Non i gatti, bensì i cani sono ritenuti impuri dall’Islam che generalmente vieta di tenerli in casa. Breve nota di Giovanni Amico
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Giovanni Amico. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Islam.
Il centro culturale Gli scritti (12/10/2016)
Immagine tratta dal sito Right Islam
Non i gatti, bensì i cani sono ritenuti impuri generalmente dall’Islam - nell’espressione “cani infedeli” si ha un accostamento di due termini che indicano lontananza da Allah.
Sono soprattutto i “detti”, attribuiti a Maometto dagli antichi maestri che raccolgono le parole di chi lo aveva conosciuto, ad insistere sull’impurità dei cani.
Disse Abū Ţalha, Dio si compiaccia di lui: «Il Profeta, Dio lo benedica e gli conceda la pace, disse: “Gli angeli non entrano in una casa dove si trovano un cane o un’immagine”»[1].
Qui i cane è equiparato ad un’immagine, anch’essa vietata dall’Islam.
Il comando di non tenere cani in casa è netto:
Chiunque tenga un cane, a meno che si tratti di un cane pastore, o di un cane da caccia o che cura i raccolti, si vedrà diminuire i propri meriti di un carato al giorno[2].
Solo la custodia del bestiame o dei campi può giustificare il possesso di cani:
Sufayān ibn Abī Zuhayr al-Shannī disse che aveva sentito l’Inviato di Dio, Dio lo benedica e gli conceda la pace, dire: «Chi possiede un cane, e non se ne serve per badare ai campi o al bestiame, perderà ogni giorno una parte del merito che si guadagna con le buone azioni». Al-Sā’ib gli chiese: «Lo hai sentito dall’Inviato di Dio, Dio lo benedica e gli conceda la pace?», e lui gli rispose: «Sì, per il Signore di questa qibla»[3].
Data l’impurità dei cani il contatto di questi con un recipiente obbliga alla successiva purificazione, prima di utilizzarlo per altri scopi:
Disse Abū Hurayra: «L’Inviato di Dio, Dio lo benedica e gli conceda la pace, disse: “Se un cane beve da un vostro recipiente, lo dovete lavare sette volte”»[4].
Data l’impurità del cane, è vietato l’utilizzo di denaro per acquistarlo, così come è vietato il denaro per una prostituta o per un indovino, mestieri immorali:
Disse Abū Mas’ūd al-Anşārī, Dio si compiaccia di lui: «L’Inviato di Dio, Dio lo benedica egli conceda la pace, proibì il prezzo per il cane, il compenso per la prostituta e l’onorario per l’indovino»[5].
Ovviamente, le posizioni dei musulmani comuni sono più moderate dinanzi a questi dati della tradizione, mentre gli islamisti, all'opposto, vorrebbero norme molto restrittive sulla presenza di cani in pubblico.
Vale la pena sottolineare anche che le notazioni qui presentate sui cani fanno parte dell'attenzione che i maestri dell'Islam, a partire dalle fonti, dedicano a ciò che è puro e a ciò che è impuro, proibendo determinati cibi e bevande e permettendone altri, richiedendo una specifica macellazione "religiosa" della carne, vietando ad una donna "mestruata" talune pratiche, ecc. Anche qui non si intende affermare che ciò sia proprio di tutti i musulmani, ma solo che tali pratiche sono insegnate dalla maggioranza dei maestri.
Note al testo
[1] B 3322, in Brunner R. (a cura di), Vite e detti di Maometto, Milano, Mondadori, 2014, pp. 1021-1022.
[2] MM 4099, B & M, Abu Hurayra, inRobinson N. (a cura di), I detti di Maometto. Le parole del grande profeta che costituiscono per tutto il mondo islamico un altissimo modello di vita, Milano, Gruppo Editoriale Armenia, 2001, p. 114.
[3] B 3325, in Brunner R. (a cura di), Vite e detti di Maometto, Milano, Mondadori, 2014, pp. 1022-1023.
[4] B 172, in Brunner R. (a cura di), Vite e detti di Maometto, Milano, Mondadori, 2014, p. 1021.
[5] B 2237, in Brunner R. (a cura di), Vite e detti di Maometto, Milano, Mondadori, 2014, p. 1022.