1/ [Oggi si dorme un'ora in meno rispetto a 10 anni fa] Incubo insonnia, casi raddoppiati fra gli under 20. Il 'bon ton' del sonno per batterla. Un articolo Adnkronos 2/ Dormire bene per vivere meglio [Si dorme in media 90 minuti in meno di un secolo fa]. Un’intervista al prof. Luigi Ferini Strambi a cura di Maria Castellano
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1/ [Oggi si dorme un'ora in meno rispetto a 10 anni fa] Incubo insonnia, casi raddoppiati fra gli under 20. Il 'bon ton' del sonno per batterla. Un articolo Adnkronos
Riprendiamo dall’agenzia di stampa Adnkronos un articolo pubblicato il 17/3/2016 http://www.adnkronos.com/salute/2016/03/17/incubo-insonnia-casi-raddoppiati-fra-gli-under-bon-ton-del-sonno-per-batterla_RSgnPylBBIgdUiGMDXpa3K.html?refresh_ce. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Educazione e media nella sezione Catechesi, scuola e famiglia.
Il Centro culturale Gli scritti (31/3/2016)
Si portano smartphone e tablet sotto le lenzuola e restano incollati ai social network fino a tarda ora. E poi la tv, e le uscite serali che si moltiplicano. Tutto comincia con una notte persa, alla quale se ne aggiunge un'altra e poi un'altra, fino a quando tornare indietro diventa troppo difficile. Gli under 20, italiani e non solo, sono un esercito di 'privati di sonno'. Dormono sempre meno e non sanno neanche cos'è il 'coprifuoco' del Carosello (che un tempo scandiva l'ora della buonanotte per i più piccoli), ormai retaggio del passato.
Il risultato è che l'insonnia diventa sempre più un problema per giovani: "Negli ultimi 4-5 anni i pazienti con meno di 20 anni afflitti dal disturbo sono quasi raddoppiati nei centri di medicina del sonno. Se 10 anni fa erano meno del 10%, oggi sono il 18-20%", segnala all'AdnKronos Salute il neurologo Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di medicina del sonno dell'Irccs San Raffaele Turro di Milano e presidente della Associazione mondiale di medicina del sonno (Wasm). Ma il sonno disturbato non fa differenze d'età ed è un problema comune a molti italiani, avverte l'esperto alla vigilia del 'World Sleep Day', la Giornata mondale del sonno.
Proprio venerdì 18 marzo all'ospedale San Raffaele Turro si terrà sul tema un incontro aperto al pubblico, con gli esperti di medicina del sonno dei principali istituti milanesi. Obiettivo: tracciare un quadro della situazione, delle nuove ricerche, dei progetti in corso e in arrivo. Perché il 'mal di sonno' non risparmia nessuno: uomini e donne, mamme e single, anziani e bambini. "Soltanto l'insonnia cronica di una certa rilevanza interessa l'8-10% della popolazione generale", ricorda Ferini Strambi. Il disturbo si accompagna a ripercussioni negative durante il giorno e ha mille facce: c'è chi ha difficoltà a prendere sonno, chi vive frequenti risvegli nella notte, chi si risveglia precocemente al mattino senza riuscire a riaddormentarsi.
"Oggi - avverte Ferini Strambi - quasi il 20% della popolazione generale adulta assume almeno saltuariamente un farmaco a scopo ipnotico, mentre quasi il 10% lo assume in maniera continuativa. Il tipo di insonnia in cui si tende a ricorrere più frequentemente al farmaco è quella 'iniziale', con difficoltà di addormentamento, mentre la forma che tende più a cronicizzare (nel 70% dei casi) è quella che si manifesta con frequenti risvegli nel corso della notte". A volte, però, "l'assunzione cronica di un farmaco è legata a una non corretta diagnosi. Le cause dell'insonnia sono numerose".
Un problema di addormentamento può essere dovuto a un disturbo d'ansia o alla sindrome delle gambe senza riposo (frenesia alle gambe quando ci si stende a letto). Se ci sono diversi risvegli durante il sonno, potrebbe trattarsi di un mioclono notturno (brevi scatti alle gambe ogni 30-40 secondi) o di un problema respiratorio, come le apnee; oppure, la frammentazione del sonno potrebbe essere legata a rumori esterni. Nel caso in cui una persona tende a svegliarsi molto presto, senza riaddormentarsi, potrebbe esserci un problema di depressione. Capire l'origine permette di mirare al meglio le cure.
"All'orizzonte - dice lo specialista - ci sono nuovi farmaci, come quelli che agiscono sul sistema dell'orexina, un neuromediatore che stimola la veglia (recentemente è stato approvato dall'Fda statunitense suvorexant, un antagonista del recettore per l'orexina, per il trattamento dell'insonnia iniziale e di quella da mantenimento del sonno)". E poi c'è la terapia cognitivo-comportamentale, che si può associare al farmaco e spesso contribuisce anche a ridurne le dosi o in alcuni casi rappresentare un'alternativa. In altre parole: una scuola di 'bon ton' del sonno, che agisce sia sul fronte della condotta - insegnando a evitare abitudini nemiche del riposo notturno - sia sul fronte cognitivo, togliendo dalla mente per esempio le false credenze che spingono a dire 'se non dormo 8 ore non sto bene'.
"Questa terapia - prosegue Ferini Strambi - funziona soprattutto se è di gruppo, con sedute settimanali di una o 2 ore per circa 2 mesi. Il vantaggio è che ha un'efficacia più duratura, perché la persona impara i trucchi per gestire meglio certe situazioni che mettono a rischio il sonno. La percentuale di successo è intorno al 70-75%. E quando il problema è proprio l'incapacità di spegnere il cervello per addormentarsi, i risultati sono ancora più eclatanti. Il problema è che in Italia pochi centri sono in grado di proporla".
E intanto l'attacco al sonno continua. Dentro casa cattive abitudini e tecnologia invasiva; fuori la città che non si ferma mai, con rumori h 24 e luci sempre accese. Le preoccupazioni che aumentano e gli orari di lavoro che si dilatano fanno il resto. "Oggi si dorme un'ora in meno rispetto a 10 anni fa. Siamo a meno di 7 ore in media nella popolazione generale". Quando si parla di insonnia "è importante non trascurarla: le conseguenze non sono solo sulla qualità della vita, ma sulla salute", assicura lo specialista. "Dormire bene e in quantità sufficiente significa inibire il rilascio di cortisolo, l'ormone dello stress. Ma un recente studio Usa ha dimostrato anche che dormire meno di 6 ore per notte aumenta di oltre 3 volte il rischio di sviluppare ipertensione arteriosa". Senza contare che la sonnolenza è responsabile del 20% circa degli incidenti stradali.
Altre ricerche hanno evidenziato come dormire meno di 5 ore a notte aumenta di una volta e mezzo il rischio di diabete mellito. "L'insonnia è anche causa di disfunzione dei circuiti cerebrali implicati nei processi cognitivi ed emozionali. L'ippocampo, struttura cerebrale fondamentale per la memoria, riduce il suo volume in rapporto alla durata dell'insonnia, secondo uno studio di neuroimaging condotto in Corea. Ci sono poi sempre più evidenze sulla correlazione tra scarso sonno e rischio di sviluppare l'Alzheimer: un recente studio olandese - conclude Ferini Strambi - ha dimostrato come una singola notte di privazione di sonno, in soggetti adulti di media età, è in grado di aumentare i livelli di beta-amiloide, proteina coinvolta nell'eziopatogenesi della malattia".
2/ Dormire bene per vivere meglio [Si dorme in media 90 minuti in meno di un secolo fa]. Un’intervista al prof. Luigi Ferini Strambi a cura di Maria Castellano
Riprendiamo dal sito http://www.bgsalute.it/2016-numero-1-gennaio-febbraio/1893-dormire-bene-per-vivere-meglio un’intervista al prof. Luigi Ferini Strambi a cura di Maria Castellano pubblicata il 29/1/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (27/3/2016)
I consigli dell’esperto per fare sogni d’oro. Rispetto a decenni fa in Occidente si dorme meno: in particolare, secondo i dati del Centro del Sonno del San Raffaele di Milano (centro di riferimento a livello internazionale), gli italiani negli anni hanno “perso” per strada un’ora di sonno e oggi il 30% della popolazione soffre d’insonnia o di privazione di sonno.
«Nel mondo industrializzato si è verificato un importante mutamento negli schemi del riposo e del sonno, che ne ha causato una netta diminuzione» conferma il professor Luigi Ferini Strambi, neurologo responsabile del Centro di Medicina del Sonno San Raffaele Turro – Milano e President della World Associaton of Sleep Medicine (WASM). «William Dement, professore emerito della Stanford University, ha affermato che l’umanità è nel bel mezzo di una “pandemia di stanchezza”.
Secondo Dement, la popolazione dei Paesi industrializzati dorme oggi in media ogni notte circa 90 minuti meno di quanto avrebbe fatto un secolo fa. Chiaramente lo stile di vita nelle società industrializzate si è modificato radicalmente: viviamo in un'epoca in cui molte persone hanno un orario di lavoro lungo, ma anche molte opportunità in più per divertirsi. Così l’umanità si è creata un mucchio di ragioni per non dormire». Con pesanti, e spesso sottovalutate, conseguenze negative sulla salute pisco-fisica. Già, perché dormire, e dormire bene, è fondamentale per stare bene, poter affrontare al meglio le giornate sia dal punto di vista fisico sia psicologico e di rendimento e anche per prevenire diverse patologie.
Professor Ferini Strambi, a cosa serve il sonno? Perché è così importante?
Dormire bene è fondamentale per la salute in generale, per l’efficienza del sistema immunitario, per le corrette funzioni organiche e per il benessere quotidiano. Abbassa la pressione, perché inibisce la produzione di cortisolo (l’ormone dello stress), e aiuta quindi a prevenire malattie cardiovascolari. Incide anche sul peso forma: durante il sonno avviene il normale rilascio di leptina, l’ormone che porta il messaggio di sazietà al cervello e viene invece inibito il rilascio di grelina, prodotta dallo stomaco e responsabile del senso di appetito. Dormire male al contrario altera questo meccanismo: inibisce la produzione di leptina a favore della grelina, aumentando la sensazione di fame, con conseguente aumento del peso. Inoltre la mancanza di sonno, oltre ad interferire con i processi di crescita e ridurre le difese immunitarie, produce effetti negativi sulla concentrazione, sulla capacità di decisione e sull’efficienza in generale.
Ma quante ore dovrebbe durare il sonno per trarre questi benefici?
È un’esigenza soggettiva. In genere, si può dire che la durata media del sonno notturno è di circa sette ore. Ma bisogna tenere conto che il sonno di ogni persona ha caratteristiche distinte che dipendono dal DNA. Per questo si parla di “ipnotipo”. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare e che dipende sempre dalla genetica: il “cronotipo”. Ecco allora che accanto ai “gufi”, cioè a coloro che vanno a letto tardi e si alzano tardi, ci sono le “allodole”, che si svegliano all’alba e si addormentano presto. Ciò che conta è conoscere il proprio cronotipo e adattare a esso i propri ritmi di sonno-veglia, tenendo conto che l’ideale è andare a dormire quando si ha sonno.
Per alcune persone però riuscire a dormire bene sembra un miraggio. Quando si può parlare di insonnia?
Il termine insonnia definisce la percezione individuale di sonno insufficiente o poco ristoratore o comunque inadeguato allo svolgimento efficace delle attività quotidiane. In altre parole l’insonnia è l’incapacità di dormire in modo o in quantità insufficiente per recuperare le forze spese durante la giornata e quindi affrontare con la giusta dose di energia ciò che aspetta il giorno seguente. Per arrivare a una diagnosi precisa e quindi a un’adeguata terapia, bisogna in prima battuta distinguere le diverse caratteristiche dell’insonnia: difficoltà di addormentamento (il tempo per addormentarsi può essere considerato normale se non supera la mezz’ora); difficoltà di mantenimento del sonno (frammentazione), risveglio troppo precoce (il soggetto dorme 3-4 ore, si sveglia e non riesce a riprendere sonno). è importante riferire al medico il tipo di insonnia di cui si soffre per facilitare la diagnosi.
È esperienza comune che donne e anziani siano più soggetti a problemi di insonnia. Come si spiega?
L’insonnia è più frequente nelle donne anche perché ansia e depressione, che rappresentano la causa di circa il 50% di tutte le insonnie, sono maggiormente presenti nel sesso femminile. Per quanto riguarda l’età, la prevalenza dell’insonnia aumenta con l’avanzare dell’età per diversi fattori fisiologici, compresa la diminuzione del rilascio di melatonina, sostanza che facilita il sonno. Tuttavia oggi negli ambulatori di medicina del sonno si vedono sempre più giovani affetti da insonnia. Il non rispetto di una corretta igiene del sonno (vedi box) è sicuramente alla base di questo fenomeno.
Corretta igiene del sonno a parte, che altro si può fare per conciliare il sonno? Integrazioni di melatonina, spesso consigliate, possono essere utili?
La melatonina è una sostanza prodotta durante la notte (al buio) dalla ghiandola pineale alla base del cervello che ha la funzione di facilitare lo “scivolamento” verso il sonno. Non è un ipnotico vero e proprio. La sua azione è riequilibrare il ritmo sonno-veglia, rallentando le funzioni dell’organismo. Quindi è utile nella “sindrome da fase di sonno ritardata”, cioè in quelle persone, chiamate comunemente “gufi”, che la sera non andrebbero mai a dormire, mentre al mattino fanno fatica ad alzarsi; nei casi di jet-lag, perché migliora sia il sonno sia i sintomi che compaiono di giorno (malessere generale, disturbi gastrointestinali); e negli anziani, perché spesso, come già accennato, la sua secrezione si riduce con il progredire dell’età. Attenzione però al fai da te o a rimedi consigliati dall’amica o dalla collega. L’insonnia, non curata tempestivamente, di qualunque natura essa sia, può portare a un circolo vizioso. È sufficiente una settimana senza chiudere occhio per portare a un condizionamento negativo e alla cronicizzazione del disturbo: una volta sdraiati a letto, il pensiero e la paura di non addormentarsi agevoleranno un’altra notte in bianco. Al primo campanello di allarme è indispensabile consultare il proprio medico. Una terapia farmacologica è necessaria in circa il 70% dei casi di insonnia: il trattamento farmacologico, con la possibilità di interrompere rapidamente il circuito vizioso caratterizzato dalla triade coricamento allertamento-insonnia, consente soprattutto di evitare l’instaurarsi di un condizionamento negativo e quindi il rischio di cronicizzare l’insonnia stessa.