1/ "La verità sull'8 marzo delle donne per quel libro scovato per caso", di Silvana Mazzocchi 2/ La favola dell’8 marzo (la festa come nessuno ve l’ha ancora raccontata), di Alessandra Nucci
1/ "La verità sull'8 marzo delle donne per quel libro scovato per caso", di Silvana Mazzocchi
Riprendiamo da La Repubblica del 7/3/2009 un articolo scritto da Silvana Mazzocchi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (17/4/2016)
Se, nella Parigi del Fronte popolare si distribuivano i mughetti, nel 1946 quando l'Udi, l'Unione donne italiane, si trovò a organizzare il primo 8 marzo dell'Italia libera, le partecipanti alla discussione decisero di optare per le gialle mimose. "A noi giovani romane vennero in mente gli alberi coperti di fiori gialli... pensammo che quel fiore era abbondante e, spesso, disponibile senza pagare...", recita tra l'altro la testimonianza di Marisa Rodano, una delle tante voci raccolte nel bel volume 8 marzo, una storia lunga un secolo, in cui Tilde Capomazza (femminista e programmista televisiva) e Marisa Ombra (ex partigiana e presidente, negli anni Settanta, dell'editrice di Noi donne) ricostruiscono un secolo d'impegno femminile, restituendo dignità e adeguata importanza a una data troppo spesso ridotta a puro rito consumistico.
Il libro, già uscito nel 1987 con il titolo: Storie, miti e riti della giornata internazionale della donna per la casa editrice di nicchia Utopia e presto andato esaurito, esce ora per Jacobelli con una nuova edizione impreziosita dal Dvd originale, (anche questo introvabile fin dal 1988), che intreccia rare immagini storiche con le interviste e le testimonianze di alcune protagoniste della politica italiana degli ultimi cinquant'anni. Un documento molto utile per comprendere il vero significato dell'8 marzo e, dunque, per incentivare l'indispensabile passaggio di memoria tra le generazioni.
È ricco di notizie e di ricostruzioni storiche il lavoro di Capomazza e Ombra. E, già all'epoca, fece scalpore soprattutto una scoperta: il fatto che non fosse in realtà basata su alcun dato certo la convinzione comune che Clara Zetkin, nel 1910, avesse scelto l'8 marzo per ricordare le operaie americane morte due anni prima durante un incendio avvenuto nel corso di uno sciopero. E come, invece, fosse provato da una ricca documentazione che, a fissare il giorno delle donne all'8 marzo, fosse stata la Conferenza internazionale delle donne comuniste nel 1921 "per ricordare una manifestazione di donne con cui si era avviata la prima fase della rivoluzione russa".
Tilde Capomazza, il vostro libro ha sfatato la leggenda che l'8 marzo sia nato per ricordare la morte delle operaie americane nell'incendio del 1908. Come lo avete accertato? [N.B. de Gli Scritti da Wikipedia: L'incendio della fabbrica Triangle, avvenne a New York il 25 marzo 1911, non nel 1910 come abitualmente si afferma e non nel 1908 come afferma l’intervistatrice, e fu il più grave incidente industriale della storia di New York. Causò la morte di 146 persone (123 donne e 23 uomini, per la maggior parte giovani immigrati italiani ed ebrei]
"Potrei dire 'per puro caso', ma in realtà fu la tappa felice di una ricerca che cominciata nel 1985 durò due anni: Marisa Ombra passava giornate in vari archivi, io sfogliavo libri, le poche riviste storiche esistenti; Internet allora per noi ancora non esisteva. Un giorno alla storica libreria delle donne 'Al tempo ritrovato' a piazza Farnese, a Roma, chiesi a Maria Luisa Moretti se per caso le fosse mai passato tra le mani qualche libro o rivista che parlasse della Giornata della donna, anche in lingua straniera, magari. Lei si mise a pensare, poi, rivolta a Simone, sua partner nella gestione della libreria, disse: 'Guarda un po' su quello scaffale ... ti ricordi quando venne una ragazza francese e ci lasciò un libro?' Simone non ricordava, ma cercò e trovò quel libro. Mancò poco che non svenissi. Titolo 'La journée internationale des femmes. La clef des énigmes, la verité historique'. Autrice Renée Coté , canadese del Quebèc, quindi di lingua francese. Era un libro farraginoso, ma ricco di riproduzioni, di citazioni, di appunti relativi alla confusa storia della Giornata, tutta interna al Movimento socialista internazionale e successivamente alla Internazionale comunista. Fu lì che scoprimmo che di incendio non si parlava affatto, ma decisiva fu la lettura degli atti della Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen 1910 dove di Gdd si parlò ma non di incendi... La giornata, dopo vari tentativi fatti da Clara Zetkin fu poi approvata a Mosca nel 1921, definita giornata dell'operaia, e ispirata alla rivolta delle donne di Pietrogrado contro lo zarismo avvenuta il 23 febbraio 1917 (corrispondente nel nostro calendario gregoriano all'8 marzo)".
Il libro e il dvd raccontano i 50 anni di questa ricorrenza. Qual è, oggi, il significato dell'8 marzo?
"Il libro per la verità, uscito nel 1987 cioè 21 anni fa, non aveva alcun intento celebrativo di una ricorrenza. Ci eravamo buttate in questa impresa Marisa ed io, non storiche, ma militanti del Movimento con percorsi diversi, perché avvertivamo che le manifestazioni dell'8 marzo stavano perdendo di forza, di efficacia, al limite, di senso. E pensammo di ripercorrerne la storia per capire cosa aveva spinto le donne che ci avevano precedute a costruire questo appuntamento annuale di lunga durata che aveva certamente prodotto importanti esiti. Era il caso di mollarlo o era bene rifletterci? Scegliemmo la seconda via scoprendo eventi impensati. Ma di tutto questo l'unica cosa che colpì la stampa fu la cancellazione dell'incendio e pareva che, con quella scoperta, avessimo voluto cancellare addirittura la giornata".
Qual è il testimone che la generazione del femminismo e del Movimento ha trasmesso alle ragazze di oggi?
"Noi abbiamo studiato e scritto di quel filo affascinante che ha attraversato la storia del Movimento e che ha portato attraverso le piazze d'Italia le proteste, le denunce e le richieste che le militanti intendevano far conoscere sia alle altre donne , sia ai vari governi. Ma non abbiamo fatto storia del Movimento, anche se abbiamo dovuto attraversarlo. Sull'argomento le opinioni delle donne che sono state soggetti attivi possono essere molto diverse. Noi due, con il nostro lavoro, abbiamo voluto fare memoria storica di questo appuntamento annuale ricco di eventi, di sofferenze, di allegria, di grande impegno che è stato il prodotto di un soggetto collettivo molto forte e che ha impegnato ogni donna che ne faceva parte".
"Al mito dell'incendio che ha avuto una funzione aggregante agli inizi, abbiamo sostituito la storia di questi soggetti reali che si sono fatti carico per sé e per tutte le donne di un processo di emancipazione e liberazione che deve continuare. Di fronte alla commercializzazione e volgarizzazione dell'8 marzo, noi proponiamo una riflessione sulla storia, molto gradevole nel dvd, molto avvincente nel libro. Questo è il nostro testimone e speriamo che passi in più mani lasciando tracce ispiratrici di nuovi impegni".
Tilde Capomazza, Marisa Ombra
8 marzo, una storia lunga un secolo
Prefazione di Loredana Lipperini
Jacobelli editore
Cofanetto libro*dvd, euro 19,50
2/ La favola dell’8 marzo (la festa come nessuno ve l’ha ancora raccontata), di Alessandra Nucci
Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un articolo di Alessandra Nucci pubblicato il 7/3/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (20/3/2016)
La festa dell’8 marzo, che in Italia si tramanda di anno in anno con l’immutabilità delle leggende, narra della lotta di classe, dello sfruttamento capitalista, del diritto al lavoro e, immancabilmente, dell’iniquità della società americana. Si tratta però di una mitologia indotta, un misto di fatti veri e meno veri ricostruiti con fantasia dal movimento sindacale, in piena Guerra Fredda, per dare corpo all’ideologia marxista e incanalare le donne il più possibile verso rivendicazioni di stampo comunista.
La storia vera infatti è molto più articolata della sola iniziativa che si vuole lanciata da Clara Zetkin a Copenhagen nel 1910. L’incendio della Triangle Shirtwaist Factory di New York fu tragedia vera e immane, ma non fu riconducibile né a scioperi né a serrate, fece vittime anche fra gli uomini e oltretutto avvenne nel 1911, un anno dopo il supposto “proclama”. Nella minuziosa ricostruzione storica offerta dal libro “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna” di Tilde Capomazza e Marisa Ombra (ed. Utopia, Roma, 1991), si scopre che la data dell’8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la “Seconda conferenza delle donne comuniste”. Svoltasi all’interno della III Internazionale comunista, la conferenza decise di stabilire quella data come “Giornata internazionale dell’operaia” in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo.
La “Festa della donna” fu istituita quindi nel quadro ideologico e politico che vedeva i paesi comunisti di tutto il mondo uniti per la rivoluzione del proletariato, sotto la guida dell’Unione Sovietica. Perché allora questo fatto non viene tramandato ogni 8 marzo? Per capirlo bisogna andare alle radici del femminismo, che non nasce dalle lotte del proletariato ma dalle donne del ceto medio, che già dalla metà dell’800 avevano cominciato a mobilitarsi per il diritto di voto. Quando poi, al volgere del XX secolo, venne fondato il Partito Socialista internazionale, le sue donne si divisero fra quelle disposte ad allearsi con le femministe “borghesi”, e quelle che invece ritenevano che, come scrisse nel 1910 L’Avanti!, «il proletariato femminile non può schierarsi col femminismo delle donne borghesi [….] per ottenere quelle riforme civili e giuridiche che le tolgano alla tutela e alla dipendenza dall’uomo. Questa emancipazione di sesso non scuote e può piuttosto rafforzare i cardini della presente società economica: proprietà privata e sfruttamento di classe».
In poche parole le donne di sinistra accusavano le borghesi di «non attaccare a fondo l’istituto familiare, luogo privilegiato di oppressione della donna». Questa divisione può spiegare la ricostruzione dell’8 marzo come iniziativa di protesta per il terribile incendio di New York, il cui taglio anti-americano risultava tanto più efficace quanto più ne rimaneva nascosta la radice sovietica.
Questa versione fu riportata infatti per la prima volta in Italia dal settimanale La lotta, edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano. Era il 1952, e quell’anno l’Unione Donne Italiane, settore femminile della Cgil, distribuì alle sue iscritte una valanga di librettini minuscoli, 4 cm x 6, da attaccare agli abiti insieme a una mimosa. Nel libretto c’era un resoconto dell’incendio di New York. Due anni dopo, il settimanale della Cgil, Il lavoro, perfezionò il racconto con un fotomontaggio che ritrae un signore arcigno in bombetta dal nome inventato che si fa largo fra masse di donne tenute indietro dalla polizia.
Così la data dell’8 marzo si è diffusa a tappe alterne, soprattutto in Europa. In alcuni paesi è salita alla ribalta solo da pochi anni. Negli Stati Uniti, dove le manifestazioni delle donne hanno sempre incluso le più svariate associazioni femminili, le donne socialiste tenevano già una “Festa della donna” nel 1908, che però non è mai diventato un appuntamento diffuso. È da pochissimo che si tenta di far acquistare visibilità in USA all’“International Women’s Day”. Nonostante infatti la crescente pubblicistica degli studi femminili, presenti in tutti gli atenei, il livello di attenzione del pubblico per l’8 marzo continua ad essere quasi del tutto inesistente.