La regina tenebrosa che inventò il gelato… Caterina de’ Medici, di Franco Cardini
- Tag usati: caterina_de_medici, franco_cardini, riforma_protestante
- Segnala questo articolo:
Riprendiamo da Avvenire del 9/8/2015 la prima parte di un articolo di Franco Cardini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per altri articoli, cfr. la sezione Storia e filosofia.
Il Centro culturale Gli scritti (18/10/2015)
Oggi Caterina de’ Medici, regina di Francia, è molto conosciuta per due motivi che vanno di moda: la gastronomia e la magia. Le si attribuisce – o comunque si attribuisce ai cuochi fiorentini ch’essa si portò dietro a Parigi – l’invenzione sia dei dolcetti rotondi dei quali i francesi vanno matti, i macarons, sia del gelato, che ha notoriamente conquistato il mondo. Essa è inoltre conosciuta per la sua passione per l’astrologia e le profezie: era risaputo che accanto a lei stava costantemente un ambiguo fiorentino dei poteri del quale si sussurravano meraviglie, Cosimo Ruggeri, per non parlare dei suoi rapporti con il «mago» Michel de Notre-Dame, più conosciuto con lo pseudonimo di Nostradamus, l’autore delle enigmatiche Terzine che secondo alcune conterrebbero infallibili ancorché non troppo comprensibili profezie.
È ben nota anche la sua silhouette che, per la verità di solito un po’ troppo abbellita, è comparsa più volte in film e sceneggiati storici sul grande e sul piccolo schermo: accigliata, misteriosa, sempre nerovestita in omaggio a quella che era la moda del suo tempo, il maturo Cinquecento, ma anche in quanto perpetuamente abbigliata a lutto dopo la morte incidentale di suo marito Enrico II durante un torneo. E sì che il suo regale consorte l’aveva a lungo e pubblicamente cornificata: tutti conoscono la sua passione per l’affascinante Diana di Poitiers. In realtà le vicende storiche di Caterina, nata a Firenze nel 1519 e figlia di colui che allora ne era il signore, Lorenzo duca di Urbino (figlio di Piero, nato a sua volta da Lorenzo detto «il Magnifico» e fratello di quel Giovanni che sarebbe divenuto papa Leone X) non furono mai né troppo felici, né troppo facili. Sua madre, Madeleine de la Tour d’Auvergne, morì poco dopo il parto; e nemmeno il padre le sopravvisse a lungo.
Caterina era il frutto di un matrimonio politico imposto dal prozio papa per rafforzare i rapporti tra casa Medici e corona di Francia: che tuttavia condussero a un’infelice alleanza politica tra papa Clemente VII (un altro Medici!) e Francesco I di Francia, quindi alla cacciata del potente casato dalla città del giglio e al suo ritorno, nel 1530, sotto l’egida dell’imperatore Carlo V. Il nuovo protettore della dinastia la insignì addirittura di un titolo feudale: da allora i Medici sarebbero stati duchi di Firenze, quindi garanti ereditari della fedeltà di Firenze all’impero al di là del gradimento o meno dei fiorentini.
Ma il re di Francia, insieme con il papa, continuava a guardare a Firenze come a una potenza amica da non perdere: e fu così che venne organizzato, nel 1533, il matrimonio politico tra Caterina e il terzogenito del monarca, Enrico duca di Orléans, certo non destinato tuttavia al trono. Invece caso volle che lo sfavorito cadetto divenisse, con la morte di chi avrebbe avuto diritto all’eredità regale, a sua volta re; e Caterina quindi regina. Fu un regno triste il suo, così messa nell’angolo da un marito che la disprezzava, la trascurava e l’umiliava preferendole la prestigiosa amante Diana di Poitiers. Ma Enrico II nel 1559 morì in seguito alla ferite riportate durante un torneo: e Caterina si trovò reggente e quindi regina- madre durante il regno di ben tre suoi figli, che dovettero convivere con l’intrigante e violenta alta nobiltà dei Guisa e dei Borbone e affrontare le conseguenze della Riforma protestante sotto forma di lotta accanita tra cattolici e «ugonotti», cioè calvinisti.
Sulla regina, che stava ormai invecchiando, si allunga l’ombra della corresponsabilità della triste «Notte di San Bartolomeo», il 24 agosto 1572, che del resto non fu per nulla l’unico massacro di quel conflitto che annoverò carnefici e vittime da entrambe le parti.
[…]