1/ A cosa servono i neuroni specchio? Un’intervista di Tiziana Moriconi a Giacomo Rizzolatti 2/ Rizzolatti: "Ecco perché i sentimenti sono contagiosi". Neuroni appassionati: c'è un legame intimo, naturale, profondo che lega insieme tutti gli esseri umani, di Leonetta Bentivoglio

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 24 /06 /2015 - 09:20 am | Permalink | Homepage
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1/ A cosa servono i neuroni specchio? Un’intervista di Tiziana Moriconi a Giacomo Rizzolatti

Riprendiamo dal sito Wired un’intervista di Tiziana Moriconi a Giacomo Rizzolatti pubblicata il 9/7/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sezione Scienza e fede.

Il Centro culturale Gli scritti (24/6/2015)

Giacomo Rizzolatti, lo scienziato che circa 20 anni fa li ha scoperti, è a Milano per il Fens Forum of Neuroscience. Per raccontare i meccanismi della mente alla base della comprensione degli altri. Wired.it lo ha intervistato

Un uomo al bancone di un bar prende in mano un boccale di birra. Basta guardare il modo in cui lo afferra per sapere cosa sta per fare: sta semplicemente per bere, sta per brindare o magari ha intenzione di lanciarlo. Secondo la teoria scientifica che tiene banco da quasi 20 anni, questa comprensione immediata del comportamento altrui la dobbiamo ai neuroni specchio, cellule nervose motorie che risuonano nel nostro cervello proprio come se a compiere quei gesti fossimo noi. Certo non sappiamo i motivi dei vari possibili comportamenti. L’uomo ha solo sete? È un estimatore e sta assaggiando un nuovo tipo di birra? Sta festeggiando con gli amici? Ha litigato con il barista? E qui intervengono le nostre capacità logiche.

Questo è uno dei tanti esempi usati per spiegare il sistema mirror durante le lezioni da Giacomo Rizzolatti, lo scienziato a capo del gruppo di Parma che i neuroni specchio li ha scoperti, nell’ormai lontano 1996. E che ieri sera (alle 18,30) è stato a Milano, al Palazzo Reale, per una conferenza pubblica dal titolo So quello che fai: meccanismi della mente alla base della comprensione degli altri, organizzato in seno al 9º FENS Forum (5-9 luglio), uno delle più importanti congressi mondiali sulle neuroscienze.

Certamente con il sistema mirror non si spiega tutto”, precisa a Wired.it Rizzolatti: “Infatti, interviene il secondo meccanismo logico-inferenziale. Faccio un altro esempio: se osserviamo qualcuno che si tocca ripetutamente un lobo dell’orecchio, per prima cosa riconosciamo che noi e lui siamo esseri simili e quale gesto stia compiendo; poi applichiamo il ragionamento, grazie al quale capiamo che il comportamento è un po’ bizzarro”.

Secondo i neuroscienziati, il sistema mirror ci permette una rapida visione di ciò che ci accade intorno, di provare le emozioni altrui, immedesimandoci ed entrando in empatia, e di imparare per imitazione. Una serie di aspetti affascinanti che hanno fatto della scoperta dei neuroni specchio una delle più intriganti di questo campo della ricerca, e delle più popolari anche tra i non addetti ai lavori.

Per Vilayanur Ramachandran, direttore del Center for Brain and Cognition dell’Università della California di San Diego, noto per le ricerche sugli arti fantasma delle persone che hanno subito amputazioni, i neuroni specchio potrebbero persino essere i mattoni su cui si basa la cultura degli esseri umani: la diffusione delle conoscenze avverrebbe infatti proprio per imitazione.

Alcuni ricercatori ritengono che simili affermazioni siano speculazioni, e si stanno sollevando dubbi sul fatto che un meccanismo in fin dei conti non troppo complicato come il mirror possa rendere conto di fenomeni molto complessi. Intanto gli studi vanno avanti. In un esperimento su come si apprende a suonare la chitarra, è stato visto che il sistema mirror si attiva sia durante l’osservazione dell’accordo eseguito dall’insegnate, sia quando quello stesso accordo viene rifatto dall’allievo. Se però l’allievo modifica le note, inventando di fatto un nuovo accordo, il sistema mirror si spegne, va a zero”, racconta Rizzolatti.

Per lo scienziato, l’apprendimento per imitazione sarebbe tra le cose che distinguono gli esseri umani dagli altri primati non umani. “Mentre nei bambini l’apprendimento per imitazione è velocissimo, le scimmie mostrano grandissime difficoltà”, spiega ancora Rizzolatti: “È stato osservato qualche caso isolato di apprendimento per imitazione, ma il più delle volte la loro è emulazione. Cioè, capiscono dove si vuole arrivare – per esempio ad aprire un barattolo – ma non hanno la pazienza di ripetere le istruzioni, e alla fine lo rompono. Raramente, inoltre, nelle scimmie troviamo neuroni specchio che rispondono a movimenti complicati, che non siano semplicemente muovere o rompere”.

Chissà se negli esseri umani il sistema mirror si attiva anche quando il contatto con gli altri avviene via web? “È una questione interessante”, dice Rizzolatti, “ma, non essendomene mai occupato, non posso rispondere come neuroscienziato. Insomma, ne parlerei come potrebbe fare chiunque altro, e la risposta non sarebbe altrettanto interessante, no?”.

2/ Rizzolatti: "Ecco perché i sentimenti sono contagiosi". Neuroni appassionati: c'è un legame intimo, naturale, profondo che lega insieme tutti gli esseri umani, di Leonetta Bentivoglio

Riprendiamo da La Repubblica edizione di Parma del 27/8/2012 un’intervista di Leonetta Bentivoglio a Giacomo Rizzolatti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (24/6/2015)

Li chiamano "neuroni specchio", e rappresentano una scoperta ricca di conseguenze psicologiche, filosofiche e sociali. Sono neuroni funzionanti da motori della partecipazione, nel guardare i movimenti e le reazioni emotive di un altro individuo, dei medesimi centri cerebrali che si attiverebbero se noi stessi ne fossimo i protagonisti. Tale immediata empatia, esplicitamente "corporea", è estendibile al campo minato dell'amore?

Giriamo la domanda a Giacomo Rizzolatti, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Parma. Bello fantasticare, prima d'incontrarlo, su quello che potrebbe essere l'aspetto di uno scienziato geniale (di Rizzolatti s'è parlato spesso, negli ultimi anni, come possibile premio Nobel), e trovare un personaggio totalmente adeguato alle nostre aspettative. Capelli bianchi e mossi da troppe idee, occhi spiritosi e acuti, aria volatile di chi si aggira in qualche stratosfera inattingibile, Rizzolatti è il celebrato capofila della rivelazione dei "neuroni specchio", con tutto il loro gran bagaglio di ricaschi in ambito relazionale. Scoperti nei primi anni Novanta, testimoniano le ragioni fisiche del riconoscimento degli altri, delle loro azioni e persino delle loro intenzioni.

Professor Rizzolatti: prima di applicare i "neuroni specchio" al territorio dell'amore, può spiegarne in parole povere il significato?

"I neuroni specchio si trovano nelle aree motorie, e descrivono l'azione altrui nel cervello di chi guarda in termini motori. Fino a non molti anni fa, si riteneva che il sistema motorio producesse solo movimenti. Noi, partendo da un approccio etologico, senza convinzioni a priori sulla funzione delle aree motorie, abbiamo scoperto che molti neuroni del sistema motorio rispondono a stimoli visivi. Se vedo una persona che afferra una bottiglia colgo subito il suo gesto perché è già neurologicamente programmata in me la maniera in cui afferrarla. Si verifica una comprensione istantanea dell'altro, senza bisogno di mettere in gioco processi cognitivi superiori. In seguito abbiamo visto che la stessa cosa capita per le emozioni. Per esempio il disgusto. Somministrando a una persona uno stimolo olfattivo sgradevole, come l'odore delle uova marce, si attivano determinate parti del cervello. Una di queste è l'insula, un'area corticale che interviene negli stati emozionali. La sorpresa è stata che, se uno guarda qualcuno disgustato, si attiva in lui esattamente la stessa zona dell'insula. Questo permette di uscire da un concetto mentalistico e freddo, riportando tutto al corpo. Io ti capisco perché sei simile a me. C'è un legame intimo, naturale e profondo tra gli esseri umani. Ama il tuo prossimo come te stesso".

In teoria, se provo amore, finirò per passarlo all'oggetto del mio amore.

"È la speranza di ogni innamorato, e in parte succede: inseguo, faccio la corte e a volte sono ricambiato. Questo comunque non è il mio campo... Ma senza arrivare all'amore, pensi al sorriso. La reazione a una domanda posta da una persona in maniera gentile e sorridente è completamente diversa da quella ottenuta da chi fa la stessa domanda in modo brusco. Il sorriso passa all'altro, come il riso. Certi comici fanno ridere solo per la qualità della loro risata. Pensi inoltre allo sbadiglio. Si attacca non solo a chi lo guarda, ma anche a chi ascolta una storia in cui viene evocato. Se leggo a mio nipote la frase: il cane sbadigliò, anche il bambino sbadiglia. Basta pronunciare la parola in un contesto narrativo".

Amor che a nullo amato amar perdona quindi?

"Sì. I sentimenti sono contagiosi. Però sappiamo che l'amore è qualcosa di molto complesso, in cui intervengono fattori sociali e culturali... Altrimenti tutto sarebbe troppo automatico. Di sicuro la natura ha creato una società "comunista", non nella suddivisione dei beni, ma nella condivisione delle emozioni. Si tende a stare insieme. C'è la necessità di farlo, anche se certe società, come quella attuale, spingono verso l'individualismo e insegnano l'egoismo".

Esiste, sul versante neurologico, una distinzione tra innamoramento e amore? Attrazione passionale e sentimento profondo?

"L'attrazione sessuale è spiegata per lo più da meccanismi ormonali... Ma posso raccontarle che una scienziata svizzero-americana, Stéphanie Ortigue, ha messo a punto un test comportamentale per vedere se una ragazza è veramente innamorata. Tramite questo test ha esaminato l'effetto di determinate parole gradevoli. Poi, tra di esse, ha inserito il nome del fidanzato o del marito, mettiamo "Paolo". In alcuni casi il nome della persona presunta cara produceva lo stesso effetto delle parole gradevoli, e in altri casi nulla. L'interpretazione dei dati è ovvia".

Immaginate le conseguenze sociali della vostra scoperta? Su famiglia, scuola, aziende...?

"Una grande banca nazionale ha mandato poco tempo fa qui da noi a Parma due dottoresse, chiedendo aiuto sul modo in cui migliorare i rapporti negli uffici lavorando su base scientifica. Purtroppo spesso il capoufficio non pensa che, avendo un rapporto empatico con gli altri, li farà lavorare meglio. Viceversa crede di poter avere risultati migliori con il "terrore", ottenendo invece l'effetto opposto. Comunque, in generale, non ci siamo occupati molto delle applicazioni pratiche della scoperta dei neuroni specchio. Dovrebbero essere i sociologi a puntare su quest'aspetto per migliorare l'empatia. Abbiamo però compiuto esperimenti su quel che producono, a livello neuronale, le opere d'arte, prendendo delle statue greche e deformandole appena: neurologicamente non provocavano più lo stesso esito. L'arte attiva l'insula, la regione delle emozioni, e potrebbe quindi essere un mezzo per ingentilire il nostro comportamento".

L'amore, in quanto emozione, è contenuto nell'insula?

"No: sta più in basso. L'insula è un po' il punto di contatto tra il mondo cognitivo e quello emozionale più primitivo. Antonio Damasio sostiene che le emozioni di base sono già codificate nel tronco dell'encefalo, cioè in una struttura molto arcaica, che abbiamo in comune addirittura con i rettili. Il che significa che la parte emotiva viene prima delle altre, nello sviluppo di una specie di io: l'io primario non pensa, ma reagisce e si emoziona".

Parlando di neuroni specchio viene a mente Narciso, innamorato di se stesso...

"Il narcisismo va nel senso opposto dei neuroni specchio, essendo l'io, per il narcisista, l'oggetto del proprio amore, e non il prossimo. In termini clinici è una forma di nevrosi in cui il malato ha empatia zero verso gli altri. Il narcisista "clinico" non dovrebbe rispondere alle emozioni altrui. È una cosa che vorremmo verificare su individui affetti da forme di narcisismo ma con diagnosi psichiatrica precisa...".

C'è una differenza neurologica tra i vari tipi di amore? Per esempio tra quello materno e quello sessuale?

"È evidente che si tratta di due amori diversi. Tuttavia esiste un ormone, l'ossitocina, che gioca un ruolo importante in entrambi. Serve sia all'attaccamento alla prole sia al partner. Una delle teorie che spiegano il motivo per cui la nostra specie, a differenza di altre, è sessualmente sempre attiva, è questa: grazie alla secrezione di ormoni connessi all'atto sessuale, si crea un legame duraturo con il partner, necessario per accudire in due la prole. Il piccolo dell'uomo ha bisogno di cure per anni. Poi arriveranno il rapporto intellettuale, la condivisione di esperienze, l'abitudine... Ovviamente parlo di tutto ciò a livello elementare. Le sfumature sono infinite. Un altro dato interessante su cui soffermarsi sono le reazioni connesse direttamente a meccanismi ormonali. Il neurofisiologo inglese David Perrett ha fatto scegliere ad alcune donne facce maschili in vari momenti del ciclo mestruale, giungendo alla conclusione che, quando non è fertile, la donna preferisce l'uomo dall'aspetto macho e passionale, mentre nel momento della fertilità opta per il tipo raccomandabile, dalla fisionomia tranquilla e protettiva".

Si "specchiano" di più i neuroni femminili o i maschili?

"Decisamente i primi. Il veder soffrire un altro determina molto più dolore nella donna che nel maschio".

Nella prospettiva dei neuroni specchio, vivere insieme dovrebbe far diventare due individui sempre più simili tra loro.

"Non a caso il cane e il suo padrone camminano nello stesso modo... E nelle coppie, quando si creano affinità, si finisce per somigliarsi. Quelle affini sono probabilmente le più felici".

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