Philippe Daverio: "Impedire ai bambini di vedere il crocefisso di Chagall? Un atto di stupidità senza limiti". L’arte non può avere né bandiere né religioni” e poi "siamo in Italia e la nostra cultura è questa. Bisogna rispettarla". [Philippe Daverio sulla decisione di una scuola fiorentina di non permettere ai bambini la visita al Crocifisso bianco di Marc Chagall], di Ignazio Dessì
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Riprendiamo dal sito http://notizie.tiscali.it/ un’intervista a Philippe Daverio di Ignazio Dessì pubblicata il 13/11/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (17/1/2016)
Per il noto storico dell'arte Philippe D’Averio si tratta di un palese “atto di cretinismo”. Il fatto che in una scuola si decida di impedire ai bambini di godere di una mostra dedicata alla "visione del sacro" di artisti come Chagall, Van Gogh, Fontana, Picasso, Matisse e Munch (Bellezza divina a Palazzo Strozzi), “è nient’altro che un gesto di stupidità senza limiti”.
Per l’esperto, conduttore di fortunate trasmissioni televisive sulla bellezza e la cultura, è inconcepibile una decisione simile da parte di chi è incaricato di formare i bambini. “Seguendo tale logica allora queste persone non porteranno mai i ragazzi a visitare un museo archeologico perché non sono pagani”, sospira. Insomma una cosa è certa per Daverio: “L’arte non può avere né bandiere né religioni”. Ma soprattutto - non dobbiamo scordarlo – "noi siamo in Italia e la nostra cultura è inevitabilmente intrisa di cristianesimo. Si può essere d’accordo o meno, ma la nostra realtà identitaria è quella. Altrimenti è come dire che qualcuno non vuol più vedere gli spaghetti o il vino perché si è inventato, o introdotto, qualcosa di alternativo. Diciamolo chiaro: non si può ignorare la storia".
"Se uno nega l’olocausto è giusto fargli un mazzo così - osserva lo scrittore e docente - Qui si parla d’altro, ma alla stessa maniera, non si può negare l’identità di un popolo". In caso contrario si rischia di rovesciare le cose. Di “non rispettare la nostra cultura, la nostra storia, quello che siamo, per una ottusa paura di urtare le convinzioni di altri. Che pure vanno rispettati ma senza rinunciare alle proprie peculiarità".
Se alcuni dunque, e in particolare degli insegnanti, "hanno agito in maniera tanto stolta verso degli studenti, in nome di un ingiustificabile ed esasperato laicismo, vanno licenziati immediatamente” e “se il ministro non interviene prontamente e prende provvedimenti va mandato a casa”.
In realtà il Ministero ha già deciso di inviare un ispettore a verificare cosa sia successo, e molti docenti hanno dichiarato che la decisione è stata presa per motivi di opportunità didattica e non religiosa, ma nel documento stilato dopo il consiglio d’interclasse della scuola elementare fiorentina si farebbe riferimento proprio “alla necessità di venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche”.
Insomma, si tratta di un caso ma è l’emblema di una certa aria che si respira nel nostro Paese. Il rispetto per la cultura altrui non deve portare a calpestare la nostra e Daverio lo ribadisce: “Un comportamento come quello riservato alla terza elementare di Firenze comporta la necessità di sospendere i colpevoli. Io non affiderei mai i miei figli a insegnanti che si comportano così”.
L’approccio interculturale deve essere – l’esperto d’arte ne è certo – a 360 gradi, sempre e comunque. Soprattutto nella nostra realtà. “Tra l’altro quel quadro di Chagall, su cui ho scritto parecchio – precisa – è il dipinto più trasversale della cultura del XX secolo. Il dipinto di un ebreo (Mark Zacharovič Šagalov, detto Chagall appunto, ndr) che ha difeso l’immagine del Cristo dei cattolici anche in ambienti profondamente protestanti, dove l’iconografia non è certo amata. Più chiaro di così”.
E del resto perfino l’Imam del capoluogo toscano, a spazzare qualsiasi equivoco, ha già dichiarato che si recherà a visitare la mostra. “Chi non capisce insomma – conclude Philippe Daverio – è davvero un idiota conclamato”.