Mario Mieli era contrario ai matrimoni omosessuali. Breve nota di Giovanni Amico
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Mettiamo a disposizione sul nostro sito una breve nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti sulla figura di Mario Mieli, cfr. Mario Mieli, dinamite frocia contro la Norma, di Francesco Paolo Del Re.
Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2016)
Mario Mieli pensava che il matrimonio gay fosse un modo per la società eterosessuale di "normalizzare" la sessualità gay, che invece a suo avviso era radicalmente sovversiva e rivoluzionaria. Una sorta di modo per ricondurre alla differenza sessuale anche i gay. E infatti Mieli contestava anche la distinzione tra gay attivo e passivo, perché tesa a femminilizzare uno dei due partner.
Per Mieli l'obiettivo era rivoluzionario, avviare una rivoluzione (sociale) a partire dalla sessualità, rivelando il carattere oppressivo del paradigma eterosessuale (maschilista e fallocentrico), e contestando ogni Norma anche sessuale per liberare l'individuo. La sessualità gay è (letteralmente) gaia, libera e felice perché è multiforme, priva di norme, fuori da ruoli e da schemi: quindi è intrinsecamente sovversiva, ed per questo temuta e repressa dalla società etero.
Ecco perché rifiutava sia il matrimonio eterosessuale che quello omosessuale in quanto “normativo”. Per lui la sessualità doveva essere semplicemente libera. Non aveva senso parlare di fedeltà, di promessa o di impegno (cose che caratterizzano il matrimonio) e neanche di relazione strutturale fra sessualità e amore. Era importante solo scardinare la Norma. Affidare una relazione alla Legge sarebbe stato per lui comunque uno sposare la causa borghese e anti-rivoluzionaria.
Il matrimonio, che è normativo per definizione, era da rifiutare e basta.
La posizione di Mieli permane, anche se con variazioni, in molti fautori del matrimonio omosessuale e della stepchild adoption. Se da un lato, contrariamente a Mieli, costoro domandano un inquadramento civile e legislativo, d’altro canto lavorano per la decostruzione della famiglia, affermando – in maniera spesso contraddittoria – che non si tratta di un allargamento del concetto di famiglia, ma di un’abolizione della stessa in quanto borghese. La fedeltà, ad esempio, o l’unicità del partner, sarebbero concetti superati e nell’idea di famiglia non dovrebbero essere necessariamente presenti, dovendosi invece ipotizzare rapporti liberi dove ognuno dei partner sarebbe libero di avere contemporaneamente altri rapporti sessuali e affettivi con partner esterni alla coppia stessa.
Brani da Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino, 1977
Il culo, in particolare, resta proibito (il culo dei maschi, si intende). Intanto, la religione consacra nel matrimonio il rapporto etero, che lo Stato istituzionalizza. In questa società, la concezione diffusa dell’«amore» è di stampo prettamente eterosessuale (p. 87).
La prospettiva del matrimonio tra omosessuali interessa molto più il sistema che gli stessi gay riformisti. In Usa, la stampa, che pure ha passato quasi sotto silenzio il massacro di trentun omosessuali avvenuto a New Orleans nel 1973 (una delle tante stragi dell'Etero-Stato), ha dedicato ampi articoli nel corso dello stesso anno alla celebrazione di matrimoni tra donne o tra uomini. In Svezia (e anche in Norvegia) la stampa e la televisione discutono il diritto degli omosessuali al matrimonio, mentre le stesse organizzazioni gay moderate si limitano alla rivendicazione di una completa accettazione da parte della società. Lo status quo eterosessuale, tramite il "progressismo", medita un'integrazione totale dell'omosessualità, un suo rientro (dalla porta di servizio) nelle strutture della famiglia (p. 97).
Passare dalla nostra parte significa… sposare il piacere tuo al mio senza vincolo castrante, senza matrimonio. Vuol dire godere senza Norma, senza legge (p. 196).