1/ Egitto, l’allarmante violenza sulle donne (da Nena News) 2/ Apartheid sessuale in Egitto. Le ragazze si organizzano in gruppi di autodifesa (da Global Project)
1/ Egitto, l’allarmante violenza sulle donne (da Nena News)
Riprendiamo dall'Agenzia di stampa Nena News del 10/6/2014 http://nena-news.it/egitto-nuovo-caso-di-violenza-sessuale/ un articolo redazionale. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori approfondimenti cfr. la sotto-sezione Islam nella sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni. Per ulteriori file audio, vedi la sezione Audio e video.
Il Centro culturale Gli scritti (9/1/2016)
Roma, 10 giugno 2014, Nena News – Sta generando profondo sdegno in Egitto il video di una donna egiziana aggredita e denudata durante le celebrazioni per la vittoria presidenziale di Abdel Fattah al-Sisi. Nel filmato di due minuti una dozzina di uomini circonda la vittima sanguinante e nuda – identificata successivamente dalla polizia come una studentessa diciannovenne – mentre un ufficiale di polizia prova ad intervenire agitando in aria una pistola.
Al momento sono sette le persone arrestate per aver preso parte all’aggressione. I gruppi di difesa dei diritti delle donne, però, denunciano altri cinque casi avvenuti a Piazza Tahrir quella sera e accusano il governo di non fare abbastanza per fermare l’allarmante fenomeno delle violenze sulle donne. Secondo 29 gruppi femministi “sono stati documentati più di 250 casi di stupri di massa e aggressione sessuale di massa” dal novembre 2012 al gennaio 2014. “Combattere questo fenomeno – continuano le organizzazioni – presuppone una strategia nazionale di più ampio respiro”.
Nei quattro giorni di proteste della scorsa estate contro il presidente Morsi, le attiviste hanno documentato almeno 169 casi di violenze, 80 dei quali sono avvenuti in un’unica giornata. Secondo i gruppi di difesa dei diritti della donna, le aggressioni partono da un piccolo gruppo di uomini a cui si aggiungono velocemente molti altri uomini.
Ma le violenze sulle donne non avvengono solo durante i raduni politici, ma si verificano anche durante i concerti musicali e durante le celebrazioni della fine del Ramadan. Diversi casi di molestie e stupri sono stati registrati anche durante le feste per la vittoria della Coppa d’Africa di calcio nel 2008. “Il problema di [piazza, ndr] Tahrir è che ora ha la reputazione di essere un posto dove le aggressioni accadono” ha detto Eba’a el-Tamami, portavoce di HarassMap, organizzazione che lavora per contrastare il fenomeno delle molestie sessuali in Egitto.
Nei precedenti raduni a Tahrir, Opantish (Operation Anti-Sexual Harassment), “Le guardie del corpo di Tahrir” e altri gruppi femministi avevano in piazza squadre in difesa delle vittime, ma ora questi gruppi temono di essere considerati gruppi di dissidenti armati. Ecco perché domenica non erano presenti nelle strade del Cairo. Secondo Soraya Bahjat – in passato leader delle Guardie del corpo di Tahrir - in Egitto “c’è bisogno della presenza di unità di polizia specifiche e addestrate ad intervenire contro le aggressioni sessuali”.
Un sondaggio dell’Onu dello scorso aprile ha evidenziato che quasi tutte le donne egiziane sono aggredite a prescindere dagli abiti che indossano. Il 99,3% delle donne egiziane ha affermato di essere stata molestata sessualmente. Il 91% ha detto di non sentirsi sicura quando cammina per le strade.
Durante le sue interviste televisive in campagna elettorale, Sisi ha omaggiato in più di una circostanza le donne. Ma secondo alcuni osservatori il linguaggio utilizzato dal neo-presidente è “paternalistico” perché ha definito le donne la “voce calma, leggera e razionale nella casa”.
La scorsa settimana l’Egitto ha criminalizzato le molestie sessuali per la prima volta. Una decisione commentata da molte attiviste come il primo passo verso la soluzione del problema. Il Presidente uscente, Adly Mansour, ha emesso un decreto secondo il quale la molestia sessuale è un crimine punibile con un minimo di sei mesi di prigione e una multa di 3.000 lire egiziane. Le pene sono superiori per chi è recidivo.
Ma secondo Eba’a Tamimi di HarassMap “il più grande problema è quello culturale: la società non avverte [l’aggressione sessuale, ndr] come un crimine. Il poliziotto tende di solito a simpatizzare con l’aggressore o è addirittura lui stesso l’autore della violenza. Anche quando una donna va a denunciare il crimine subìto in una centrale di polizia, incontra le resistenze dei poliziotti che normalmente la invitano a desistere e a non denunciare il caso”.
2/ Apartheid sessuale in Egitto. Le ragazze si organizzano in gruppi di autodifesa (da Global Project)
Riprendiamo dal sito Global Project http://www.globalproject.info/it/mondi/apartheid-sessuale-in-egitto/13618 un articolo redazionale pubblicato il 22/2/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (9/1/2016)
Il treno del mattino che parte da Il Cairo e arriva ad Alessandria è cambiato: da mercoledì 13 febbraio, un nuovo scompartimento è riservato solamente alle viaggiatrici. Nelle prossime settimane, altri due convogli - quelli per Zagazig (Sharqeya, nel Nord-Est della regione del Delta) e al Qanater al-Khaireyah (40 chilometri a Nord-Ovest della capitale) - verranno forniti di carrozze per signore.
Il provvedimento amministrativo è stato adottato dal Governo Morsi a seguito di una escalation di violenze sulle donne, in particolare sulle donne che manifestano o che presenziano ad iniziative di piazza antigovernative o antislamiche, andando così a creare i presupposti normativi per l’introduzione di un sistema di apartheid sessuale in Egitto.
Dagli attivisti blogger la misura è stata percepita e raccontata come un primo passo verso l’islamizzazione del Paese, l’introduzione della sharia, dopo il travagliato arrivo al potere di Mohamed Morsi e dei Fratelli musulmani.
Il fenomeno delle violenze sessuali durante le manifestazioni sta crescendo in modo allarmante in Egitto, facendo nascere in pochi mesi numerose organizzazioni per difendere le manifestanti durante la proteste e per organizzare corsi di autodifesa, come ha fatto Tahrir body guard.
In una conferenza stampa anche il presidente del Consiglio nazionale della donna, Mervat Tellawi, ha attaccato i partiti e i movimenti islamici, accusandoli di dichiarazioni ostili alle donne. «Bisogna smettere con queste dichiarazioni», ha affermato Tellawi, che ha denunciato l'esistenza di «bande organizzate che praticano le molestie e le violenze sessuali durante la manifestazioni».
«È ora che tutti lavorino per affrontare questo fenomeno», ha detto, invocando una legge che consenta di intervenire con severità. «Tutti i responsabili politici devono prendere questo problema molto seriamente», ha sottolineato.
Intanto un telepredicatore salafita egiziano intanto ha accusato i manifestanti di essere «al 90%» donne copte o vedove che vanno in piazza «per essere violentate» ed è stato denunciato da attivisti copti, fra i quali Naguib Gobrail, capo dell'Unione egiziana per i diritti umani, per blasfemia e diffamazione, incitamento alle molestie sessuali e attacco alla pace sociale.
Durante una trasmissione della sua catena tivù Umma Ahmed Abdallah, conosciuto come Abu Islam, ha affermato che le manifestanti sono «puttane e senza morale», e che quelle non velate sono diavolesse.
Ma, quella degli scompartimenti riservati alle donne, non è una novità assoluta: nei vagoni della metro del Cairo già dal 2008 esisteva una separazione tra uomini e donne. Non imperativa per queste ultime, la suddivisione del tragitto per sessi doveva essere tassativamente rispettata dagli uomini. Pena la sollevazione femminile di tutto il vagone e una valanga di insulti che ricoprivano il malcapitato fino al momento della sua uscita (fatto salvo per i venditori ambulanti carichi di fazzoletti, biro colorate e specchietti).
Un provvedimento antipalpeggiamenti efficace, ma non certo la risoluzione al problema delle molestie sessuali, che funesta la città sovrappopolata. Tant’è che la separazione dei viaggiatori vale solo nelle ore di punta: dopo le 21 la quarta e la quinta carrozza rosa della metro, si ripopolano di uomini e ragazzi, senza sollevare alcun reclamo dalle donne presenti.
La ressa e la calca sono infatti due fattori chiave delle molestie e degli stupri. E le proteste di piazza sono – loro malgrado - un incubatore di violenza: dal 25 gennaio ci sono stati quasi 30 stupri a Tahrir.
In piazza la violenza segue un rituale preciso. Una volta individuata la ragazza, il baltagheya (ovvero il teppista) si incarica di far scoppiare una rissa non lontano dall’obiettivo. Contemporaneamente un altro gruppo di almeno cinque uomini si lancia sulla ragazza. Alla “prima cerchia”, seguono altri 10, 20 uomini. In alcuni casi possono diventare anche 100. Intorno alla ragazza si formano così circoli di uomini ammassati, mentre le cerchie esterne li proteggono da chiunque cerchi di intervenire. Questi stupri pubblici sono avvenuti, con più frequenza, quando in piazza Tahrir sono presenti in massa gli attivisti, i simpatizzanti dei Fratelli Mussulmani e dei salafiti, tanto da indurre le manifestanti donne a radunarsi solo in una specifica area della grande piazza. Le proteste e le iniziative non finiscono qui e le donne della ‘primavera araba’ non si lasciano intimidire e rilanciano: per salvaguardarsi dall’insabbiamento delle inchieste sugli stupri e stimolare la società civile, alcune ragazze e ragazzi in piazza si sono organizzate in gruppi di pattuglia volontari, come Tahrir Bodyguard e Operation Anti-Sexual Harassment. E avanzano la richiesta di sopprimere la divisione per sesso delle classi alle scuole primarie, mentre nelle ultime marce anti-harassment si sente urlare: «Invece di controllare le vostre figlie, educate i vostri figli».