El Greco, il pittore della dimensione verticale dell’uomo, teso fra terra e cielo. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 07 /08 /2015 - 17:38 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati: ,
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Mettiamo a disposizione sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, vedi la sezione Arte e fede ed, in particolare, Nascere al cielo: El entierro del Conde de Orgaz (La sepoltura del Conte di Orgaz) di Domenico Theotokopoulos, detto El Greco.

Il Centro culturale Gli scritti (7/8/2015)

7 a 1 è la proporzione armonica fra il corpo e la testa dell’uomo. Proporzione che ovviamente diviene anche canone pittorico, per evitare ogni sproporzione.

13 a 1 è invece la proporzione utilizzata abitualmente da El Greco. Lo slancio in verticale è evidente anche dal fatto che egli prediliga spesso tele verticali, molto più alte del normale.

Ebbene con questo modo di dipingere il Greco vuole rappresentare il desiderio dell’uomo di raggiungere Dio, il suo desiderio di “bucare” le nubi.

Non solo. Egli vuole significare che i cieli sono ormai aperti. Nelle tele del Greco appare sempre una linea verticale che congiunge cieli e terra. Sempre una luce verticale attraversa le sue tele: è Dio che apre i cieli per discendere, per essere visto, per visitare.

Si veda ad esempio l’Annunciazione del Prado a Madrid. Le nubi si aprono e attraverso il varco che è stato aperto discende lo Spirito Santo, perché il Figlio possa farsi uomo.

Enorme è il particolare del roveto ardente fra la Vergine e l’angelo. Il roveto che bruciava senza consumarsi era immagine dell’amore del Cristo, amore appassionante ed insieme mai spento. Ma è immagine anche della Vergine stessa che nelle Litanie è detta  “roveto ardente”.

Nella Resurrezione (anch’essa conservata al Prado), Cristo è il cielo stesso che emerge dalla terra fendendola: i corpi dei soldati accentuano l’idea di fessura che si apre senza poter più essere chiusa.

Nella Pentecoste (sempre al Prado) il mondo è come innalzato nella verticalità della tela, mentre lo Spirito discende, sollevandolo, come fuoco e luce.

Non basta dire, allora, che El Greco è un pittore manierista e controriformista - l’ultimo periodo della sua produzione coincide con l’emergere del grande controriformista italiano, Caravaggio. Il Greco, piuttosto, elabora un suo preciso modo di esprimere il rapporto fra Dio e l’uomo.

Ciò appare con evidenza anche nel Entierro del Conde de Orgaz. Lì, addirittura, sono Sant’Agostino e Santo Stefano che discendono dal cielo per seppellire il Conte di Orgaz (per l'immagine dell'opera ed una presentazione dettagliata cfr. su questo stesso sito Nascere al cielo: El entierro del Conde de Orgaz (La sepoltura del Conte di Orgaz) di Domenico Theotokopoulos, detto El Greco). Al Greco era stata commissionata la tela che tuttora è nella sua collocazione originaria, nel portico della chiesa di San Tommaso (Santo Tomé) in Toledo, anche se l’allestimento museale nasconde la chiesa stessa alla vista dei visitatori.

Un'antica tradizione toledana raccontava come nel 1327, quando i resti del Conte di Orgaz Don Gonzalo Ruiz di Toledo furono traslati dal convento dei frati agostiniani alla Parrocchia di San Tommaso, alla deposizione del corpo nel sepolcro avessero partecipato Sant’Agostino e Santo Stefano, mentre coloro che assistevano ammirati ascoltavano una voce che diceva: «Questo è il premio che riceve chi serve Dio e i suoi santi». Il miracolo fu ufficialmente riconosciuto nel 1583 e il parroco d. Andrés Nuñez Madrid chiese al Greco di realizzare l’opera.
Mentre in basso si vede il corpo del Conte con la sua armatura lucente, la tela annunzia che la sua vita non si è conclusa con la sepoltura: infatti il cielo si apre come un utero materno attraverso il quale passa l’anima nuovamente bambina di Don Gonzalo che viene accolta dalla Vergine, da San Giovanni Battista e da tutti i santi del cielo che la presentano al Cristo Signore.

Mostrare che il cielo è aperto vuole così dire anche annunziare che la terra è benedetta e che il Signore non la abbandona, anzi la visita.

Si pensi ancora all’Immacolata Concezione (Toledo, Museo de la Santa Cruz oggi dedicato alla storia della dinastia degli Asburgo), dove il colore sfolgorante della veste di Maria dice la presenza di Dio in ogni istante della sua vita.

Si pensi all’Espolio di Cristo, la Spogliazione di Gesù (Cattedrale di Toledo). Il rosso della veste tutta d’un pezzo dice la sua regalità. Se le tre donne discepole in primo piano si chinano a vedere la croce che viene preparata e intorno al Cristo si serrano i due ladroni, il buono e il cattivo, al di sopra del Cristo la luce indica che è il “mistero” di Dio che si sta compiendo. Uno solo degli astanti ci guarda e col braccio disteso si rivolge a noi spettatori per farci entrare nel mistero.

Anche nelle Crocifissione del Greco (ad esempio quella oggi a Londra, Christian Levett) è la luce che indica che non si tratta di una qualsiasi delle tante esecuzioni capitali che la storia ha conosciuto, bensì dello squarciarsi del cielo, come annunziano i Vangeli.

Nelle solo apparentemente profane vedute di Toledo (New York, Metropolitan Museum of Art e Toledo, Museo di El Greco con la Veduta e mappa di Toledo), nuovamente è la luce che dice la presenza di Dio sulla città degli uomini ed, in particolare, il volo della Vergine con gli angeli, che veglia sulla città e sui suoi abitanti.