La preparazione e la celebrazione delle feste pasquali. Riflessioni pastorali e indicazioni liturgiche (a cura dell’Ufficio liturgico della diocesi di Roma)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 26 /03 /2016 - 17:10 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota dell’Ufficio liturgico della diocesi di Roma pubblicata nella Quaresima 2016. Ad essa abbiamo aggiunto, fra parentesi quadre, alcune ulteriori brevi annotazioni a cura dell’Ufficio catechistico della stessa diocesi. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Catechesi e liturgia nella sezione Catechesi, scuola e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (26/3/2016)

La nota che segue è pensata come aiuto ai sacerdoti e anche ai laici per la preparazione e celebrazione delle feste pasquali.
Si tratta di una esposizione il più possibile sintetica ed essenziale, che riporta le indicazioni proposte nel messale e nella lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali Paschalis sollemnitatis pubblicata il 16 gennaio 1988 dalla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti.

LA PREPARAZIONE E LA CELEBRAZIONE DELLE FESTE PASQUALI

Il 16 gennaio 1988 la Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti pubblicò una lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali intitolata Paschalis sollemnitatis. Si tratta di una lettera semplice e chiara, che costituisce tuttora l’ultimo aggiornamento valido in materia e che ha una forte attenzione alla pratica liturgica e alla valenza pastorale di una celebrazione ben preparata e compiuta. Ne suggeriamo una rilettura a tutti i sacerdoti e diaconi, invitandoli anche a trasmettere il testo a tutti i loro collaboratori per la liturgia (ministri istituiti, lettori di fatto, ministranti, salmisti e responsabili del coro e della musica, religiose, sacristi, ministri straordinari della comunione).

La celebrazione del Triduo è il vertice dell’anno liturgico. La ricchezza dei segni richiede disponibilità di persone competenti e generose ed esige una preparazione fatta con largo anticipo e meticolosa cura. Suggeriamo uno schema che, adeguatamente dettagliato e discusso col gruppo liturgico, può favorire la preparazione:

1/ Opzioni rituali (p. es.: quale forma di ingresso per la Domenica delle Palme? Come si fa la lavanda dei piedi il giovedì santo? Quale forma per l’ostensione della croce? Forma lunga o breve delle letture della veglia che prevedono doppia possibilità? Si battezzano adulti o bambini? … )

2/ Chi fa che cosa (sacerdoti, diaconi, accoliti, ministranti, lettori, chi ritira gli oli in cattedrale, chi suona le campane nei momenti prescritti, persone per la lavanda dei piedi, …)

3/ Suppellettile necessaria (acquisto, lucidatura, allestimento,…).

4/ Ornamentazione floreale del giovedì santo, sua rimozione, ornamentazione per la veglia (compresi il candelabro pasquale, il fonte battesimale ed, eventualmente, il portale, che è un segno che parla anche a chi passa davanti alla chiesa per caso).

5/ Animazione musicale e canora (quali canti per quali momenti delle singole celebrazioni, scelta dei cantori per il Passio, dei salmisti, del cantore del preconio se non c’è un diacono o presbitero cantore, quali parti può cantare il celebrante o il diacono…)

Si eviti di sommergere la ricchezza dei gesti e dei segni con troppe parole e lunghe monizioni esplicative. Basterà un intervento del commentatore prima dell’inizio delle singole celebrazioni in cui si richiami il senso della giornata e della celebrazione (oltre all’invito a spegnere il telefono). Una brevissima monizione può introdurre la lavanda dei piedi e la processione di reposizione, specificare la destinazione della questua, introdurre la liturgia battesimale. Altri interventi del commentatore vadano valutati con molta parsimonia.

Si approntino i sussidi liturgici necessari per favorire la partecipazione dei fedeli con il canto: tutti dovrebbero avere a disposizione testi e note delle acclamazioni, delle risposte ai salmi, dei canti corali…

DOMENICA DELLE PALME

«La processione sia una soltanto e fatta sempre prima della Messa con maggiore concorso di popolo, anche nelle ore vespertine, sia del sabato che della domenica. Per compierla si raccolgano i fedeli in qualche chiesa minore o in altro luogo adatto fuori della chiesa, verso la quale la processione è diretta. I fedeli partecipano a questa processione portando rami di palma o di altri alberi. Il sacerdote e i ministri precedono il popolo portando anch’essi le palme» (PS 29).

Si potrebbe prevedere una breve spiegazione ai fedeli sul senso della processione e dei rami benedetti che, se portati a casa, hanno valore di testimonianza e richiamo all’atteggiamento spirituale di adesione a Cristo che la celebrazione ha nutrito.

Possibilmente non si rinunci alla forma lunga della Passione. La forma breve è proposta dal Lezionario per celebrazioni e contesti particolari (con i bambini, negli ospedali, etc.). Il Vangelo, come sempre, si ascolta in piedi. Naturalmente, chi ha bisogno potrà sedersi, tuttavia è più opportuno non formulare inviti generalizzati a stare seduti, con il pretesto di un ascolto più favorevole.

«Il “Passio” viene cantato o letto dai diaconi o dai sacerdoti o, in loro mancanza, dai lettori, nel qual caso la parte di Cristo deve essere riservata al sacerdote.

La proclamazione della Passione si fa senza candelieri, senza incenso, senza il saluto al popolo e senza segnare il libro; solo i diaconi domandano la benedizione del sacerdote, come le altre volte prima del Vangelo». (PS 33)

Al ricordo della morte del Signore si fa una pausa e tutti si inginocchiano, stando rivolti all’altare.

FERIE DELLA SETTIMANA SANTA

Sono giorni particolarmente favorevoli per le celebrazioni comunitarie della Penitenza, per la formazione liturgica attraverso incontri per gli operatori pastorali (anche con l’aiuto dell’ufficio liturgico diocesano) e la preparazione prossima dei riti.

GIOVEDÌ SANTO - MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE

Per tutto il giorno non è consentita la celebrazione di messe esequiali. Si può celebrare il solo rito esequiale con la Liturgia della Parola (il sacerdote indossa il piviale di colore violaceo).

«La Messa nella Cena del Signore si celebra nelle ore vespertine, nel tempo più opportuno per una piena partecipazione di tutta la comunità locale. Tutti i presbiteri possono concelebrarla, anche se hanno già concelebrato in questo giorno la Messa del crisma, oppure se sono tenuti a celebrare un’altra messa per il bene dei fedeli». (PS 46)

«Prima della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Le ostie per la comunione dei fedeli vengano consacrate nella stessa celebrazione della Messa. Si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente.

Si riservi una cappella per la custodia del Santissimo Sacramento e si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l’orazione e la meditazione: si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla Liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario. Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga allestito il luogo per la reposizione e l’adorazione». (PS 48-49)

Questa norma chiede di essere rettamente intesa e puntualmente applicata, anche rimuovendo alcune situazioni di vero e proprio abuso. Si chiede di riservare una cappella e un tabernacolo, ovvero il luogo della custodia abituale del SS. Sacramento, per quella che è una custodia con adorazione solenne protratta nella notte e finalizzata alla comunione nel giorno seguente. Non è prevista la possibilità di realizzare scenari sul modello del presepio che propongono allegorizzazioni di episodi della passione, del sacerdozio, dell’Eucaristia, della fedeltà dei discepoli o del tradimento di Giuda. Non si deve ricostruire l’ambiente del Cenacolo, né tentarne la trasposizione nell’oggi del quartiere.

[All’inizio della celebrazione possono essere accolti gli Olî santi. Cfr. il Sussidio Giovedì Santo. Presentazione e accoglienza degli Olî santi nella comunità parrocchiale]

Durante il canto dell’Inno “Gloria a Dio” si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale […] Durante questo tempo l'organo e gli altri strumenti musicali possono usarsi soltanto per sostenere il canto. (PS 50)

La lavanda dei piedi è un rito facoltativo. Su richiesta di Papa Francesco, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel gennaio 2016 ha mutato la rubrica del Messale che riservava questo gesto agli uomini. Secondo il prudente giudizio dei parroci si potranno quindi ammettere anche le donne. Si possono coinvolgere anche bambine e bambini ma non in modo esclusivo: sarebbe opportuno che il gruppo esprimesse opportunamente la variegata composizione di una comunità cristiana, che comprende anche anziani, poveri, sofferenti… Si valuti la collocazione, evitando ove possibile di utilizzare il presbiterio o di disporre panche o sedie davanti l’altare: si creerebbe un effetto palcoscenico che offusca la dignità dei luoghi liturgici e appiattisce il gesto, allontanando il gruppo dei fedeli dalla comunità di cui invece sono parte e immagine.

«Durante la processione delle offerte, mentre il popolo canta l'inno “Dov'è carità e amore”, possono essere presentati i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti nel tempo quaresimale come frutti di penitenza» (PS 52). È l’unico caso in cui il Messale indica il canto per l’offertorio: un canto che peraltro è conosciuto da tutti i fedeli, è presente in tutti i repertori parrocchiali, in latino o in italiano, con varie melodie. Non è il caso di cercare altri canti.

Si raccomanda la processione dei doni portati dai fedeli: innanzitutto il pane e il vino per l’Eucaristia, quindi, se ci sono, doni veri per la chiesa e i poveri. I doni non destinati alla mensa eucaristica, come pure le offerte in denaro, non vanno mai deposti davanti all’altare, ma su una apposita credenza ben distinta dai luoghi liturgici. Si evitino monizioni esplicative dei doni (la processione è accompagnata dal canto) e doni simbolici o allegorici.

Si consiglia l’uso del Canone Romano, che il Messale riporta nel proprio del tempo con le varianti proprie del giorno.

Si valuti la possibilità di distribuire a tutti i fedeli la comunione sotto le due specie.

Terminata l’orazione dopo la Comunione, si forma la processione che, attraverso la Chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta l’Inno “Pange lingua” o un altro canto eucaristico. La processione e la reposizione del Santissimo Sacramento non si possono fare in quelle chiese in cui il Venerdì santo non si celebra la Passione del Signore.

Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio, perché questa non è una esposizione del Santissimo Sacramento. Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di “sepolcro”: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare “la sepoltura del Signore”, ma per custodire il pane eucaristico per la Comunione, che verrà distribuita il Venerdì nella Passione del Signore.

Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la Messa nella Cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al Santissimo Sacramento solennemente lì custodito in questo giorno. Durante l’adorazione eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni (Cap. 13-17). Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità dal momento che ha già avuto inizio il giorno della Passione del Signore.

Questa adorazione notturna deve essere preparata con molta cura, predisponendo anche sussidi scritti per la preghiera personale. Nel caso di una animazione con preghiere e canti si lasci sempre uno spazio cospicuo di silenzio per la preghiera di adorazione personale. Dopo la mezzanotte, alla chiusura della chiesa, si valuti la possibilità di eliminare i segni della solennità, lasciando accanto alla custodia del SS. Sacramento la lampada eucaristica e una sobria ornamentazione floreale o verde (i germi di grano tradizionali, per esempio) e alcuni ceri.

[Si abbia cura di invitare ad una determinata ora anche i bambini dei gruppi dell’Iniziazione cristiana con i loro genitori per vivere almeno un breve momento di preghiera di adorazione con loro].

Terminata la Messa viene spogliato l’altare della celebrazione. È bene coprire le croci della chiesa con un velo di colore rosso o violaceo, a meno che non siano state già coperte il sabato prima della domenica V di Quaresima. Non possono accendersi le luci davanti alle immagini dei Santi. (PS 54-57)

[Il SS. Sacramento sarà custodito nella cappella a ciò predisposta fino alla Liturgia della Passione del Signore del venerdì Santo proprio per indicare la continuità delle azioni liturgiche]

VENERDÌ SANTO - PASSIONE DEL SIGNORE

Il Venerdì nella Passione del Signore è giorno di penitenza obbligatoria in tutta la Chiesa, da osservarsi con l’astinenza e il digiuno.

In questo giorno sono del tutto proibite le celebrazioni dei sacramenti, eccetto quelli della Penitenza e dell'Unzione degli infermi. Le esequie siano celebrate senza canto e senza il suono dell'organo e delle campane.

Si raccomanda che l’Ufficio delle letture e le Lodi mattutine di questo giorno siano celebrati con la partecipazione del popolo.

Si faccia la celebrazione della Passione del Signore nelle ore pomeridiane e specificamente circa le ore quindici nel pomeriggio. Per motivi pastorali si consiglia di scegliere l’ora più opportuna, in cui è più facile riunire i fedeli: per es. dal mezzogiorno o in ore più tarde, non oltre però le ore ventuno.

Si rispetti religiosamente e fedelmente la struttura dell’azione liturgica della Passione del Signore (Liturgia della Parola, Adorazione della Croce e santa Comunione), che proviene dall'antica tradizione della Chiesa. A nessuno è lecito apportarvi cambiamenti di proprio arbitrio. (PS 60-64)

Non è consentito unire (per fusione o giustapposizione) la celebrazione della Passione con i pii esercizi (via crucis, quadri viventi, processioni).

Nella Diocesi di Roma la celebrazione della Passione è normalmente posticipata al tardo pomeriggio, in modo da favorire la partecipazione dei fedeli.

Non si tema, anzi si favorisca il silenzio che scandisce i passaggi tra i vari momenti celebrativi: è lo sfondo su cui si stagliano sia la Parola di Dio, sia la parola orante della Chiesa, che rispettivamente annunciano e celebrano il grande mistero della croce.

«La Croce da mostrare al popolo sia sufficientemente grande e di pregio. Per questo rito si scelga la prima o la seconda formula indicata nel Messale. Non si ometta il silenzio riverente dopo ciascuna prostrazione, mentre il sacerdote celebrante rimane in piedi tenendo elevata la Croce.

Si presenti la Croce all’adorazione di ciascun fedele, perché l’adorazione personale della Croce è un

elemento molto importante in questa celebrazione. Si adoperi il rito dell’adorazione fatta da tutti contemporaneamente solo nel caso di un’assemblea molto numerosa.

Per l’adorazione si presenti un’unica Croce, nel rispetto della verità del segno. Durante l’adorazione della Croce si cantino le antifone, i “Lamenti del Signore” e l’Inno, che ricordano la storia della salvezza, oppure altri canti adatti». (PS 68-69)

«Dopo la celebrazione si procede alla spogliazione dell’altare, lasciando però la Croce con alcuni candelieri. Si prepari in chiesa un luogo adatto (per es. la cappella di reposizione dell'Eucaristia nel Giovedì Santo, rimuovendo i fiori), ove collocare la Croce del Signore, che i fedeli possano adorare e baciare e dove ci si possa trattenere in meditazione.

Per la loro importanza pastorale, non siano trascurati i pii esercizi, come la “Via Crucis”, le processioni della Passione e la memoria dei dolori della Beata Vergine Maria. I testi e i canti di questi pii esercizi siano in armonia con lo spirito liturgico. L’orario dei pii esercizi e quello della celebrazione liturgica siano composti in modo tale che l’azione liturgica risulti di gran lunga superiore per sua natura a tutti questi esercizi». (PS 71-72)

SABATO SANTO

«Il Sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e morte, la discesa agli inferi ed aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua Risurrezione. È molto raccomandata la celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine con la partecipazione del popolo. Dove ciò non è possibile, sia prevista una celebrazione della Parola di Dio o un pio esercizio rispondente al mistero di questo giorno. [Durante le Lodi del Sabato Santo è bene inserire la Redditio Symboli e l’Unione pre-battesimale dei catecumeni, cfr. su questo I Sussidio Rito per l'Unzione pre-battesimale e la Redditio Symboli]

Possono essere esposte nella chiesa per la venerazione dei fedeli l’immagine del Cristo crocifisso o deposto nel sepolcro o un’immagine della sua discesa agli inferi, che illustra il mistero del Sabato santo; ovvero l’immagine della beata Maria Vergine Addolorata.

Oggi la Chiesa si astiene del tutto dal celebrare il sacrificio della Messa. La santa Comunione si può dare solo in forma di Viatico. Si rifiuti la celebrazione delle nozze e degli altri sacramenti, eccetto quelli della Penitenza e dell’Unzione degli Infermi» (PS 73-75).

VEGLIA PASQUALE

L’intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte; essa quindi deve o cominciare dopo l’inizio della notte o terminare prima dell’alba della domenica (PS 78). Tale regola è di stretta interpretazione e pertanto è bene rimuovere gli abusi e le consuetudini contrarie, che talvolta si verificano, così da anticipare l’ora della celebrazione della veglia pasquale nelle ore in cui di solito si celebrano le Messe prefestive della domenica. (PS 78)

1/ IL LUCERNARIO

«Per quanto possibile, si prepari fuori della chiesa in luogo adatto il rogo per la benedizione del nuovo fuoco, la cui fiamma deve essere tale da dissipare veramente le tenebre e illuminare la notte.

Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo» (PS 82).

Va definitivamente abbandonata la cattiva prassi del finto cero pasquale, ovvero un tubo di plastica che simula forma e colore di un cero, ma che non lo è, non si consuma e non finisce: questo è in aperto contrasto con le indicazioni liturgiche e contraddice ciò che viene cantato nel preconio (si pensi al riferimento all’ape madre che ha prodotto la cera che si consuma). Da evitarsi anche il ricorso ai vecchi ceri monumentali con la sovrapposizione di un piccolo cero, che è l’unica parte cambiata ogni anno.

2/ LA LITURGIA DELLA PAROLA

L’attenzione pastorale consente di limitare le letture dell’Antico Testamento fino a un minimo di tre, con obbligo di non omettere la narrazione della prima pasqua (terza lettura), ma si tratta di una concessione pastorale legata a situazioni particolari, non della normalità, che prevede le nove letture, seguite dai salmi cantati e dalle singole orazioni.

Il Gloria è un inno: come tale, soprattutto in questa notte, richiede il canto.

È opportuno che sia il celebrante stesso a intonare solennemente l’Alleluia pasquale. Il cantore prosegue con le strofe del salmo 118 al quale fa seguito immediatamente la proclamazione del Vangelo.

3/ LA LITURGIA BATTESIMALE

La Pasqua è per eccellenza e fin dall’antichità la notte battesimale. Occorre però distinguere tra l’iniziazione cristiana degli adulti, che nella veglia trova il suo luogo proprio, e il battesimo dei bambini. In quest’ultimo caso occorrerà individuare una famiglia sensibile, che conosca, apprezzi e viva con fede la celebrazione della veglia. Non è opportuno indicare alla famiglia un orario di massima (posteriore all’inizio della veglia) in cui arrivare per il momento del Battesimo.

I battesimi si compiono esclusivamente nel fonte battesimale, luogo liturgico fisso in ogni parrocchia. Il fonte non può essere sostituito da allestimenti posticci o bacili, approntati in presbiterio o nelle immediate vicinanze con il pretesto della visibilità dei riti: con i battezzandi vanno presso il fonte i padrini e i parenti più stretti. L’assemblea accompagna con la preghiera e il canto delle litanie la processione al fonte; può accogliere poi con una acclamazione festosa i neofiti che tornano al loro posto.

Il modo di inserire l’iniziazione cristiana degli adulti nella Veglia è indicato nel Messale Romano e nel RICA. Concretamente si può fare in questo modo: si seguono le indicazioni del Messale fino al n. 43. Si continua con RICA n. 217 (rinuncia) e si procede fino a RICA n. 213 (cresima dei neofiti). Quindi si riprende il Messale: il sacerdote pronuncia l’orazione a fine di p. 181 («Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo…»), e attraversa l’assemblea aspergendola con l’acqua benedetta mentre la schola e l’assemblea cantano Vidi aquam o altro canto adatto. [Cfr. su questo il Sussidio Libretto della liturgia battesimale nella celebrazione della veglia pasquale]

Per il battesimo dei bambini la sequenza rituale è simile ma le formule vanno prese dal RIBA, con alcune accortezze indicate nel medesimo rituale e nel messale:

- introducendo la rinuncia il sacerdote si rivolge a genitori e padrini (RIBA 64)

- si omette l’assenso alla professione di fede (n. 68)

- Al battesimo segue l’unzione postbattesimale con il crisma (n. 72)

- Non si fa la consegna del cero acceso

- Si tralascia il rito dell’effeta.

Per celebrare nella stessa veglia l’iniziazione degli adulti e il battesimo dei bambini occorrerà seguire attentamente le indicazioni per i due riti, evitando doppioni e incongruenze (soprattutto tra la cresima degli adulti e l’unzione postbattesimale dei bambini). L’Ufficio liturgico è disponibile per la consulenza del caso.

Tornato alla sede, il sacerdote introduce la preghiera universale, alla quale prendono parte i nuovi battezzati adulti (o i genitori e padrini dei bambini). Si abbia cura però che l’intenzione sui neofiti non sia letta da uno di loro.

I neofiti adulti porteranno i doni all’altare. Si possono coinvolgere in questo gesto anche le famiglie dei bambini battezzati.

Ove non ci siano battesimi, si benedice comunque il fonte. La formula per la benedizione dell’acqua lustrale è riservata alle chiese non parrocchiali (che non hanno il fonte).

4/ LA LITURGIA EUCARISTICA

I neo battezzati portino i doni all’altare.

Si valuti la possibilità di distribuire a tutti i fedeli, oltre che ai neofiti, la comunione sotto le due specie.

[Al termine della liturgia si invitino i padri  benedire la mensa familiare del giorno di Pasqua secondo le indicazioni suggerite nel Sussidio Preghiera per il pranzo di Pasqua con la benedizione della famiglia]

IL GIORNO DI PASQUA

Si suggerisce di sostituire l’atto penitenziale con la memoria battesimale e l’aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia.

Il canto della sequenza è obbligatorio il giorno di Pasqua, facoltativo dell’ottava. L’assemblea rimane seduta. L’uso di alzarsi è retaggio del passato, quando la sequenza, che nasce come tropo dell’Alleluia, seguiva l’acclamazione. Ora che la precede, non ha senso alzarsi.

[Al termine della liturgia si invitino i padri  benedire la mensa familiare del giorno di Pasqua secondo le indicazioni suggerite nel Sussidio Preghiera per il pranzo di Pasqua con la benedizione della famiglia]

«Si raccomanda molto che soprattutto nell'ottava di Pasqua la santa Comunione sia portata agli infermi» (PS 104).

Ove possibile, è opportuno concludere la giornata di Pasqua con la celebrazione in canto dei vespri. A imitazione dell’antico uso lateranense, i vespri possono prevedere anche la processione al fonte dei neofiti.