Cos’è la libertà per noi musulmani? L’appello di una lettrice, una ragazza italo-marocchina, perché sui diritti delle donne si inneschi un dibattito vero: «Il burkini è un falso problema», di Mariam Belhamra
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Riprendiamo da La stampa del 10/9/2016 una lettera di Mariam Belhamra. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sotto-sezioni Islam e La libertà religiosa e le persecuzioni delle minoranze, nella sezione Carità, giustizia e annunzio. Cfr., in particolare:
- Cioè, non avete capito che stavamo scherzando su «Io sono mia» e sul burqini? Cioè…, di Paola Sessantottini
- Sul burqini, cari postatori-facebookari-di-immagini e cari intellettuali occidentali, cerchiamo di non essere banali. Breve nota di Giovanni Amico
Il Centro culturale Gli scritti (11/9/2016)
Quest’estate si è parlato spesso di burkini. Ho letto molti commenti di persone diverse e ciò che mi è parso chiaro in mezzo a tanto caos è che ancora una volta le battaglie si fanno sul corpo delle donne. E invece l’unico tema dovrebbe essere la libertà.
Quindi ora da donna e da musulmana vorrei lanciare il mio grido di libertà. Ho letto di francesi che si sono vergognati del gesto dei poliziotti che a Nizza hanno costretto una donna a togliersi una tunica (non un burkini) in spiaggia e di francesi che ne hanno gioito; ho letto che molti musulmani parlano di vergogna per la libertà che (secondo loro) ci viene tolta.
Cosa spaventa quei padri, fratelli, sorelle o figli musulmani? Se viene vietato il burkini in spiaggia siamo sicuri che sia una limitazione della libertà? La paura è che molti di noi musulmani si ricordino della libertà solo quando vengono toccati i nostri usi e costumi. Ma in realtà, quanti di questi musulmani inferociti sul divieto del burkini nei loro Paesi non pretendono la stessa libertà come ora qui in Europa?
Perché in realtà lo sappiamo bene che nei Paesi d’origine non c’è libertà per le donne (spesso nemmeno per gli uomini). Ti vesti per non attirare attenzioni maschili e «voci cattive» di altre donne (che spesso invidiano il coraggio di chi sceglie). La reputazione è un’arma in quei Paesi, e in queste comunità (parlo in particolare di quella che conosco, la comunità marocchina) un’arma carica puntata alla testa delle donne.
Molti invocano libertà di costruire moschee, di chiedere corsi di nuoto per sole donne, ecc. E allora domando: cos’è la libertà per voi? Va bene solo quando fa comodo e mette in pericolo il «controllo sociale»? Il burkini o il bikini non causa problemi di ordine pubblico, quello che causa problemi è l’uso strumentale che fate del nostro corpo, del nostro essere donne. Fantasmi neri o bamboline sexy, ancora sotto il diktat maschile. Ma la libertà è un diritto!
In Francia e in Italia ci sono leggi, vanno rispettate, quindi no al viso coperto, d’altronde se vado in Marocco non pretendo io, come non lo ha mai preteso nessun turista europeo, di girare in bikini al supermercato: ogni Paese ha la sua legge e va rispettata. La libertà non è messa in pericolo né da un burkini né un bikini.
Ancora troppe donne non sanno cos’è la libertà, né le occidentali, vittime di uno standard di bellezza quasi inarrivabile, né le musulmane, costrette a vergognarsi di un corpo che Allah ha donato loro.
Da donna italo-marocchina e musulmana, io dico basta. Noi europei non abbiamo tutte le colpe, come noi musulmani non abbiamo tutte le colpe, ma nessuno è immune da esse.