Dipingere una storia di martirio quando il sangue è stato appena versato. Un iconografo ortodosso serbo racconta di essere stato ispirato da un'esecuzione dell'ISIS e delle sue speranze per gli assassini. Un’intervista di John Burger a Nikola Sarić
Riprendiamo dal sito Aleteia un’intervista di John Burger a Nikola Sarić pubblicata il 3/11/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (26/2/2016)
L’immagine dell’icona è pubblicata sul
sito Aleteia su permesso di Nikola Sarić
I 21 cristiani copti decapitati dallo Stato Islamico in Libia erano stati uccisi solo da poche settimane quando la Chiesa ortodossa copta li ha dichiarati santi martiri.
Le immagini della loro decapitazione sulla costa mediterranea del Nordafrica hanno scioccato il mondo, e hanno colpito profondamente un iconografo ortodosso serbo che vive in Germania, e ora l’icona che ha dipinto è stata messa all’asta perché i proventi possano aiutare le famiglie delle 21 vittime. Nikola Sarić spera anche che vedendo l’icona, intitolata “Santi Martiri della Libia”, la gente preghi per la conversione dei terroristi. Sarić, nato nel 1985 a Bajina Bašta, in Serbia, ha studiato all’Accademia della Chiesa Ortodossa Serba per le Arti e la Tutela. Dal 2011 vive e lavora nella città tedesca di Hannover. Ha parlato con Aleteia via Skype.
Come le è venuta l’idea di realizzare un’icona su questi martiri?
Ho visto le fotografie e ho letto della storia su Internet, e ovviamente, come molte altre persone, mi hanno colpito. Pensavo a loro, e l’idea è venuta spontaneamente.
Penso che sia stata anche dovuta al rispetto e all’amore nei loro confronti. È stata una questione personale. Ci ho pensato e ho sviluppato l’idea, come qualsiasi altra nel mio lavoro. Penso a una cosa e questa con il tempo si costruisce da sé.
Può dirci qualcosa di più su di lei e sul suo lavoro?
Vengo dalla Serbia e ho il mio studio qui ad Hannover. Dipingo principalmente motivi religiosi. Ho studiato iconografia a Belgrado, all’Accademia delle Arti Ecclesiali.
I temi religiosi mi interessano. Molti aspetti mi interpellano a livello personale, come persona che vede queste storie nella sua vita quotidiana e ne trae delle conclusioni. Sono universali e mi ispirano, e le interpreto. Spero che attraverso le mie opere qualcuno venga attirato da queste storie e tragga la propria interpretazione.
Cosa intende quando dice che è una persona che vede queste storie nella sua vita quotidiana?
Ci imbattiamo in queste storie nella liturgia o per fede, e ci penso. Sono storie su di noi, sulla gente, sul mondo, su ciò che è buono e ciò che è cattivo, su Dio e sul rapporto tra Dio e l’uomo e tra i popoli. Sono universali e senza tempo.
Può dirci qualcuna delle cose che ha pensato e ha provato mentre realizzava questa icona dei 21 martiri?
La storia e le immagini mi sono entrate nel cuore – sono di grande impatto. È in qualche modo una storia che conosciamo già dalla storia dei martiri. Stare davanti a Dio e davanti a Cristo ed esserne fieri, rimanendo in quell’amore, è l’esempio più potente. Questo tipo di storie mi colpisce in modo molto personale, e significa molto per me come cristiano. Ho sviluppato un amore nei loro confronti, e da ciò è derivata l’idea, ma è molto difficile analizzare come ci sono arrivato. È un po’ il mio stile, sviluppato in molti anni di studio e che è ancora in fase di sviluppo. Il linguaggio visivo è molto simile alle mie altre opere. Si costruisce da sé.
Nell’icona lei ha incluso gli aguzzini. Fanno ovviamente parte della storia, ma ha pensato in qualche momento di escluderli?
Includere gli aguzzini, questi terroristi, questi omicidi è qualcosa che non è nuovo nella narrazione visiva, soprattutto nell’iconografia, inclusi quelli che uccidono martiri. Dall’altro lato, è anche una sorta di documento di ciò che è accaduto: queste persone hanno ucciso queste persone. È documentare la storia di come è avvenuto… Possiamo immaginarla senza di loro, ma avrebbe un senso del tutto diverso, un punto di vista differente. Sono lì, e questo racconta la storia dell’orrore, l’assassinio di qualcuno. Ma è anche la storia di vita e la storia di comunicazione e rapporto tra Cristo e i martiri, per cui penso che sia positivo che ci siano entrambi gli aspetti della storia.
Spera che le persone che guardano l’icona e pregano con l’icona possano magari pregare per la conversione degli aguzzini?
Penso che sarebbe la cosa giusta, pregare per tutti. Preghiamo per i nostri nemici e per chi fa il male contro di noi. Siamo invitati a pregare per chiunque. Sarei contento se succedesse – se uno degli aguzzini cambiasse punto di vista e si pentisse per ciò che ha fatto.