«È giusto abbassare il valore sociale del matrimonio per renderlo più "democratico" e fruibile anche a un povero diavolo come me?»
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Riprendiamo da FB un post citato da un amico il 25/2/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Famiglia, affettività e sessualità, omosessualità e gender nella sezione Carità, giustizia e annunzio.
Il Centro culturale Gli scritti (1/5/2016)
Non sono sposato né sono uno stinco di santo, sto al mondo con animo contemporaneo e quindi in quel saliscendi di desideri alti e istinti bassi che al di là delle intenzioni non fanno di me una persona esattamente affidabile rispetto al matrimonio.
Questo cappello personale serve una domanda: possono le mie paturnie ridefinire cos'è il matrimonio? Stante la mia consapevole inadeguatezza è giusto abbassare il valore sociale del matrimonio per renderlo più "democratico" e fruibile anche a un povero diavolo come me?
Io credo di no. Credo sia necessario distinguere i princìpi alti dalle immondizie personali, tentando al più di elevare la propria storia personale ai princìpi senza abbassare questi ultimi ai propri limiti, senza fletterli al cabotaggio degli utilitarismi personali.
E infatti la cosa che mi fa più incazzare di tutta questa vicenda è la protervia di voler decidere in base alle ideologia correnti cosa sia il matrimonio e cosa la famiglia da parte delle nuove vulgate che si nascondono dietro la foglia di fico potente dei diritti e della non discriminazione.
Però poi ci sono i fatti e la realtà dice che ci sono altri due ddl oltre a quello approvato oggi con le procedure che sappiamo. Da una parte si continua a volere il diritto alle adozioni (e infatti presenteranno ddl per riprovare l'assalto) e dall'altra si afferma per legge che non serve l'obbligo di fedeltà, ammettendo per legge che dalla prospettiva di coloro che si vorrebbe adottare è indifferente la stabilità o meno della coppia e non sia un favore per la sua crescita e anche per quello della coppia stessa.
Su quest'ultimo aspetto c'è anche dell'altro in questa deriva, l'offensiva è così violenta che cambia fino i paradigmi della discussione fino a invertirli: se prima infatti gli omosessuali chiedevano eguaglianza con gli eterosessuali e anelavano ad accedere in nome della non discriminazione ai diritti e ai doveri dell'istituto matrimoniale, oggi succede invece che il matrimonio va riscritto, modellato alla vulgata LGBT e infatti hanno già presentato un ddl per cancellare obbligo di fedeltà tra coniugi sulla falsariga delle unioni civili omosessuali. E non fa nulla che tale obbligo è contemplato a livello mondiale da tutte le legislazioni matrimoniali incluse quelle presuntivamente più "avanzate" (altroché «retaggio medievale»).
Si vuol destrutturare la società e relativizzare ogni forma di legame fino a dargli sostanziale insignificanza negando l'esistenza di una morale universale che ha una base minima e cerca solo di preservare buonsenso perché la sua esistenza è conveniente, perché in sua assenza si cadrebbe nel bellum omnium in omnes, perché in fondo ci spinge a essere migliori, a meritarci un sistema minino di valori che anche se non riusciamo a incarnare dobbiamo continuare a ritenere giusto, nonostante errori e debolezze personali. Anzi, è giusto proprio alla luce di errori e debolezze personali.