Foligno, chiesa di Fuksas al gelo, messa spostata nel salone parrocchiale. Appello dei fedeli a Cei e progettista: “Troviamo una soluzione” Il parroco: "Costretti a questa scelta, anche il Vescovo è con noi"
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Il Centro culturale Gli scritti (17/1/2016)
FOLIGNO – La chiesa di Fuksas a Foligno è troppo fredda per celebrare la messa e così i parroci hanno deciso di spostare nel salone parrocchiale tutte le celebrazioni, compresa quella domenicale. Una scelta difficile ma condivisa con la comunità dei fedeli, perché la situazione è insostenibile e c’è il rischio che la gente, soprattutto famiglie con bambini, non partecipi più alle liturgie preferendo altre soluzioni per evitare di prendersi un malanno pregando.
Sì perché andare a messa d’inverno nel cubo di cemento armato alto 26 metri per 700 metri quadrati di superficie, progettato dall’architetto di fama internazionale Massimiliano Fuksas, è come stare all’aperto a zero gradi o giù di lì. La notte di Natale era talmente freddo che i preti sull’altare erano intirizziti e tante persone se ne sono andate a metà celebrazione, paralizzate dal freddo.
E così è scattata una sorta di protesta contro la chiesa-congelatore, sollevata dalla gente e rilanciata dai parroci, che non sanno più che pesci prendere visto che il problema sarebbe la struttura. Il riscaldamento a terra, infatti, non basta a scaldare adeguatamente il cubo disegnato da Fuksas, ma per motivi estetici sembra non sia possibile trovare altre soluzioni, che peraltro necessiterebbero di un notevole investimento economico.
“Il problema è stato affrontato – riferiscono don Antonio Ronchetti e don Giovanni Zampa, i due sacerdoti dell’unità pastorale Giovanni Paolo II che riunisce cinque parrocchie nella chiesa di San Paolo, meglio nota come cubo di Fuksas – abbiamo chiamato diversi tecnici, fatto fare studi e sopralluoghi, ma sembra non sia semplice trovare una soluzione perché per ottenere risultati soddisfacenti bisognerebbe fare modifiche strutturali, ma l’edificio ha dei vincoli estetici posti dal progettista che non ci consentono di intervenire, dunque non sappiamo cosa fare”.
Da qui l’idea di spostare la messa altrove. Già il primo dell’anno la celebrazione comunitaria è stata tenuta nel più confortevole salone parrocchiale, quello posto accanto alla chiesa dove si fanno incontri, feste, dibattiti, attività dell’oratorio, dove è stato improvvisato un altare. Una decisione apprezzata dai fedeli, che da domenica 3 gennaio è diventata definitiva, almeno per il periodo invernale, finché non si troverà una soluzione.
“È paradossale – evidenzia don Antonio Ronchetti – che un’intera comunità parrocchiale, una delle più grandi di Foligno, sia ridotta a celebrare la messa della domenica in un salone, pur avendo a disposizione una chiesa di 700 metri quadrati. Ma al momento ci sembra la soluzione più opportuna. Naturalmente il nostro vescovo, mons. Gualtiero Sigismondi, è a conoscenza della situazione e anche lui sta cercando, insieme a noi, di capire come poter risolvere la questione. Invitiamo la Conferenza episcopale italiana, che ha finanziato l’opera, e l’architetto che l’ha progettata a prendere coscienza del problema e a trovare una soluzione insieme”.
Sulla stessa lunghezza d’onda i fedeli, alcuni dei quali dicono che in questa chiesa “si sta bolliti d’estate e surgelati d’inverno” e che “da un’opera così ambiziosa e costosa francamente ci aspettavamo di più”, invitando l’architetto Fuksas a partecipare alla messa.
La cosiddetta chiesa-cubo di Fuksas si trova in via del Roccolo, a pochi passi dall’ospedale di Foligno, è stata disegnata dal celebre architetto Massimiliano Fuksas, incaricato dalla Conferenza episcopale italiana di disegnare a Foligno, su un’area che aveva ospitato un campo container per gli sfollati, un nuovo edificio sacro, simbolo di rinascita dopo il terremoto che nel ’97 colpì l’Umbria e le Marche. L’opera è costata oltre 3 milioni di euro, è stata inaugurata nel 2009 e rappresenta un gioiello dell’architettura sacra moderna, ma non è mai entrata nel cuore dei folignati risultando troppo d’impatto con il contesto naturale e architettonico circostante e soprattutto troppo patinata e poco vicina alle esigenze delle persone.