipinge come le avesse davanti agli occhi, tanto da essere in grado di seguirne tutti i minimi dinamismi.

Così l’esito è sempre di una evidenza folgorante, di una nettezza e semplicità che non richiedono discorsi né spiegazioni. Non che lui non ci metta se stesso, tant’è che mentre nella Cena in Emmaus di Londra scorgiamo un Caravaggio spavaldo e corsaro, in quella di Milano ne ritroviamo uno ben più cupo e drammatico. Ma è proprio l’aver messo se stesso, l’aver calato la propria esperienza in quelle storie che rende tutto assolutamente affascinante e vero. Caravaggio non rievoca qualcosa. Lascia che quel qualcosa riaccada.

Mani del discepolo Cleofa nella Cena in Emmaus di Brera

Mani del discepolo Cleofa nella Cena in Emmaus di Brera


Torna all'Homepage de Gli scritti. Per altri testi sul Caravaggio, in questo stesso sito, vedi la sezione Arte e fede, in particolare Il vangelo di S.Matteo e Caravaggio. S.Matteo apostolo ed evangelista nei dipinti del Caravaggio per la Cappella Contarelli a S.Luigi dei Francesi in Roma, di Paola Grassi ed Andrea Lonardo,
Caravaggio alla stazione Termini: La chiamata di Andrea e Pietro ed Il sacrificio di Isacco, di A.L. e La Deposizione di Caravaggio. Il pittore "maledetto" che capì il senso della spiritualità moderna, di Antonio Paolucci.