1/ L’agenzia di surrogacy cancella gli incontri in Italia, di Monica Ricci Sargentini 2/ «Madre surrogata? La troviamo noi». Gli incontri (illegali) dell’agenzia Usa, di Monica Ricci Sargentini
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1/ L’agenzia di surrogacy cancella gli incontri in Italia, di Monica Ricci Sargentini
Riprendiamo dal Corriere della sera del 4/6/2016 un articolo scritto da Monica Ricci Sargentini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Le nuove schiavitù nella sezione Carità, giustizia e annunzio.
N.B. Questo è l'articolo della Legge 40 cui la Ricci Sargentini correttamente si riferisce.
ART. 12.
(Divieti generali e sanzioni).
6. Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2016)
L’agenzia di surrogacy cancella gli incontri in Italia, di Monica Ricci Sargentini
Monica Ricci Sargentini
Alla fine Mario Caballero, il direttore di Extraordinary Conceptions, ha rinunciato a proseguire il suo tour pubblicitario in Italia dopo la pubblicazione di un mio articolo sul Corriere della Sera che raccontava l’incontro (illegale) a Roma con alcune coppie romane. Venerdì sera da San Diego in California Francesca Sordi, la referente per i clienti italiani dell’agenzia, inviava la seguente email alle coppie che avevano un appuntamento a Milano.
“Salve, con la presente sono a cancellare, nostro malgrado, gli incontri di Milano. Siamo stati contattati da un giornalista che ci ha comunicato che sono stati presi provvedimenti contro la persona di Mario Caballero e per la sicurezza di tutti si è scelto di cancellare gli incontri informativi”.
Poco prima Francesca Sordi mi aveva chiamato al telefono:
“Guarda che non ce la siamo presa – ha detto avvertendomi che stava registrando la conversazione -, Mario mi ha chiesto se l’articolo ci danneggiava e io gli ho risposto che poteva andare peggio. Dopotutto hai tutelato la privacy delle coppie. Ma quello che non capisco è perché lo fai”.
Le spiego, anche se lei lo sa benissimo, che in Italia la surrogacy è vietata e che andare in giro per il Paese a caccia di potenziali clienti è un reato. Per questo la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha chiamato i Nas e alcuni deputati, sia di destra che di sinistra, hanno presentato o presenteranno delle interrogazioni parlamentari. E che in Europa sono tante le donne che chiedono che la pratica venga considerata un reato universale. Non sono solo i cattolici, come erroneamente si pensa, ad opporsi alla Gpa ma tante organizzazioni per i diritti umani (Amnesty International precisa di non aver assunto una posizione al riguardo), movimenti femministi, associazioni di lesbiche a dimostrazione che essere contrari all’utero in affitto non significa essere omofobi.
All’incontro cui ho assistito c’erano solo coppie eterosessuali ed è noto che il giro d’affari riguarda soprattutto loro. Bisogna che la comunità Lgbt ne prenda atto e accetti di discutere serenamente dell’argomento evitando censure come quella di Udine alla sociologa Daniela Danna, autrice di un libro contro la surrogacy e quella di Marina Terragni accusata su Facebook di omofobia solo per aver pubblicato la seguente frase:
“Se una donna è una cosa che si può affittare, tutta o in tranci, la si può anche bruciare, vetriolare o uccidere”.
Io stessa sono stata denunciata all’Unar per omofobia a causa di un post che dava conto del dibattito all’interno del movimento femminista sulla surrogacy. Se non capiamo che chi si oppone alla maternità surrogata lo fa perché pensa che il corpo della donna non sia commerciabile e il bambino non sia una merce cadremo nel paradosso di limitare la libertà di espressione che tanto vogliamo difendere.
2/ «Madre surrogata? La troviamo noi». Gli incontri (illegali) dell’agenzia Usa, di Monica Ricci Sargentini
Riprendiamo dal Corriere della sera del 2/6/2016 un articolo scritto da Monica Ricci Sargentini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2016)
L’appuntamento è all’una a Palazzo Montemartini, un albergo a 5 stelle proprio di fronte alla stazione Termini. Mario Caballero, direttore e fondatore dell’agenzia per la maternità surrogata Extraordinary Conceptions, è arrivato apposta da San Diego in California per incontrare le coppie che vogliono ricorrere all’utero in affitto. Una pratica vietata dalla legge 40 che punisce con la reclusione fino a due anni «chiunque realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità».
La promessa
«Sono qui - dice — perché voglio aiutarvi ad ottenere quello che volete nel minor tempo possibile e al prezzo più economico. Vogliamo avere più clienti in Italia. Per questo sto anche girando un documentario con il producer italiano Stand by me».
In tutto siamo cinque coppie eterosessuali. Ma altre ne arriveranno. La lista della tappa romana ne conta più di una decina. Oltre agli appuntamenti previsti per domani a Firenze, sabato e domenica a Milano. Caballero rompe il ghiaccio raccontando la sua storia personale: «Mia moglie si è sottoposta a 7 inseminazioni artificiali e 13 fecondazioni in vitro. Abbiamo speso 300mila dollari e buttato via otto anni prima di avere due gemelli con una madre surrogata». E qui evoca Dio: «Una gravidanza extrauterina è stato il segnale mandato dal Signore per dirci che dovevamo cambiare strada». Capelli brizzolati e spettinati, camicia a righe e giacca, Caballero ci tiene a stabilire con noi un contatto emotivo. «Interrompetemi quando volete — dice —, non voglio che usciate di qui con dei dubbi. Non abbiate fretta. Non sentitevi pressati».
Cittadini americani
Ma sul fronte legale tentenna e cerca di svicolare. «Qui in Italia questa pratica è vietata, cosa ci garantisce che potremo registrare il figlio come nostro?» chiede uno dei mariti. «Ci sono tre avvocati italiani che si occupano di tutto — assicura —, in 10 anni non abbiamo mai avuto un problema. I vostri figli avranno il passaporto americano e voi sarete segnati come loro genitori. Giusto qualche giorno fa è tornata qui a Roma una donna che ha avuto due gemelli. E poi c’è quell’italiano. Come si chiama... Aspettate un attimo». Mario si ferma, va nell’altra stanza e riappare con un block notes. «Nichi Vendula» esclama trionfante. «Ah sì Vendola» lo correggiamo. «Ecco sì Vendola lui ha avuto un maschietto e ora è qui a Roma. Felice». Inutile parlare di stepchild adoption e spiegare che non sarà così automatico per l’aspirante madre essere registrata come tale dato che per la legge italiana il figlio è di chi lo partorisce e non di chi lo commissiona. Che in Italia si corra qualche rischio Caballero, però, lo sa bene tanto che a una coppia consiglia di «sbrigarsi prima che entrino in vigore leggi. Si parla di paragonare la pratica ai reati sessuali».
Il boom cinese
A questo punto Caballero tira fuori una mappa degli Stati Uniti d’America e cerca di aprirla, in modo un po’ maldestro, sulla parete di fronte a noi. Punta il dito sulla costa est e annuncia trionfante che Extraordinary Conceptions ha aperto un nuovo ufficio proprio per noi europei. Dove? «In Carolina del Nord perché la California — ci spiega — è invasa dai cinesi che stanno facendo levitare i prezzi. Prendono anche tre surrogate contemporaneamente per avere quattro o cinque figli alla volta. Li vogliono tutti rigorosamente maschi». «Ma cosa ci fanno con tutti questi bambini? Non avete pensato che potrebbero poi venderli?» chiede una donna stupita. «Assolutamente no, noi incontriamo tutte le coppie, se non ci piacciono le scartiamo. Per esempio a un uomo che aveva 93 anni abbiamo detto di no e abbiamo rifiutato anche un altro che stava per entrare in carcere e prima voleva mettere al mondo un bambino».
Solo un business
E le madri surrogate? Chi ci assicura che non cambieranno idea? «No, una volta firmato il contratto — dice — non è possibile. Alla portatrice facciamo anche fare un test psicologico che attesta che è sana di mente così non può appellarsi a un giudice e dire che non sapeva quello che faceva». Per tutta la gravidanza le madri vengono seguite da una psicologa «perché devono capire — spiega Caballero — che questo è un business, non devono essere emotive devono pensare al business. Io glielo dico sempre».
Il contratto
A noi non resta che andare sul sito dell’agenzia, sfogliare i cataloghi e scegliere sia la potenziale madre surrogata che la donatrice. Poi si redige il contratto e «allora, solo allora — ci tiene a precisare Caballero dovrete pagare una prima rata». Molto importanti sono i termini dell’accordo: «Che tipo di relazione volete con questa donna? La volete sentire spesso oppure mai? Volete che conosca la vostra identità o preferite rimanere anonimi?». Qui c’è un attimo di ilarità quando l’imprenditore ci racconta che una coppia di cinesi ha preteso che la madre surrogata mettesse i suoi due gatti in pensione per tutta la durata della gravidanza «perché portavano male». Due i consigli basilari nella scelta della portatrice: mai una donna lavoratrice perché se è costretta a stare a casa per malattia dovremo rimborsarle il mancato guadagno (in Usa il congedo di maternità non è retribuito) e mai una mamma con figli troppo piccoli perché non avrà tempo da dedicarci se il nostro desiderio è quello di sentirla spesso.
I costi
Quanto costa in totale il percorso? «Io non parlo mai di soldi però rispetto ai cinesi vi faccio pagare 15mila dollari in meno». Perché? «Ve l’ho detto! Vogliamo espandere il business qui in Italia e poi qui c’è la crisi che morde».
Tornati in redazione i conti li facciamo noi: tra i 130mila e i 160mila dollari da pagare in quattro rate al netto dei regali previsti, ma non obbligatori, per le madri surrogate: una serie di massaggi (2mila dollari), un programma nutrizionale (2mila dollari), un viaggio per tutta la famiglia della gestante (mille dollari). «Perché la surrogata deve ricevere tante attenzioni — precisa Caballero — e a ogni progresso della gravidanza una somma di denaro».