1/ L'angelo di Natale «ad personam», di Gian Carlo Olcuire 2/ Un Figlio lontano dai genitori, di Gian Carlo Olcuire
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1/ L'angelo di Natale «ad personam», di Gian Carlo Olcuire
Riprendiamo dal sito Vino nuovo un articolo di Gian Carlo Olcuire pubblicato il 24/12/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Arte e fede.
Il Centro culturale Gli scritti (3/1/2016)
In quest'opera custodita al Museo Diocesano di Salerno gli angeli sono tanti quanti i pastori. Al punto da farci immaginare che ciascuno, per il proprio pastore, abbia usato parole tagliate per lui
ANNUNCIAZIONE AI PASTORI
(avorio del XII secolo, Salerno, Museo Diocesano)
«[I pastori] Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono [...]. Se ne tornarono, glorificando e lodando Dio [...]» (Lc 2,15-20)
Non si sono limitati, gli angeli, a Zaccaria e a Maria. E ai pastori hanno riservato la terza annunciazione. È su questa scena laterale che vorremmo puntare l'attenzione, anziché proporre un'ulteriore Natività.
L'opera presenta due aspetti interessanti. Intanto l'annuncio è un'inquadratura a sé, non fa parte della Natività: se non è posto accanto né sullo sfondo, è perché merita uno sguardo ravvicinato e dedicato.
In secondo luogo, gli angeli sono tanti quanti i pastori e al loro livello. Mentre i pastori dei presepi sembrano le comparse di un film e sono distanti dagli angeli (che volano alto, sulla grotta o sulla capanna), qui gli angeli si rapportano a delle persone, non a una folla. Al punto da farci pensare che ogni angelo, per il proprio pastore, abbia usato parole diverse, tagliate per lui. Non è una bella provocazione per i nuovi evangelizzatori?
Resta il fatto che, per quanti errori possano avere i nostri presepi, con essi noi diventiamo dei nuovi angeli. Invece di accontentarci di una sintesi, ci siamo sobbarcati questa fatica per ridire una storia sempre uguale e risaputa con parole nostre. Quindi originale per ogni presepio.
Sono importanti quanto il racconto, i narratori, perché - mettendoci tempo e voce, creatività e passione, corpo e cose - si relazionano con l'altro. E in qualche modo lo cambiano. Fa piacere ascoltare da Luca che i pastori si mossero «senza indugio». Come Maria quando andò da Elisabetta: pronti, scattanti, senza perdere tempo. E, «dopo averlo visto», furono capaci di riferire, cioè di passare parola, dandosi l'un l'altro la bella notizia: «Venite a vedere, è nato un bambino». Capaci, infine, di elevare una lode a Dio.
2/ Un Figlio lontano dai genitori, di Gian Carlo Olcuire
Riprendiamo dal sito Vino nuovo un articolo di Gian Carlo Olcuire pubblicato il 26/12/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Arte e fede.
Il Centro culturale Gli scritti (3/1/2016)
Di tutta l'infanzia di Gesù, si racconta appena questo: un'incomprensione. Necessaria alla crescita di Gesù. E pure dei suoi, se questo episodio sarà serbato nel cuore della madre come qualcosa di prezioso.
CRISTO DODICENNE TRA I DOTTORI,
Albrecht Dürer, 1506, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza
«"Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"». (Lc 2,41-52)
Sembra una disputa tra dei sapienti, armati di libri, e un ragazzo disarmato, appassionato della verità. In realtà il ragazzo non è lì per contestare ma, secondo Luca, per ascoltare e fare domande.
La novità di quest'opera, dipinta a Venezia in soli cinque giorni, è nell'interpretazione di Dürer, che mette in scena gli attori in modo nuovo rispetto ai pittori precedenti (vedi Giotto, Duccio, Beato Angelico, Pinturicchio...). Se costoro ponevano il ragazzo in mezzo e talvolta al di sopra, con i dottori a debita distanza, l'artista tedesco costruisce attorno a Gesù una sorta di accerchiamento, come a levargli l'aria. E mentre gli occhi di Gesù sono assorti nel Padre, quelli dei sei maestri, timorosi della sua intrusione, lo guardano a vista. Uno di loro - con le dita quasi a fermare quelle di Gesù - pare persino una caricatura.
Il vero contrasto, che però Dürer non mostra, è quello tra genitori e figlio. Loro angosciati, lui sereno. Loro convinti che fosse in viaggio nella comitiva, lui in gita d'istruzione con un'altra comitiva. Loro preoccupatissimi, lui occupatissimo. Loro in cerca del figlio, lui in cerca del Padre. Loro che non lo capiscono, lui che ha Altro da capire.
Di tutta l'infanzia di Gesù, si racconta appena questo: un'incomprensione. Necessaria alla crescita di Gesù. E pure dei suoi, se questo episodio sarà serbato nel cuore della madre come qualcosa di prezioso. Come tutte le volte che un figlio svela che cosa vuol fare da grande.