San Francesco ebreo? Le origini di un mito, di padre Pietro Messa
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Riprendiamo dal sito http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/ un articolo di padre Pietro Messa Ofm, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani Pontificia Università Antonianum - Roma pubblicato il 14/1/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione San Francesco d'Assisi.
Il Centro culturale Gli scritti (31/1/2016)
In un’intervista rilasciata giorni fa al Corriere della Sera a proposito della visita che Papa Francesco farà domenica 17 gennaio alla sinagoga di Roma, il rabbino capo Riccardo Di Segni ha accennato ai diversi contatti e incontri avuti con il Pontefice e affermato che nei colloqui «si parla soprattutto di questioni pratiche, di visioni del mondo, di argomenti storici». Tra questi ultimi figura pure il caso del «diretto successore di Ignazio di Loyola, Diego Laynez, che era di famiglia marrana, di ebrei convertiti»; il rabbino testimonia che con il Papa ha anche «parlato di Francesco d’Assisi». Alla domanda se anche dell’Assisiate si parlasse a motivo delle origini ebraiche, Di Segni ha risposto: «Presunte. Credo che sia soltanto un mito. Infatti ne abbiamo parlato con ironia».
Leggendo tale affermazione viene in mente quanto ebbe ad affermare Giovanni Miccoli: «Il fatto che un uomo diventi un simbolo ha sempre in sé una qualche ragione». E quali sarebbero le ragioni per cui qualcuno nel passato ha affermato che san Francesco fosse di origine ebraiche? La risposta sta negli archivi con i diversi atti notarili; infatti nella “documentazione di vita assisana” – di cui un esperto fu il francescano padre Cesare Cenci che la pubblicò in tre corposi volumi – si può prendere atto che l’abitazione di Pietro di Bernardone, il padre di Francesco, era dirimpetto a quella di una famiglia ebrea. Proprio per tale motivo – ampliato anche da una successiva “contaminazione” per cui le suddette due costruzioni limitrofe saranno considerate entrambe proprietà dei progenitori del Santo d’Assisi (cfr. I Francescani e gli Ebrei. Atti della Giornata di Studio, Studi Francescani, Firenze 2013, p. 255-256) – si giungerà a confondere le due distinte famiglie tanto da affermare che l’Assisiate era di stirpe ebraica! E così – della serie «chi non distingue confonde» – con tali lenti alcuni cominciarono a leggere parole e atteggiamenti del Santo come espressioni della sua origine ebraica forzando testi e distorcendo la storia.
Quando nel luglio del 1228, a meno di due anni dalla morte, avvenne la canonizzazione, ad opera di papa Gregorio IX, fu incaricato di scrivere l’ufficio liturgico del nuovo santo il francescano Giuliano da Spira. Una volta composto nel 1230 circa mancava però una parte importante, ossia le letture da farsi nella recita notturna del mattutino. A tale mancanza i frati Minori in un primo momento supplirono inserendo brani della Vita di san Francesco scritta da Tommaso da Celano; non soddisfatti di ciò negli anni seguenti – nel 1237-1239 circa – elaborarono nuovi testi da leggere tra cui la Leggenda umbra. Proprio da questa furono tratte le nove letture necessarie per la recita liturgica notturna; la sesta riporta il racconto di un bambino che a Capua cadde e sprofondò nella sabbia del fiume Volturno da dove fu recuperato ormai privo di vita da un passante. Al vederlo morto accorsero in molti invocando l’aiuto del Santo d’Assisi; tra di essi «anche degli ebrei convennero mossi da naturale pietà, e dicevano: “San Francesco, ridona il bambino a suo padre!”» (Franciscus liturgicus, Editrici Francescane, Padova 2015, p. 171). Grazie a tale invocazione dell’intercessione di san Francesco da parte di cristiani ed ebrei il bambino ritornò in vita.
Al di là di tale confusione più o meno curiosa, una cosa è certa, ossia che i francescani hanno avuto spesso a relazionarsi con gli ebrei. Quando questi il 27 ottobre 1986 accolsero l’invito di san Giovanni Paolo II a recarsi ad Assisi per una giornata interreligiosa di pellegrinaggio, digiuno e preghiera onde invocare il dono della pace, guidati dal rabbino Elio Toaff – che solo alcuni mesi prima, il 13 aprile 1986, aveva accolto la prima visita di un papa alla sinagoga romana – si riunirono a pregare nella piazzetta difronte alla Chiesa Nuova, dove nel Medioevo vi era l’insediamento ebraico dirimpetto alla casa di Francesco, figlio del mercante Pietro di Bernardone.