Appunti per l’omelia della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, di Andrea Lonardo
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Pubblichiamo sul nostro sito il testo scritto da Andrea Lonardo per il sito www.omelie.org
Il Centro culturale Gli scritti (3/12/2009)
Come ha recentemente scritto Ermes Ronchi, nell’evento dell’annunciazione siamo dinanzi all’unico caso della storia della salvezza nel quale un essere umano ha l’ultima parola dinanzi a Dio. Ed è una donna ad essere al centro di questo evento. Colei che permette a Dio di venire nel mondo è una donna. Straordinaria verità. Dio si lega alla risposta di una donna. Non si può oltrepassare la libertà di questa donna. Essa obbedirà al Signore, ma obbedirà per libera scelta, senza che nessuno possa imporglielo, solamente per fiducia e per amore.
E non è una qualsiasi donna. È Maria di Nazaret. Concretezza assoluta dell’unicità della storia della salvezza. La venuta di Dio nel mondo si compie lì e non dappertutto. La salvezza sarà dappertutto, solo perché prima è stata lì. Se non fosse stata prima lì, semplicemente non sarebbe stata. Come ha insegnato il Concilio Vaticano II, la chiesa afferma senza esitazione la storicità dei vangeli, poiché essi trasmettono fedelmente quanto Gesù operò ed insegnò (Dei Verbum 19).
San Bernardo, in un testo straordinario, esprime poeticamente l’attesa di quel sì, il pendere della storia intera da quelle labbra:
«Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L'angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l'ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.
Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch'essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.
O Vergine, da' presto la risposta. Rispondi sollecitamente all'angelo, anzi, attraverso l'angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? perché temi? Credi all'opera del Signore, da' il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola.
Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all'assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.
"Eccomi", dice, "sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38)» (dalle Omelie sulla Madonna, di san Bernardo, abate, Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54).
Cosa aggiunge la festa dell’Immacolata concezione di Maria a questo evento che tante volte contempliamo nelle solennità dedicate a Maria? Quale dimensione specifica sottolinea?
Pone dinanzi agli uomini il fatto che Maria sia “piena di grazia”. Ci invita a riflettere su questa espressione che ripetiamo ogni volta nella preghiera dell’Ave Maria: “Ave, piena di grazia”. “Immacolata” vuol dire “semplicemente” “piena di grazia”. È la “semplicità” a cui tende tutta la creazione, a cui aspira ogni figlio d’uomo. Vincere il peccato, non esserne schiavo, esserne libero. Nella consapevolezza che questa non è opera della determinazione volontaristica e della capacità umana, ma è evento che si può compiere solo per opera di Dio, grazia che non può provenire se non dalla grazia.
Maria è “piena di grazia” perché è gravida, nello Spirito, della divinità del Figlio che si fa carne. È piena di grazia, perché Dio è contenuto in Lei. Una famosissima chiesa di Istanbul/Costantinopoli, l’unica nella quale si è conservata gran parte della decorazione in mosaico ed in affresco dopo le devastazioni iconoclaste seguite alla conquista della città da parte delle armate turche, si chiama S. Salvatore in Chora. Ed in essa Gesù è venerato come “Chora ton zonton”, cioè “dimora dei viventi”, e Maria come “Chora tou Achoretou”, cioè “dimora di Colui che non può essere contenuto in alcun luogo”. Maria è piena di grazia, è “piena di Lui”, “piena di Dio”.
In vista di questa pienezza, Dio ha voluto che Maria non conoscesse peccato, che fosse preservata dal peccato originale. Essa è così “piena di grazia” anche perché il suo cuore non si è mai volto al peccato, ma, a differenza di Eva e di tutti gli altri figli dei primogenitori, sempre si è abbandonata in libera fiducia di amore al suo Signore.
Un particolare della nuova traduzione CEI lo mette in mostra in maniera precisa. All’angelo che si rivolge a lei, Maria risponde: “Come avverrà?”. La vecchia traduzione recitava: “Come è possibile?”, ripetendo, con versione imprecisa, il “Come potrò mai conoscere questo?” (Lc 1,18) di Zaccaria.
Invece il testo recita: “Come avverrà?” (in greco “pos estai?”). La questione non è se sarà mai possibile, ma semplicemente “come” sarà possibile. Si potrebbe parafrasare: “Io credo al tuo annunzio; lo credo poiché viene da Dio. Non ho dubbi che ciò avverrà. Può solo la tua gentilezza dirmi in quale maniera, per quale via, di modo che io possa prepararmi a questo?”. Zaccaria non crede e, perciò, diviene muto. Maria, nella sua pienezza di grazia, subito si affida e vuole sprofondare nel mistero, contemplandolo più in profondità (e per questo parlerà!).
Distinzione preziosa che permette di vedere come non sia il dubbio ad essere caratteristica del credente, bensì la ricerca ulteriore, che si radica nella certezza della fede. Come ha insegnato il cardinal Newman se la persona ponesse in dubbio la fede, non sarebbe ancora credente. Proprio come un uomo che non fosse sicuro del suo amore nel matrimonio: distruggerebbe la propria famiglia.
Eppure questa certezza, questa rocciosità semplice della fede è cosa ben diversa da un placido possesso, da uno scontato mettersi in saccoccia una cosa ovvia. L’amore vuole sempre andare oltre, la fede vuole sempre conoscere di più ed amare di più. E sempre domanda: “Come avverrà?”. Domanda che nasce dall’amore di chi sa che una risposta giungerà da Dio e dalla sua fedeltà. Fede che, proprio perché è fede, ha l’audacia della domanda. Fede che sa che la nuova chiamata di Dio non può che avere un fine: “Rallegrati”. Così traduce la nuova versione italiana della Bibbia, ancora una volta correttamente, il “kaire”, il “ti saluto”, l’“ave” dell’angelo a cui siamo più abituati.
Ecco l’Immacolata Concezione”. Maria è l’unica, insieme al suo Figlio, a non aver conosciuto il peccato. Ma insieme ci rappresenta tutti, poiché noi camminiamo per essere senza peccato, per vincere quella diffidenza che il male ha posto nel cuore e ritrovare il nostro abbandono di figli.