Teoria delle finestre rotte (un’interessantissima voce da Wikipedia)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 12 /07 /2015 - 13:55 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo la voce Teoria delle finestre rotte da Wikipedia (articolo all’11/7/2015). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Educazione, nella sezione Catechesi, scuola e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (12/7/2015)

La teoria delle finestre rotte è quella teoria sociologica secondo la quale investendo le risorse, umane e finanziarie, nella cura dell'esistente e nel rispetto della civile convivenza si ottengono risultati migliori rispetto all'uso di misure repressive.

Ad esempio l'esistenza di una finestra rotta (a cui il nome della teoria) potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale[1]. La teoria fu introdotta nel 1982 in un articolo di scienze sociali di James Q. Wilson e George L. Kelling[2].

Storia

Nel 1969, presso l'Università di Stanford (USA), il professor Philip Zimbardo condusse un esperimento di psicologia sociale. Egli lasciò due automobili identiche, stessa marca, modello e colore abbandonate in strada, una nel Bronx, zona povera e conflittuale di New York, l'altra a Palo Alto, zona ricca e tranquilla della California. Quindi due identiche auto abbandonate, due quartieri con popolazioni molto diverse e un team di specialisti in psicologia sociale, a studiare il comportamento delle persone in ciascun sito.

Ciò che accadde fu che l'automobile abbandonata nel Bronx cominciò ad essere smantellata in poche ore, perdendo le ruote, il motore, specchi, la radio, ecc...; tutti i materiali che potevano essere utilizzati vennero rubati e quelli non utilizzabili vennero distrutti. Al contrario, l'automobile abbandonata a Palo Alto, rimase intatta.

In tali casi è comune attribuire le cause del crimine alla povertà, attribuzione sulla quale si trovano d’accordo le ideologie più conservatrici (sia di destra che di sinistra). Tuttavia, l'esperimento in questione non terminò così. Infatti, dopo una settimana, quando la vettura abbandonata nel Bronx era stata completamente demolita e quella a Palo Alto era rimasta intatta, i ricercatori decisero di rompere un vetro della vettura a Palo Alto. I ricercatori assistettero alla stessa dinamica di vandalismo che avevano registrato nel Bronx: furto, violenza e vandalismo ridussero il veicolo nello stesso stato di quello abbandonato nel quartiere malfamato di New York.

La pubblicazione dell'articolo di James Q. Wilson e George L. Kelling, ebbe molto successo negli ambienti di studio della criminologia. Nel 2007 e nel 2008 Kees Keizer e colleghi, all'Università di Groningen, hanno condotto una serie di esperimenti sociali controllati per determinare se l'effetto del disordine esistente (come la presenza di rifiuti o l'imbrattamento da graffiti) avesse aumentato l'incidenza di criminalità aggiuntive come il furto, il degrado o altri comportamenti antisociali. Hanno scelto diversi luoghi urbani successivamente trasformati in due modi diversi ed in tempi diversi. Nella prima fase "il controllo", il luogo è stato mantenuto ordinato, libero da graffiti, finestre rotte, ecc. Nella seconda fase "l'esperimento", esattamente lo stesso ambiente è stato trasformato in modo da farlo sembrare di proposito in preda all'incuria e carente di alcun tipo di controllo: sono state rotte le finestre degli edifici, le pareti sono state imbrattate con graffiti ed è stata accumulata sporcizia. I ricercatori hanno poi segretamente controllato i vari luoghi urbani osservando se le persone si comportavano in modo diverso quando l'ambiente era stato appositamente reso disordinato. I risultati dello studio hanno corroborato la teoria[3].

Applicazione a New York

Nel 1994 il neoeletto sindaco di New York Rudolph Giuliani, con l'aiuto del commissario Bill Bratton, applicò la teoria della finestra rotta per combattere il crimine nella metropolitana della città. L'operazione da cui ebbe il via la Tolleranza zero, consisteva semplicemente nel far pagare il biglietto ai viaggiatori. Questo bastò a cancellare l'idea che la metropolitana fosse una zona abbandonata e senza regole, producendo un crollo delle attività criminali.

Note al testo

[1] Keizer K., Lindenberg S., Steg L., The Spreading of Disorder in Science, vol. 322, nº 5908, dicembre 2008, pp. 1681–5, also summarized in Supermarket trolleys make us behave badly | Anjana Ahuja – Times Online in The Times (London), 22 gennaio 2009.

[2] George L. Kelling e James Q. Wilson, Broken Windows: The police and neighborhood safety in Atlantic Monthly, 1 marzo 1982, pp. 29–38. URL consultato il 9 novembre 2014.

[3] Can the can – Nov 20th 2008 in The Economist, 20 novembre 2008. URL consultato il 24 novembre 2008.