«C’è pure la responsabilità di coloro che hanno il compito dell’educazione: le famiglie, le scuole, i testi scolastici, le guide religiose, il discorso religioso, i media. La violenza e il terrorismo nascono prima nella mente delle persone deviate, successivamente vengono perpetrate sul campo». Messaggio di auguri ai musulmani del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso per l’inizio del Ramadan 2015
Riprendiamo sul nostro sito il Messaggio di auguri ai musulmani del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso per l’inizio del Ramadan 2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Islam, nella sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni.
Il Centro culturale Gli scritti (27/6/2015)
Cari fratelli e sorelle musulmani,
1. Sono lieto di porgervi, sia a nome dei cattolici di tutto il mondo, sia personalmente, i migliori auguri di una serena e gioiosa celebrazione di ’Id al-Fitr. Nel mese di Ramadan osservate molte pratiche religiose e sociali, come il digiuno, la preghiera, l’elemosina, l’aiuto ai poveri, visite a parenti ed amici.
Spero e prego che i frutti di queste buone opere possano arricchire la vostra vita!
2. Per alcuni tra voi, come pure per altri appartenenti a diverse comunità religiose, sulla gioia della festa getta un’ombra il ricordo dei propri cari che hanno perso la vita o i loro beni o sofferto fisicamente, mentalmente e persino spiritualmente a causa della violenza. Comunità etniche e religiose in numerosi Paesi del mondo hanno patito sofferenze enormi ed ingiuste: l’assassinio di alcuni dei loro membri, la distruzione del loro patrimonio culturale e religioso, emigrazione forzata dalle loro case e città, molestie e stupro delle loro donne, schiavizzazione di alcuni dei loro membri, tratta di esseri umani, commercio di organi, e persino la vendita di cadaveri!
3. Siamo tutti consapevoli della gravità di questi crimini in se stessi. Tuttavia, ciò che li rende ancora più odiosi è il tentativo di giustificarli in nome della religione. Si tratta di una chiara manifestazione della strumentalizzazione della religione per ottenere potere e ricchezza.
4. Sarebbe superfluo dire che coloro che hanno la responsabilità della sicurezza e dell’ordine pubblico hanno pure il dovere di proteggere le persone e le loro proprietà dalla cieca violenza dei terroristi. D’altro canto, c’è pure la responsabilità di coloro che hanno il compito dell’educazione: le famiglie, le scuole, i testi scolastici, le guide religiose, il discorso religioso, i media. La violenza e il terrorismo nascono prima nella mente delle persone deviate, successivamente vengono perpetrate sul campo.
5. Tutti coloro che sono coinvolti nell’educazione dei giovani e nei vari ambiti educativi dovrebbero insegnare il carattere sacro della vita e la dignità che ne deriva per ogni persona, indipendentemente dalla sua etnia, religione, cultura, posizione sociale o scelta politica. Non c’è una vita che sia più preziosa di un’altra per motivo della sua appartenenza ad una specifica razza o religione. Dunque, nessuno può uccidere. Nessuno può uccidere in nome di Dio; questo sarebbe un doppio crimine: contro Dio e contro la persona stessa.
6. Non può esserci alcuna ambiguità nell’educazione. Il futuro di una persona, di una comunità e dell’intera umanità non può essere costruito su tale ambiguità o verità apparente. Cristiani e musulmani, ciascuno secondo la rispettiva tradizione religiosa, guardano a Dio e si rapportano a Lui come la Verità. La nostra vita e la nostra condotta in quanto credenti dovrebbero rispecchiare tale convinzione.
7. Secondo san Giovanni Paolo II, cristiani e musulmani hanno “il privilegio della preghiera” (Discorso ai capi religiosi musulmani, Kaduna, Nigeria, 14 febbraio 1982). C’è grande bisogno della nostra preghiera: per la giustizia, per la pace e la sicurezza nel mondo; per coloro che si sono allontanati dal retto cammino della vita e commettono violenza in nome della religione, affinché possano ritornare a Dio e cambiare vita; per i poveri e gli ammalati.
8. Le nostre feste, tra l’altro, nutrono in noi la speranza per il presente e per il futuro. È con speranza che guardiamo al futuro dell’umanità, in particolare quando facciamo del nostro meglio affinché i nostri legittimi sogni diventino realtà.
9. Con Papa Francesco, vi auguriamo che i frutti del Ramadan e la gioia di ‘Id al-Fitr possano portare pace e prosperità, favorendo la vostra crescita umana e spirituale.
Buona festa a tutti voi!
Dal Vaticano, 12 giugno 2015
Jean-Louis Cardinale Tauran
Presidente
Padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.I.
Segretario