Pace e violenza tra senso religioso e libertà, di Pietro Messa [sullo “spirito di Assisi” in vista del viaggio che il Papa compirà nella cittadina umbra il 20 settembre 2016
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Riprendiamo da La stampa del 13/9/2016 un articolo di Pietro Messa, frate francescano minore e preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani all’Antonianum a Roma, tra i primi ad aver scritto e pubblicato sullo “Spirito di Assisi”. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sotto-sezioni Dialogo fra le religioni e Immigrazione, accoglienza e integrazione, intercultura. Sullo "spirito di Assisi", cfr. anche Hans Urs von Balthasar e lo "spirito di Assisi", di Pietro Messa al quale l'autore fa riferimento in questo scritto.
Il Centro culturale Gli scritti (20/9/2016)
M. Chagall, Il figliol prodigo,
dipinto nel 1975 all'età di 88 anni
In occasione dell’incontro di pellegrinaggio, digiuno e preghiera per la pace svoltosi ad Assisi il 27 ottobre 1986 il teologo Hans Urs von Balthasar disse che non esiste un’unica religione ma un unico senso religioso, inteso come l’aspirazione alla verità, come scrisse nel 1957 l’allora monsignor Giovanni Battista Montini arcivescovo di Milano. Quando Giovanni Paolo II tornò nella città di san Francesco il 24 gennaio 2002 in seguito agli attentati dell’11 settembre precedente e il cardinale Joseph Ratzinger commentando quel viaggio in treno da Roma ad Assisi compiuto con il Papa e i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e religioni ebbe a dire che esso ben rappresentava la condizione di viatori, ossia pellegrini, di ogni persona. Successivamente tale diritto e dovere a cercare la verità – detto anche libertà religiosa da distinguere dalla semplice libertà di culto – lo si espresse con la presenza anche di persone non credenti ma pensanti e desiderose di conoscere il mistero della vita; ciò accadde quando Benedetto XVI andò in Assisi nel 2011 in occasione del venticinquesimo anniversario del primo storico incontro.
Quindi un aspetto dello “spirito di Assisi” è l’affermazione che costitutivo della persona umana è la chiamata alla trascendenza detta altrimenti anche senso religioso. Tuttavia c’è da prendere atto che tale aspirazione si trova storicamente in persone la cui libertà non è piena ma bisognosa di divenire innanzitutto una “libertà da” tanti condizionamenti culturali e personali e successivamente una “libertà per” aprirsi all’avventura dell’alterità ossia dell’autotrascendenza. Proprio perché non vi è una libertà piena non c’è da meravigliarsi, anzi è importante prendere atto che il senso religioso in ogni uomo e donna è chiamato a compiere un cammino di purificazione, condizione sine qua non per non divenire persino una motivazione di violenza e guerra, come la storia mostra nella vicenda di ogni religione e tradizione spirituale così come nelle ideologie atee. Infatti fenomeni di fondamentalismo, integralismo e fanatismo si ritrovano in tutte le religioni – sia monoteiste che politeiste – così come nelle ideologie atee.
Ora è papa Francesco a tornare ad Assisi e se nel 1986 la divisione era innanzitutto quello tra Est ed Ovest simboleggiata dal muro di Berlino, oggi ve ne sono altre; quella che appare più radicale è tra un mondo secolarizzato, ossia chiuso al trascendente, e quello di un integralismo religioso. Il cardinale Carlo Maria Martini vide queste due posizioni ben rappresentate nei due figli della parabola evangelica cosiddetta del “figliol prodigo” (Lc 15,11-32). Se il figlio minore eresse a bandiera la libertà che lo condusse all’abbiezione più totale di cercare di mangiare le carrube dei porci, il maggiore nell’osservanza integrale di ogni precetto si indurì innanzitutto in se stesso divenendo incapace di incontrare non solo il fratello ma persino il padre. In fin dei conti nessuno dei due conosceva l’essenza del padre ossia la sua misericordia. Quest’ultima si piegò su entrambi i figli e la condizione ultima non fu certo quella di un sottomesso annichilito – come traspare dal famoso dipinto di Rembrandt – ma un uomo in piedi, con il vestito bello, i calzari ai piedi, l’anello al dito, chiamato alla festa della vita e dell’amore. Se il mondo secolarizzato teme che la dimensione religiosa lo renda meno umano togliendogli la libertà – come di fatto vede in persone e popolazioni religiose – quello dell’integralismo religioso vede nella tolleranza assurta a sistema la radice di ogni immoralità spesso identificata, e non sempre a torto, con il mondo secolarizzato.
Entrambi gli estremismi del libertinismo e dell’integralismo rifuggono la fatica del concreto vivente in cui vi è una continua opposizione polare, come ebbe a scrivere Romano Guardini e che in filigrana è uno dei punti forti del pensiero di papa Bergoglio. Come ebbe a indicare Martini e mediante il giubileo è riproposto solo nel riconoscere il vero volto di Dio, ossia la sua misericordia, le suddette polarizzazioni sono superate, il muro framezzo è abbattuto facendo dei due un popolo solo che può proclamare con Ireneo di Lione che «la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio».
Per un approfondimento cfr. P. MESSA, Il senso religioso e lo spirito di Assisi, in Convivium Assisiense. Ricerche dell’Istituto Teologico e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi 18/1 (2016), pp. 19-30.