L’ateneo «faro» per i sunniti, di Camille Eid
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Riprendiamo da Avvenire del 22/5/2016 un articolo di Camille Eid. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (29/5/2016)
L’università di Azhar ha una storia millenaria. È stata, infatti, fondata come moschea nell’anno 972 dal generale Gawhar al-Siqilly (ossia il Siciliano) agli ordini dei Fatimidi, appena tre anni dopo la loro conquista dell’Egitto. Il suo nome in arabo significa «la fiorita», in onore di Fatima, la figlia di Maometto, dalla quale quella dinastia pretendeva di discendere.
In pochissimi anni, nel 988, al-Azhar diventa un centro di studio delle discipline religiose e giuridiche, prima sciite (i Fatimidi appartenevano infatti a questo ramo dell’islam e più precisamente al credo ismailita), poi, due secoli dopo con l’avvento del Saladino e dei suoi successori ayyubidi, di quelle sunnite.
Con l’abolizione del califfato nel 1924, l’università è finita per diventare il principale punto di riferimento dell’islam sunnita nel mondo. Un prestigio che conserva ancora oggi, dato che l’autorità del suo grande imam oltrepassa i confini dell’Egitto. Inoltre, l’università gioca un ruolo di arbitro del pensiero islamico moderno dopo essere stata minacciata, a partire dal XIX secolo, dalla concorrenza dei sistemi educativi occidentali.
La sua influenza all’interno dell’Egitto è enorme. L’università comprende 55 collegi che totalizzano circa 400mila studenti tra cui circa 15mila stranieri e 9mila insegnanti, senza parlare di oltre un milione di allievi iscritti alle circa 5mila scuole affiliate all’ateneo.
Fuori dall’Egitto, al-Azhar conta oltre 50 istituti “azhariani” sparsi tra l’Africa, l’Asia e i Paesi dell’ex Unione sovietica. Più specificamente, la Facoltà di Dawa (la missione islamica, ndr) si occupa della formazione di imam e predicatori musulmani, molti dei quali vengono inviati all’estero. Inoltre, l’ateneo è impegnato nella traduzione del Corano nelle diverse lingue straniere e la pubblicazione di libri islamici. Un impegno, questo, che è valso nel 2000 ad al-Azhar l’assegnazione del prestigioso premio saudita dedicato al re Faisal «per i servizi resi all’islam».
Grande imam dell’università oggi è lo sceicco Ahmed al-Tayyeb, succeduto nel 2010 allo sceicco Muhammad Sayyed Tantawi, noto per l’impulso dato agli incontri tra il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e il Comitato permanente di al-Azhar per il dialogo.
Tayyeb, già rettore dell’università dal 2003 e prima ancora Gran mufti d’Egitto, aveva svolto un dottorato in filosofia presso la Sorbona di Parigi e proveniva – fatto inaudito per al-Azhar – dagli ambienti del sufismo, il misticismo popolare islamico. La sua nomina è avvenuta, come è consuetudine da decenni, con un decreto presidenziale firmato dall’allora presidente egiziano Hosni Mubarak.
Dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011, al-Azhar ha cercato di ricollocarsi sulla scena pubblica egiziana producendo insieme ad alcuni intellettuali egiziani di varia estrazione culturale e religiosa una serie di documenti sul futuro del Paese, sulle libertà fondamentali, sulla concordia nazionale e sul ruolo della donna. La logica che li guidava era sempre la stessa: portare allo stesso tavolo esponenti di diverse sensibilità e trovare dei punti comunisu cui costruire.