Per un Natale plurale ma non confuso, di Yahya Pallavicini
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Riprendiamo da Avvenire del 23/12/2015 una lettera di Yahya Pallavicini, vicepresidente del Coreis (Comunità religiosa islamica) italiana e direttore del Comitato per il dialogo interreligioso della moschea di Roma, unitamente alla risposta del direttore del quotidiano Marco Tarquinio. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Islam nella sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni.
Il Centro culturale Gli scritti (27/12/2015)
Caro direttore, è forse un mistero se e come i musulmani festeggino il Santo Natale di Gesù? In realtà, bisognerebbe ricordare loro che la nascita di Gesù è espressamente menzionata nel Corano e rappresenta veramente un mistero e un miracolo che inizia dalla straordinaria purezza di sua madre Maryam, la cui nascita è immacolata anche secondo la tradizione islamica.
Così, in molti Paesi del mondo arabo e asiatico, cittadini cristiani e musulmani condividono la sensibilità per dei momenti 'santi' che ogni dottrina insegna e festeggia in modo differente ma che, nel caso della nascita di Gesù, dovrebbe essere un’occasione di rinnovata fratellanza tra cristiani e musulmani anche in Occidente.
Forse basterebbe tutto questo per sensibilizzare persino alcuni dirigenti scolastici che in Italia abusano del pretesto delle differenze religiose per creare un 'Natale attenuato' con la 'integrazione' di elementi e note di colore che annacquano l’identità autentica di questo evento e avvento storico e spirituale, scambiando così il culto con il 'multiculturalismo' e il valore universale con un artificioso 'universalismo' laicista.
Quest’anno, una coincidenza simbolica ulteriore ci fa riflettere: il calendario lunare islamico, che è più corto di quello gregoriano, fa coincidere la vigilia del Santo Natale di Gesù con la ricorrenza della nascita di Muhammad, il profeta servitore messaggero dell’islam. Mawlid Nabawiyy, la nascita profetica, è il termine islamico che viene comunemente usato per questa festa musulmana che commemora la nascita del sigillo della Profezia, come viene chiamato Muhammad, ultimo di una catena profetica che inizia da Adamo passando da una successione benedetta nella quale sono menzionati Noè, Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Aronne, Giovanni il Battista e Gesù, la cui qualità spirituale straordinaria è riconosciuta dai maestri.
Paradossale che il fondamentalismo islamista, oltre a negare il culto dei santi e profanare le loro opere, tombe e moschee, nega persino la festività del nostro Profeta con la scusa di un puritanesimo che abbiamo già visto in altre epoche storiche.
Per celebrare rispettosamente e degnamente questa doppia ricorrenza natalizia, i musulmani dovranno evitare che quella componente ambigua di agitatori politici del radicalismo possa creare artificiose contrapposizioni o sciocche competizioni tra feste, figure profetiche e sante, confessioni religiose e identità culturali. Ciò che i nostri giovani musulmani italiani possono veramente celebrare e testimoniare è il mistero di Dio che unisce in questo giorno di festa due cicli di calendari diversi, la nascita di due maestri di spiritualità che hanno dato origine a due comunità di credenti.
Permettere che questa 'vigilia dei Natali' sia una occasione eccezionale per onorare questo mistero e questi maestri, che hanno la loro specifica funzione sacrale e di insegnamento rituale, può forse aiutare tutti i credenti a cogliere anche il profondo miracolo della fratellanza e della condivisione nell’amore di Dio e del prossimo, un amore senza sconti, senza consumismo e senza confusioni ma vero amore per il Misericordioso.
Ringrazio Yahya Pallavicini per la chiarezza della sua visione musulmana del Natale, per la delicatezza con cui ci racconta della speciale memoria del Profeta dell’islam che quest’anno coincide con questo stesso tempo, per il rispetto che mostra per la consapevolezza cristiana dell’avvento di Gesù: Parola che si è fatta carne, vero Dio e vero uomo. (m.t.)