Il Convegno della Chiesa italiana a Firenze. Il contributo del tavolo R9 sulla via dell’Educare
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Riprendiamo sul nostro sito, per mostrare in maniera esemplicativa la vivacità del dibattito apertosi a Firenze, il contributo del tavolo R9 al quale èha partecipato come facilitatore Andrea Lonardo, uno dei 200 tavoli ai quali si sono seduti a discutere gli oltre 2400 delegati.
Il Centro culturale Gli scritti (15/11/2015)
N.B. Il testo è il contributo finale del tavolo consegnato al moderatore della via dell’Educare.
Le tre pratiche che suggeriamo sono guidate dalla valorizzazione di opposizioni dove educare vuol dire esattamente non scegliere l’uno o l’altro dei termini, ma esaltarli l’uno in relazione all’altro[1].
1/ Il made in Italy e l’infinito
Una prima pratica che suggeriamo è quella che potremmo chiamare del “made in Italy”. Riscoprire come in ogni città e paese, in modi diversi e simili, l’Italia è stata ed è capace di educazione, educazione tramite la storia delle nostre città, tramite esperienze concrete di carità e di servizio, tramite le straordinarie opere di bellezza artistica, musicale, poetica, filosofica e scientifica: educare alla riscoperta del genio educativo italiano che sa scoprire la grandezza del particolare ricollegandolo all’universale – “quest’ermo colle e l’infinito” (il riferimento è ovviamente a Leopardi) -, all’orizzonte dell’uomo e dei suoi grandi desideri, per educare all’infinito, avere un’idea di uomo che ha un desiderio di infinito. Una via che è quella della cultura, che quindi è laica, ma che non tace della grandezza della fede e della grandezza dell’uomo che viene illuminato da essa. Il made in Italy può portarci a trovare una via italiana anche dinanzi alla difficile questione del gender, contrastando le opposte tendenze di indifferentismo morale e di fondamentalismo che vuole solo condannare.
2/ Grandezza dei contenuti e passionalità testimoniale (contro l’infantilizzazione dei contenuti e contro la frigidità testimoniale)
Proponiamo una seconda pratica che è quella di rinnovare insieme metodi e contenuti. Solo una riscoperta dei grandi contenuti può generare un rinnovamento dei metodi. Riscoprire la grandezza di Dante, di Leopardi (papa Francesco ha parlato dei Promessi Sposi come del libro adatto per parlare dell'amore dei fidanzati), della poesia e della ricerca scientifica, della capacità di mostrare la grandezza del racconto della creazione di Genesi. Lo vediamo in persone come Roberto Benigni, Alessandro D’Avenia, Franco Nembrini e tanti altri, ma che diventi una via nella formazione del clero e del laicato, avendo laici e preti, catechisti e ricercatori capaci di appassionare alla vita tramite il racconto della tradizione. Persone che in maniera creativa, appassionata e passionale, senza ripetere clichés del passato testimoniano, indicano la grandezza di qualcosa. Così fanno emergere domande – le domande non nascono da sole – creano relazione, quella relazione che è essenziale e costitutiva. Insomma la buona pratica di avere persone che mostrano la fede incarnata, i frutti che nascono dal cristianesimo. Una fede incarnata, insomma, una fede che non dice solo Gesù, ma dice Gesù come luce del tempo e della vita tramite la presenza dei cristiani.
3/ L’alleanza fra la famiglia inadatta all’educazione e la scuola professionista dell’educazione
Suggeriamo, infine, di tessere le file dell’alleanza fra le famiglie e la scuola. Una famiglia che tende a delegare, perché convinta di non essere all’altezza, perché si fida solo degli specialisti, dei pedagogisti, degli psicologi. Incoraggiarle a capire che sono adatte proprio perché inadatte, proprio perché basate sulla gratuità e l’amore. Questo fin dalla preparazione al matrimonio, fin dalla preparazione al Battesimo (tante diocesi italiane stanno riscoprendo che il vero problema dell’Iniziazione cristiana non è il rapporto tra Confermazione ed Eucarestia, ma di queste con il Battesimo), con la riscoperta del valore educativo dei riti, dell’eucarestia domenicale fin da piccolissimi, con la riscoperta del fatto che un figlio guarda sempre ai suoi genitori per cui il genitore educa sempre, anche quando non guarda il figlio.
D’altro canto, per tessere questa relazione, è necessario riscoprire un grande affetto per la scuola, mostrare alle famiglie l’importanza di amare la scuola e di collaborare con essa. Pochissimi preti vivono ormai nella scuola, ma soprattutto la chiesa è lontana dal linguaggio della scuola e così l’educazione non si arricchisce più dei frutti culturali nati dal cristianesimo e non sa dialogare con le grandi questioni culturali, che sono invece tutte presenti nella scuola.
Si tratta di tessere anche le relazioni con le altre agenzie educative, con le istituzioni civili, riscoprendo avere il gusto di questi rapporti.
Appassionarsi, insomma, di famiglia e di scuola, delle loro dinamiche, dei contenuti che essi trasmettono.
Note al testo
[1] Il rimando è all’opposizione polare di Romano Guardini che diceva che per capire l’essere umano, bisogna cogliere tali tensioni.