Billy the Kid e suor Blandina, di Silvia Guidi
Riprendiamo da l’Osservatore Romano del 27/8/2015 un articolo di Silvia Guidi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Storia e filosofia.
Il Centro culturale Gli scritti (20/9/2016)
«Aveva occhi grigio-azzurri — scrive suor Blandina Segale nel suo diario — e l’aria di un ragazzino: non gli si sarebbero dati più di diciassette anni. E un’espressione innocente, se non fosse per la ferrea fermezza di propositi, buoni o cattivi che siano, che gli si legge nella coda dell’occhio (...) Poteva scegliere la via giusta ed invece scelse la sbagliata». Sotto la notizia della sua morte annota: «Povero Billy, termina così la carriera di un giovane che cominciò a scendere la china all’età di dodici anni vendicando un insulto che era stato fatto a sua madre».
Il ragazzo di cui si parla nel testo è il leggendario fuorilegge Billy the Kid, che incrociò più volte la strada della religiosa italoamericana Rosa Maria Segale, entrata nel convento delle suore della Carità di Cincinnati l’8 dicembre 1868 prendendo il nome di Blandina.
Rosa Maria insegnava nelle scuole di Steubenville e Dayton quando, a ventidue anni, il 27 novembre 1872, fu inviata come missionaria a Trinidad, in Colorado, un centro minerario di frontiera che raggiunse il 9 dicembre di quell’anno, tra mille imprevisti e peripezie.
L’obbedienza ai suoi doveri di missionaria della Carità la portò ad attraversare le zone a est del Rio Grande e a sud delle Sangre de Cristo Mountains e a vivere spesso a stretto contatto con banditi e fuorilegge, battendosi contro la prassi della giustizia sommaria e dei linciaggi allora assai frequenti; molti episodi di questo tipo sono stati da lei stessa raccontati nel suo diario, pubblicato con il titolo At the End of the Santa Fe Trail nel 1932, poi edito da Bruce Publishers, di Milwaukee, nel 1948 e tradotto in italiano a metà degli anni Novanta; il libro raccoglie le lettere inviate a sua sorella Giustina, anch’essa religiosa in Ohio.
«La suora con gli speroni rischia di diventare santa» si legge sulla stampa americana, che ha commentato ampiamente la notizia diffusa dall’arcidiocesi di Santa Fe mercoledì scorso: la causa di beatificazione non è più un miraggio ma potrebbe diventare realtà per la piccola suora che ha attraversato il selvaggio West aiutando buoni e cattivi, strappando i ladri di bestiame alle rappresaglie dei cittadini inferociti, lottando per difendere i diritti dei nativi, tante volte calpestati («poveri cuori selvaggi, come si sentono pieni di rabbia e trattati ingiustamente» scrive degli Apache di cui è diventata amica) viaggiando da sola a cavallo, in treno e sulle diligenze nelle terre inesplorate del lontano sud-ovest per fondare scuole, asili e ospedali.
Molti episodi dai contorni quasi leggendari se non fossero basati su reali documenti storici ci fanno capire come sister Blandina riuscisse ad affrontare chiunque, banditi e fuorilegge compresi, con un misto di autorevolezza, senso pratico e ruvida carità operativa; quando seppe che un componente della banda di Billy the Kid era stato ferito gravemente e lasciato solo a morire in una baracca, andò da lui e chinata sul ferito disse duramente: «Vedo che con la testa dura che ti ritrovi non riuscirebbero ad ammazzarti neppure con un colpo alla nuca». Quindi iniziò a curarlo senza dire nient’altro, e lo salvò. Solo la sua presenza in città — raccontano le cronache coeve — fece desistere Billy the Kid dal progetto di vendicarsi dei quattro medici che si erano rifiutati di curare il suo amico.